5. Why you're so clumsy?

41 7 1
                                    

Lily

L'amore e l'odio non sono ciechi, bensì accecati dall'odio che covano dentro.
-Nietzsche

Scosto una gruccia.

Poi un'altra.

E un'altra ancora.

Lo stridio provocato dallo strusciare dell'uncino contro la barra di metallo è snervante, ma continuo, imperterrita.

Questo non mi piace. Di questo non c'è la mia taglia.

«Questo colore farebbe a pugni con il mio incarnato» borbotto storcendo il naso. Peccato, era l'unico modello che potesse starmi bene.

Non c'è nulla che mi piaccia, ma devo assolutamente portare qualcosa nel camerino e fare finta di provarlo, altrimenti Olive mi obbligherà a prenderne uno nel suo stile e, inutile a dirsi, non ci tengo proprio.

A lei si addice, non lo metto in dubbio, ma su di me calzano meglio vestiti più sobri. Non penso mi starebbero bene il fucsia e lo chiffon, peggio ancora le paillettes.

«Ti consiglio di cercare in quel reparto.» Una commessa con dei lunghi capelli neri mi squadra, mantenendosi ad una distanza ridicola per parlarmi. Mastica una gomma in modo eccessivamente rumoroso, e mentre fa finta di sistemare i vestiti appesi è intenta a giudicarmi con una luce di scherno negli occhi.

Giro la testa nella direzione da lei indicata.

La scritta affissa all'inizio del reparto cita "Taglie forti".

Silenzio.

Una quiete interiore si propaga nell'abisso della mia anima come un eco. Non riesco a sentire nemmeno i battiti del mio cuore, solo un ronzio fastidioso e assordante alle orecchie, che mi provoca giramenti di testa.

Sbatto le palpebre più volte alzando il mio sguardo allo specchio davanti a me.

Ho il viso pallido, come sempre, ma gli occhi sembrano riposati, nudi da cosmetici. I capelli sono scompigliati sulle spalle, e i ciuffi mi carezzano la fronte incorniciandomi il viso.

I miei occhi non riescono a scendere più in basso, come ci fosse una linea divisoria impressa sullo specchio che m'impedisce di vedere altro. L'ultima cosa che appare è il neo in prossimità della giugulare, e nulla più.

Deglutisco in modo difficoltoso, imponendomi di mandare giù il commento e risponderle in modo acido, ma l'unica sensazione che riesco a elaborare è quella delle cosce che sfregano e il gonfiore i prossimità dell'addome.

Non penso a niente quando afferro il primo vestito che mi capita a tiro e mi fiondo nei camerini.

Tutto questo non è da me. In genere non scappo via così. Affronto sempre i problemi o i bulli, ho imparato a farlo da piccola quando le altre bambine mi prendevano in giro a causa della mia altezza, e ho continuato al liceo quando non rientravo nei canoni estetici imposti dagli altri.

Canoni che, tra l'altro, erano pressoché impossibili.

Non ho mai avuto problemi di autostima, non eccessivamente almeno. Mi sono sempre considerata nella media. Una persona normale, con i suoi difetti, come chiunque altro.
Ma forse l'indifferenza con cui l'ha detto, guardandomi come se fossi orrenda, mi ha frastornata.

«Fanculo.» Borbotto chiudendo con uno scatto le tende e iniziando a spogliarmi.

Non mi ha mai vista prima, con che coraggio ha potuto dire una cosa simile?

Non è la taglia il problema, non c'è nulla di sbagliato nel vestire più abbondanti rispetto alle cosiddette taglie "standard", ma il tono giudicante con cui ha sillabato la frase, schifandomi con gli occhi. È l'atteggiamento il problema.

Cast Gold. Follow the rules.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora