1 - In ostaggio

12 1 0
                                    

"Non staremo sfidando la sorte? Harry?" Ron si arrampicò su una piccola roccia, dove il suo migliore amico era seduto in contemplazione del vuoto.

Harry non si era arreso, aveva solo rimandato lo scontro finale.

Dopo la battaglia di quel due Maggio, quel maledetto due Maggio, dove i suoi amici erano stati decimati, Potter aveva giurato che non avrebbe buttato all'aria tutto quello che Silente aveva cercato di portare a termine. Voldemort non c'era più, ma avevano a che fare con un nemico diverso e molto più forte, che in poco tempo aveva preso il sopravvento su tutto il mondo magico. Non potevano definirsi al sicuro, il gufo gigante di Lestrange sorvolava i cieli captando ogni possibile intruso, e i pochi magazzini che erano riusciti a svuotare erano già stati scoperti. Avevano bisogno di più fortuna e più metodi di camuffamento, o sarebbero stati scoperti in pochi secondi.

"Harry..."

"Ci hanno portato via tutto... tutto Ron. Non resterò fermo a guardare il loro dominio distruggere il nostro mondo" se avesse potuto, avrebbe lanciato un incantesimo al cielo per confermare la sua rivolta contro il dittatore oscuro che aveva cacciato tutti gli studenti o quasi dalla scuola, che aveva imprigionato tanti suoi amici e tenuti come possibili schiavi per le sue conquiste sporche, che aveva portato via quelle poche persone che lui aveva potuto definire famiglia. Non voleva perdere tutto come un codardo, non voleva dire a Lestrange che aveva vinto e che tutti si sarebbero piegati al suo volere.

"Ma abbiamo a che fare con..."

"Con?" Harry lo guardò fisso, "Con chi Ron? Da quando ti tiri indietro? Non ricordi quello che hanno fatto? Non pensi a Hermione, a Ginny, a Luna... a Neville che vedrà i maghi che hanno torturato i suoi genitori comandare indisturbati?!"

"Ehi! So che sei deluso e arrabbiato per come sono andate le cose! Anche io lo sono, anche io voglio vendetta e voglio liberare questo mondo!" Ron si alzò, quasi a voler sovrastare i pensieri del suo amico con la sola presenza. Non lo biasimava per quello che voleva fare, lo capiva e lo avrebbe appoggiato. Ma una cosa aveva imparato da sette anni in cui i Mangiamorte avevano sempre minacciato di portare sventura: riflettere e non essere avventati, specie se l'avversario era il re della furbizia e del male, colui che alla fine aveva preso il posto di Voldemort e che ora stava finendo quello che il suo predecessore aveva iniziato. E Ron voleva aiutare sua madre, suo padre e i suoi fratelli; voleva dare il suo contributo per contrastare quell'ondata violenta di oscurità che stava invadendo il loro povero mondo. Voleva vendicare i caduti e liberare i prigionieri.

"A proposito... Luna dov'è? Non l'ho vista nel gruppo..."

"Non lo so, è rimasta indietro dopo l'ultimo tentativo... spero ci raggiunga".

Una notizia che non dovevano ricevere. Perdere un alleato in una situazione del genere era molto pericoloso quanto controproducente, e Harry non voleva perdere proprio l'unica persona che aveva creduto in lui fin da subito senza nemmeno conoscerlo. Era fuori discussione, era del tutto fuori dai suoi piani e avrebbe piuttosto interrotto il suo cammino pur di rimettere il gruppo insieme.

Una caratteristica che lui e il suo nemico avevano in comune: il loro istinto leader che volgeva sempre nel tenere il gruppo compatto e pronto per qualsiasi battaglia, anche a costo di dover rimandare la resa dei conti pur di aiutare chi era rimasto indietro. Lo svantaggio era solo che ad una perdita per uno, corrispondeva una vittoria per un altro, e un'ulteriore posizione che avrebbe permesso di salire su un gradino in più nelle probabilità della vittoria.

L'erede Lestrange - Oscurità e repressioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora