CAPITOLO NOVE

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Annette Coleman affrontò la punizione con stile, mutismo e mezza rassegnazione. Helen Fletcher non le era mai piaciuta. Era la classica bulla che si credeva chi sa chi per le amicizie importanti. I signori Coleman più di vietarle l'uso della TV e della messaggistica istantanea non fecero granché, in realtà. I genitori di Annette erano vecchio stampo sicché la rossa stava con la governante per la maggior parte del tempo o con Larissa o con Harold.

La madre di Annette, una donna alta di circa quarantacinque anni, le disse subito dopo il rientro a casa che si poteva scordare il ballo delle debuttanti, tra le mille altre cose. La rossa annuì, in cuor suo esultò perché parliamoci chiaro chi vuole fare veramente il ballo delle debuttanti? Beh, c'era cibo gratis e avrebbe provato l'ebrezza del ballare con un vestito bellissimo.

Le interessava veramente fin lì. Quel mondo patinato non le apparteneva del tutto. Certo, aveva tanti privilegi in primis dati dai soldi e il resto, di conseguenza, come ad esempio l'assicurazione sanitaria e un'ottima educazione scolastica.

Non che fosse un'ingrata.

Realizzò qualche tempo dopo che avrebbe voluto dei genitori più affettuosi e presenti. Una madre come quella di Harold o come la madre di Lola. Essere amati per lei era un privilegio non da poco.

Erano passate due settimane dal fattaccio e l'uscita di gruppo si avvicinava sempre di più. Aveva chiesto il permesso a suo padre, stranamente le fu concesso di andare al cinema a vedere Scrivimi Una Canzone.

La sera prima di San Valentino, Annette era stesa a letto a leggere un libro e Connie, la governante, le disse che Harold era al telefono. La rossa balzò giù dal letto e corse in salotto.

«Pronto?» il tono di Annette era felice. Harold la rassicurava, avevano l'un per l'altra un affetto paragonabile a quello fra fratello e sorella, ovviamente non esente dai battibecchi. Erano entrambi figli unici e si cercavano, non in senso romantico, più nel lato platonico.

«Ehi, Annie!» il tono del ragazzo era squillante. «Come stai? So che parliamo poco a scuola ma c'è sempre così poco tempo, a parte il pranzo. Ovviamente non siamo mai da soli e volevo appunto telefonarti.»

«Diciamo che vado avanti, in un modo o nell'altro. Mamma mi ha vietato il ballo delle debuttanti» Annette sghignazzò. «Sai che perdita! Domani andiamo al cinema, vero? Mio padre alla fine mi ha dato il permesso di venire, logicamente devo ritornare entro le 11 di sera.» concluse con tono sarcastico.

«Certamente! Ho preso già i biglietti per tutti noi. Volevamo andare da Burger King, sai Lola voleva provarlo per la prima volta. Dice che ha solo provato un Subway ad Augusta, come catena di fast food.»

Annette sorrise dolcemente: «Sai, Lola mi sta tanto simpatica. Non so perché mi fa tanto tenerezza. Lo so, lo so, non è bello da dire ma è ancora tanto dolce. Mi fa piacere portarla al Burger King. O al KFC. Anzi mi piacerebbe portarla ovunque.» confessò, arrossendo leggermente.

«Beh, è una persona molto affettuosa, non ti do torto» concluse Harold, il tono neutro. «Ci sentiamo per il cinema, per qualsiasi cosa sono qui, Annette, non dimenticarlo.»

«Certamente» rispose la rossa.

Sapeva che non l'avrebbe mai fatto, ma le frasi di circostanza erano le uniche cose a tenerla ancora in vita.

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A posteriori, Harold considerò l'uscita al cinema un riassunto della sua adolescenza. Un gruppo di ragazzini che si comportavano come tali, il tutto accompagnato dalle buffonate che avevano fatto in sala come il lanciarsi i popcorn addosso. Il film piacque a tutti ma un po' meno a Noah, non sorprendendo nessuno e che fece presagire la tragedia che si sarebbe consumata a breve.

𝙍𝙤𝙨𝙨𝙤 𝘿𝙞 𝙎𝙚𝙧𝙖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora