capitolo 5

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Sento delle grida provenire dal piano di sotto, molto probabilmente mamma è tornata e ancora più probabilmente papà l'ha seguita fin sotto casa.
Ho imparato a conviverci. Urla in testa, urla in casa, in qualsiasi modo la metto ne sono assalita.
"Alexander non si tratta di me o di noi, si tratta di Eloise e Alina. Si tratta delle nostre figlie" risponde di getto mia madre Sallie a qualche provocazione di mio padre. Loro si urlano contro e io sono di nuovo l'Eloise di anni fa.
Ho solo sette anni e mamma e papà hanno iniziato a non andare più d'accordo. Non usciamo più insieme, qualsiasi vacanza in programma crea discussioni, ceniamo senza avere conversazioni, se non quando io o mia sorella Alina ci rivolgiamo a uno di loro o parliamo tra noi. Papà il fine settimana si dedica alla bicicletta ed è l'unico momento in cui non ci sono discussioni animate, anche se sono costretta a sentire mamma che brontola per casa per la sua assenza. Voglio che casa sia tranquilla e vivibile anche quando siamo tutti e quattro assieme, senza dover sacrificare nessun membro della famiglia, ma questo non sembra possibile.
In uno dei momenti di serenità mamma Sallie e papà Alexander hanno deciso di investire tempo e denaro sulla costruzione di una nuova casa. Vogliono andare ad abitare sulla terra che hanno acquistato da appena sposati, come se magicamente facesse tornare l'amore nell'aria. Ora sembra che si siano già pentiti. Sembra che costruire una nuova casa sia una condanna a cui non possono sfuggire. Ognuno ha le proprie idee e sono irremovibili, sono cane e gatto.
Ho solo dieci anni e la situazione non è cambiata, anzi, più tempo passano assieme più motivi hanno per discutere. lo e Alina proviamo a metterci in mezzo, a calmare le acque, ma nemmeno una bambina di dieci e una di dodici anni riescono a fargli pena, continuano ininterrottamente a scagliarsi l'uno sull'altro.

Come possono due persone dopo essersi amate per quasi venti anni ferirsi in questo modo?
Come possono ferire in questo modo le due bambine che hanno messo al mondo?
Ora sono quasi quindicenne e ho capito che non vale la pena sprecare fiato per interferire.
Mi avvicino alla scrivania, apro il cassetto senza far rumore, quello che c'è è già abbastanza.
Metto sottosopra il cassettino, tiro fuori penne, fogli, astucci, figurine...finché non trovo finalmente le mie cuffiette, si uso ancora quelle con il filo, le trovo più comode. Sposto un'ultima figurina rimasta per prenderle, quando mi cade occhio sull'album di famiglia.
Merda, tempismo perfetto per un altro mental breakdown. Lo sfilo dal cassetto assieme alle cuffiette, le collego al telefono e faccio partire Lil peep a tutto volume, che riposi in pace.
Appoggio poi l'album sulle mie ginocchia rannicchiate e inizio a sfogliarlo, nuovamente, come se non conoscessi ogni singolo dettaglio di ogni singola foto. Arrivo alla mia foto preferita: mamma, con una maglietta a maniche lunghe bianca, che abbraccia le spalle di papà, vestito con un gilet di jeans. Entrambi sorridono, entrambi si amano. Entrambi,ora, non fanno più
nessuna delle due cose. Come previsto, mentre la musica mi culla, una lacrima riga la mia guancia e non posso fare altro che accoglierla e farmi inondare il cuore.
Resto inerme, seduta sulla poltroncina accanto alla scrivania, con un vuoto al petto.
Non so nemmeno se sia un vuoto essendo pieno di pensieri, situazioni che mi vanno scomode, paranoie e ricordi. Sento qualcosa di strano, qualcosa che mi divora dentro, mi consuma lentamente senza avere un minimo di pietà, io non posso fare altro che subire. Non sp di cosa si tratta perciò non so come rispondere o come agire, mi sento impotente.
Lo paragonerei ad un parassita o ad una macchia indelebile, credo che sia destinata a portarmi dentro questa sofferenza a vita, forse Dio ha ritenuto che la meriti.
Chiudo l'album, per oggi basta così, non posso andare oltre.
Scendo dalla poltroncina grigia, indosso le pantofole che prima avevo sfilato e decido di scendere al piano di sotto, sperando che i miei si siano calmati e che io possa continuare ad ascoltare la musica in pace sul divano.
Mi arriva un messaggio su Instagram da Sophie, la mia migliore amica.
Mi ha appena inviato la locandina di una festa in discoteca.
non ci provare, non verrò

sophie_cordwell_
oh, sì che verrai. Questa sera alle 22 sono sotto casa tua.

Uff e  va bene, a dopo.

Inizio ad entrare in paranoia sapendo che qualsiasi vestitino metterò non mi starà affatto bene, mi evidenzierà la pancetta e le cosce. Prendo una decisione: niente cena questa sera per te Eloise.
Agitata, non perdo tempo, salgo di fretta e furia le scale, rischiando di rompermi una caviglia. Mi fiondo nell'armadio per scegliere l'outfit per la serata. Non posso sbagliare, è la festa di raduno delle scuole, sarà pieno di gente.

Ho optato per una gonna nera a balze che mi fascia perfettamente la vita e un top azzurro ricoperto di strass che lascia la schiena scoperta. Per questa sera posso ritenermi soddisfatta. Non ho cenato, ho la pancia sgonfia, quindi automaticamente mi piaccio abbastanza .

spazio autrice:
scusate l'attesa, che ne dite?
la storia sta prendendo vita, non vedo l'ora che arrivi il prossimo capitolo..tenetevi pronti.
alla prossima 🫶🏼💜🗝️

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