3- Starry Night.

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«Questa è la MIA canzone

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«Questa è la MIA canzone.»

Allison pov's

La mattina mi svegliai con un nodo alla gola. Il cielo fuori era grigio, e il silenzio della casa mi avvolgeva come una coperta pesante.

Mi alzai lentamente, cercando di scacciare quel peso invisibile che mi opprimeva il petto, ma ogni respiro sembrava trascinarmi ancora più a fondo.

Mi trascinai verso la cucina, sperando che una tazza di caffè potesse sciogliere quel groviglio di sensazioni. Ma ogni sorso era amaro e insipido, come i pensieri che non riuscivo a scacciare.

Guardai fuori dalla finestra: le strade deserte, gli alberi piegati dal vento, sembravano riflettere il caos dentro di me.

Cercavo una distrazione, qualcosa che mi ricordasse che c'era ancora luce, ma anche i piccoli gesti quotidiani sembravano inutili.

Mi sedetti al tavolo, fissando il vuoto, mentre la mente vagava senza una direzione precisa. Un ricordo lontano emerse, come una vecchia fotografia sbiadita: una risata, un pomeriggio d'estate, il calore di una presenza ormai perduta.

Mi chiesi quando le cose avevano iniziato a cambiare, quando avevo smesso di sentirmi in pace. Cercai di scacciare l'immagine, ma era troppo tardi; il nodo alla gola si fece ancora più stretto.

Decisi di uscire, quasi senza rendermene conto, come se i miei piedi si muovessero da soli. Avevo bisogno di aria, di qualcosa di reale che mi facesse sentire vivo.

Il freddo pungente mi accolse appena varcai la soglia, e ogni passo sui ciottoli bagnati era accompagnato dal suono sordo della pioggia che iniziava a cadere.

Camminavo senza una meta precisa, cercando di sfuggire a me stesso, ma ovunque andassi mi ritrovavo sempre lì, prigioniero dei miei pensieri.

Ogni passo sembrava trascinarmi più lontano dai miei pensieri, ma bastò un attimo per riportarmi indietro a quella sera.

Mi fermai di colpo, il cuore accelerò come se volesse sfondarmi il petto. Anton e Aaron, inginocchiati davanti alla porta di casa mia, con i volti sconvolti e le mani tremanti.

Non riuscivo a capire cosa fosse successo, ma il terrore nei loro occhi era stato sufficiente a gelarmi il sangue.

Una parte di me aveva cercato di dimenticare, di convincersi che fosse stato solo un brutto sogno, ma il nodo alla gola mi ricordava che non era così.

Non riuscivo a scrollarmi di dosso quella scena. Le loro parole confuse, spezzate dal respiro affannato, riecheggiavano nella mia mente.

Non avevano voluto spiegare tutto, ma i loro occhi dicevano più di quanto avrei voluto sapere. Qualcosa di terribile era accaduto, qualcosa che mi coinvolgeva più di quanto avessi immaginato.

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