Lorenzo: Oh Anto
Antonio: Dimmi
Lorenzo: Adesso la vedo. Le ho scritto alla fine
Antonio: Hai fatto bene. Tanto se va male non ci parli come non faresti lo stesso
Lorenzo: Non sei d'aiuto
Antonio: Era solo un ragionamento. Ah e, porta un ombrello. Secondo me piove.Squilla il telefono di Lorenzo. È Gaia.
"Pronto?"
"Lory, dove sei?"
"Fuori scuola, dovevamo vederci qui no?"
"Ok, arrivo"Si incontrano dopo poco.
I look dei due ragazzi sono tremendamente differenti.
Lui con delle scarpe da ginnastica grigie, un pantalone in tuta nera ed una felpa con la zip dello stesso colore. Lei con una camicia in seta e la sua solita borsa, un tocco fine che la contraddistingue dai suoi coetanei. Due facce della stessa medaglia, della stessa sorte."Hey Lory, ciao. Tutto bene?"
"Si dai. Non mi lamento. A te?"
"Tutto ok. Dove vogliamo andare?"
"Non lo so...decide la donna?" È piuttosto impacciato.
"Ehm ok, c'è un bar qui fuori, ti va bene?"
"Certo che va bene, si" Lorenzo esita un po' e ricomincia a parlare per interrompere il silenzio assordante. "Allora Gaia, che ci fai qui?"
"Ci siamo trasferiti qui per il lavoro di mio padre qualche mese fa"
"Che lavoro fa?"
"Lavora in una fabbrica. Ora non ricordo il nome. Però da come ho capito lo hanno spostato qui, e quindi eccoci qua"
"Vabbè, ti trovi bene?"
"Bene è un parolone. Si sopravvive. Non mi piace, ma poteva andare peggio, credo"
Brillano gli occhi di Lorenzo. Forse ha trovato qualcuno che può capirlo. "Nemmeno io mi trovo
bene, mi fa schifo qui. La città sembra morta poi anche a scuola, la classe..."
"Sai, sono dell'idea che tutto faccia schifo. Proprio tutto. Infondo non è altro che un caos. La vita intendo. La vita è un caos perfetto. Non so se sono stata chiara, però vedila come un caos perfetto"
"Caos perfetto. Devo segnarmela questa?" Lorenzo ride. Non capisce.
"E poi pensavo ti trovassi bene a scuola qui. Sei sempre con Antonio"
"Lui è il mio unico amico. Sono comunque fortunato. L'unico posto libero il primo giorno di scuola mi ha fatto trovare un buon amico"
"Io mi sono trovata vicino a Christian invece"
"E lui com'è?"
La ragazza si ferma a riflettere "sembra un buon amico, ma non capisco cosa mi trasmette. Mi dà l'idea di essere confuso, di un ragazzo che non sa perché si trova qui.
Tu perché sei qui?"
Il rumore delle piccole pietre che vengono spostate dai loro passi diventa assordante. La domanda lo devasta. Cosa ci fa qui?
"Io...io non ne ho idea. Sono nato in Polonia e ho sempre vissuto lì, avevo i miei amici, le mie abitudini. Ho dovuto lasciare tutto alle spalle, da un momento all'altro. l'Italia non l'avevo nemmeno mai vista. Trovi dei lati positivi a questo schifo?"
Gaia evita la sua domanda. "Davvero non sei italiano? Eppure parli benissimo"
"Mia madre è italiana. Sono cresciuto parlando entrambe le lingue, ecco perché. Diciamo che mi sta aiutando come cosa, non so come farei altrimenti. Forse sarei ancora più solo"
"Allora c'è almeno un lato positivo nel tuo ritrovarti per caso qui, a Torretta-Scalzapecora, che dici?" dice sorridendo Gaia.
"Effettivamente, si. Grazie"
"Serve cercar un lato positivo. Altrimenti che si vive a fare?"Dopo essere stati al bar e aver preso un po' di confidenza, Lorenzo comincia a sentirsi sempre più a suo agio, allo stesso modo Gaia.
"Allora Gaia, tu dove abiti?"
"Qui vicino, hai presente la cartoleria?"
"Credo di aver capito, si"
"In quel palazzo giallino di fronte abito io"
"Ah ok, praticamente vicino scuola"
"Si, ci vado a piedi infatti. Tu prendi il pullman?"
"Uso molto spesso la bici, magari se vuoi..." comincia a bloccarsi.
"Se vuoi cosa?"
"No dicevo...se...se vuoi qualche volta"
"Si?"
"Vabbè nulla. Non ho detto nulla, facciamo così. Adesso ti accompagno dai, sta per piovere. Ho anche portato l'ombrello"Cala il silenzio. Quel silenzio non voluto. Il silenzio di chi non vorrebbe far altro che andarsene, ma allo stesso tempo rimarrebbe lì per ore.
"Ci vediamo lunedì a scuola allora"
"Va bene Lory, grazie per questo pomeriggio. Breve ma-"
"Intenso?"
"No. Carino" sorride ancora.Lorenzo guarda Gaia entrare nel portone del suo palazzo, prima di perderla di vista e incamminarsi verso casa.
Antonio: Oh allora? Com'è andata?
Lorenzo: Non lo so. Credo bene. Già che sono riuscito a parlarle
Antonio: Vabbè dai, non mi lamenterei. Pensavo che saresti andato peggio
Lorenzo: Peggio di così? Faccio così schifo?
Antonio: Si. Giochi?
Lorenzo: Vai chiama
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SIAMO PICCIONI
ParanormalSarà anche una piccola cittadina di provincia, ma i segreti qui non mancano di certo.