15. Stessi occhi, stesso sorriso

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Noah

La guardo allontanarsi con lo zaino in spalla e l'orgoglio che le arriva fino alla punta dei capelli.

Da quando è arrivata non ha fatto altro che infiltrarsi in tutto ciò che non la riguarda, a ficcanasare come se tutto le fosse dovuto, pretendendo delle risposte che probabilmente non le arriveranno mai.

La ragazzina è furba, ha qualcosa che la rende magnetica agli occhi di tutti, intrigante, interessante, ma allo stesso tempo io la trovo insopportabile, insistente e con la lingua troppo lunga. Ha subito colto il punto della questione, quella maledetta: se non avessi assistito al litigio con sua madre probabilmente non mi sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello di chiederle scusa.

Non abbiamo mai avuto una vera e propria conversazione intima, eppure mi sembra di conoscerla ormai fin troppo bene, soprattutto quei suoi difetti, che tenta in ogni modo di nascondere, ma che, purtroppo o per fortuna, risaltano sempre. 

E' complicata, difficile, stronza, ma spesso questa è la maschera che utilizza per nascondere gli occhi colmi di lacrime e il cuore pieno di graffi. 

Forse non la conosco affatto in realtà. Non ho idea di cosa le passi per la testa, di quali siano i suoi gusti, le sue canzoni preferite, i suoi hobby, eppure riconosco in lei un dolore che ho vissuto sulla mia pelle. 

Siamo più simili di quanto sembra, e forse è questo ciò che mi dà più fastidio. Il fatto che mi ricordi maledettamente me, questa è la sua condanna. 

Salgo in macchina, cercando di allontanare dalla mia mente ogni pensiero che riguardi lei, ma sembra non funzionare. 

Quei suoi maledetti occhi nocciola si imprimono nella mia immaginazione, mi guardano, mi giudicano, mi spogliano, ed io vorrei cavarglieli. Vorrei toglierle quell'espressione fredda dalla faccia, e vorrei farle ingoiare quelle sue maledettissime parole cariche di orgoglio. 

Vorrei prenderla dalla gola e urlarle che dovrebbe tornare da dove è venuta, ma allo stesso tempo vorrei che rimanesse qui dov'è, perché una persona coraggiosa come lei non l'ho mai conosciuta, e perché gli occhi di mia madre tornerebbero tristi a sapere che se n'è andata.

Sto cercando di trovare il modo per chiederle scusa, per risanare i miei sensi di colpa, ed una volta certo che mi avrà perdonato, la lascerò in pace e smetterò di parlarle. 

In realtà non so nemmeno perché mi importi così tanto. 

Parcheggio l'auto nel vialetto di casa, e con una strana rabbia intrisa nelle viscere, entro in casa. 

Vorrei dare la colpa a qualcuno per il vortice di pensieri che mi frulla per la testa, ma la verità è che nemmeno io ne conosco l'origine. 

''Tesoro, come mai sei tornato così presto?'' mia madre si affaccia dalla cucina, con uno strofinaccio in mano ed un cipiglio preoccupato sulla fronte. 

''Mancavano alcuni professori'' taglio corto. 

Parlare di Evelyn è l'ultima cosa che voglio in questo momento.

''Va bene'' sorride in modo radioso.

Ho sempre amato mia madre in ogni sua sfaccettatura, è sempre stata l'unica in grado di colorare il mio mondo, che piano piano non faceva altro che diventare lugubre. 

Quando litigavo con Maya, lei era l'unica a riuscire a calmarmi durante gli attacchi di rabbia, e a farmi respirare durante quelli di panico. E' sempre stata qui, per me, per Dafne, per Maya, per tutti noi. C'è sempre stata in ogni momento della nostra vita, e nonostante il suo lavoro la costringa ad allontanarsi da noi per determinati periodi dell'anno, non ci ha mai fatto mancare l'amore di cui abbiamo avuto bisogno, non ci ha mai trascurati, ci ha sempre portati su un piedistallo, insieme a mio padre. 

Aflame - L'onda Più Fragile Del MareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora