-{Teatro del matto}-

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<Elettrica Danza>

Aprii gli occhi e intorno a me si palesò ancora una volta il loggione, che sembrava rinchiudere la mia anima.
Un infinito loop sembravano quei giorni passati tra l'arida strada, che portava alla casa abbandonata; e quell'immenso teatro.
Non trovavo via di fuga da quei momenti.
Una forte luce accecante nacque d'un tratto dal soffitto, sfidando l'aria colma di buio che riempiva la stanza.
Non era limpida alla vista, ma piuttosto grezza e molesta per gli occhi miei eppure, tra tutte le persone lì presenti, sembrava fossi l'unico a lamentare quel fastidio.
Fissata sopra me, come un sole a mezzogiorno, smise di illuminare le sedute e puntò il suo guardare, violento; sul palco.
Un piano cominciò a suonare dolcemente note in fila, che una dopo l'altra formavano una cupa melodia.
Nonostante non riuscissi a mirare gli arti, protesi verso quel piano, dell'uomo che suonava, avvertivo dentro me la delicatezza con la quale i tasti venivano toccati.
Era come se non fossero le corde, dello strumento sul palco; ad essere colpite, ma le tese corde del mio animo.
La dolce melodia assomigliava molto a "Valse sentimentale 2"; non ne ero certo ma dentro me sentivo che era proprio lei.
Dal palco scomparve l'uomo, ed insieme ad egli anche il suo strumento, eppure la sonata continuò a persistere vibrando nell'aria, come il ronzio d'ali d'un ape.
Al suo posto nacquero, da impercettibile particelle nell'aria, un uomo ed una donna.
Il volto della donna candido e puro come neve fredda, baciava la mia vista amabilmente.
I suoi occhi, terrei e spenti, non trasmettevano nulla alla mia mente, ma il corpo gracile e denutrito iniettava, violentemente; tristezza dentro me.
Non possedeva alcuna veste a coprire il corpo suo.
Seni, ancor più nivei del resto di sé, consistenti abbandonati alla luce di quel mondo, ma neppure un sottile filo di timore lasciava a vedere; era impassibile.
L'uomo di fianco a lei, com'ella di vesti n'era privo, eppure carne in più sul suo ventre aveva a coprire le sue membra.
Possente ma smilzo nei modi, reprobo lo sguardo e ricurvo il suo stare in piedi.
Meschine sensazione contrastanti mi trasmettevano i suoi occhi pieni di fiamme ardenti.
D'un tratto, un improvviso valzer riempì la stanza con il suo suonare e le due figure iniziarono a danzare all'unisono, seguendo perfettamente i suoni di quella melodia.
Lui improvvisò un'elettrica danza ed ella, sconfortata, seguì i suoi passi fino all'ultimo momento.
Il tutto, su di essi, viveva in quell'istante.
Ogni cosa, sulla loro pelle, bruciava avvolta da un umido ballo di sudore e sgomento.
Salata acqua cominciò a sgorgare dagli occhi della donna, ed un'ardita espressione comparve sul volto di lui.
Né il presente, né il futuro, né nessun altro tempo era capace di interrompere la loro danza d'amore apparente.
Lui strinse a sé la donna, come se freddo, gelido; nel suo cuore stesse dominando il suo nudo corpo, ma neppure il tempo sarebbe mai stato in grado di strappargliela.
Ogni passo, ogni movimento, ogni goccia di sudore, tutto sembrava dominato da quell'uomo, possente e scaltro.
Essi, tra le luci ed il buio danzavano energicamente, ma, a parte quel sudore, nulla dava segni di stanchezza nei loro volti.
Lui manovrava lei, lei modellava sé in base al volere di lui; amore nei suoi gesti non trovavo, ma soltanto terrore che ad un pianto senza fine portò.
Stringeva la sua candida pelle fino a segni, come spazi sconfinati, lasciare su di essa mentre lei, di orrore e paura, colmava l'assenza di sentimento puro nei confronti dell'uomo.
La donna tentò di debellarsi a ciò emettendo sorde grida, che nel cuore d'ognuno rimbombavano.
Pianse sangue da profonde ferite, nella mente e sul corpo, presenti e oscuri lividi, come voglie; nacquero su essa per i colpi ricevuti.
Lei stese le sue dolci membra sul palco e lui, quasi di conseguenza, la seguì con il corpo fino ad avvolgerla con il suo calore.
Aprì le mani e le racchiuse intorno al collo di lei, come a raccogliere un fragile insetto dall'aria, e la baciò fino a ferirle anche il volto.
Nei suoi occhi, sangue gli riempiva i capillari, mentre nello sguardo della donna vuoto, soltanto, iniziò a comparire.
I loro corpi si toccavano, si baciavano, ma la carne di lei respingeva l'uomo, inutilmente; fino a consumare in quegli sforzi tutte le energie rimaste in essa.
Strani vomiti di sangue fuoriuscirono dalla donna fino a riversarsi, inevitabilmente, tra le labbra scarne di lui.
Iniziarono a mescolarsi i loro interni, più nascosti al mondo, ma ciò venne interrotto dal ventre di lei che, gonfiandosi, crepò la carne morta, librando nell'aria un giovane nascituro rinchiuso nella morte, che accompagnava il suo nascere indesiderato.
Era fredda la carne, ancor più bianca dell'inizio, della donna e com'essa anche quella del feto, raggomitolato tra intrecciati intestini e parti d'egli sparse al suolo
L'uomo scomparve dalla vista d'ognuno lasciando l'ignobile corpo di lei su quel palco di legno consumato, come le membra della donna e del suo figlio.
Spiragli di luce, soffusa, rendevano i miei pensieri confusi alla vista di quello spettacolo di violenza e passione.
Il suo corpo venne coperto da un impercettibile velo bianco, quasi trasparente; che rendeva quella figura così nobile alla vista.
Dalla sua faccia, ogni lacrima venne uccisa dal calore e anche la sua linfa cominciò, pian piano, ad imbrunire fino a divenire solida sulla pelle e sul palco.
Quella donna; il suo sangue; le sue lacrime ed il suo nuovo figlio; ogni cosa in quel momento era priva di vita e tendeva sempre più ad imputridire per l'aria che circondava la scena.
Nel petto sentii una sensazione a me familiare.
Una glaciale mano, ossuta, iniziò a stringere ogni cosa in me, il cuore mi si strinse e le fauci si fecero sempre più asciutte, fino a lasciarmi senza saliva e rendendomi difficile anche respirare.
Sentii termiti nel cranio divorarmi i pensieri, spargendo le loro parti sulle pareti della mia mente.
Non riuscii a comprendere cosa stesse succedendo, ma uno strano senso di consapevolezza mi si formò in testa.
Più andavo avanti, più avvertivo vicina la fine della mia realtà.
Il tempo smise di apparirmi chiaro, ma ad una velocità impercettibile sentivo scorrere la mia vita.
Compresi che anche io avrei raggiunto un traguardo non voluto, imposto a me dal fato, come il giovane nascituro di quella donna.
Compresi che anche io avrei raggiunto le persone che dinanzi ai miei occhi, in quei giorni, avevano perso la vita.
Capii che anche io sarei morto, da lì a breve.
Chiusi gli occhi ed il mare che aveva ospitato, con dolcezza, le mie membra già una volta mi avvolse amorevolmente.
Mi lasciai sprofondare, nuovamente, in quella infinita massa d'acqua che sembrava amare le mie parti.
O, forse, ero io ad amare lei.

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