Capitolo 2. Non potrebbe andare meglio di così

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Si dice che sia stato un meteorite a generare il primo cratere, circa 570 mila anni prima, e che quell'ammasso di roccia caduto dal cielo non sia altro che la manifestazione del nostro unico e vero dio, Heylos. Lui, Creatore di tutto l'universo e che dell'esistenza stessa ne fa parte. La sua Voce è stata a lungo ignorata finché, nella storia più recente, le civiltà più evolute sono riuscite a percepirne la presenza. Ma Heylos parla solo ad alcuni eletti, agli Uditori, come vengono chiamati dal resto della comunità di maghi e streghe. Sono coloro in grado di ascoltare e interpretare il suono della sua Voce, a riconoscerne le corde dell'esistenza e a formulare nuovi incantesimi.

Alla fine, dopo quasi un'ora di strada, giungiamo in una campagna apparentemente sperduta e dimenticata. Il viale di accesso non è asfaltato, ma pieno di buche, pietre e radici. C'è una fitta vegetazione intorno e nessun accenno di civiltà.

Papà guida a venti chilometri all'ora fino a un vecchio casolare. Sembra una villa abbandonata con tanto di tettoia spiovente e un secondo piano crollato, ma so che si tratta di un'illusione. Ci sono già altre macchine parcheggiate e, probabilmente, siamo gli ultimi ad arrivare.

Ci fermiamo all'interno di un piccolo spazio delimitato da secchi alberi d'ulivi e papà tira il freno a mano così bruscamente da farmi sussultare.

«Sta' tranquillo».

Non è facile mantenere la calma. Il posto mette i brividi e se non fosse per la luna piena, sopra la foschia, non si vedrebbe un accidente!

A differenza mia, papà sembra molto disinvolto, facendomi strada verso la porta chiusa del casolare. Osservo la sua mano ruotare la maniglia e il vecchio pezzo di legno cigolare e tremare ad ogni centimetro di apertura. Una luce si disegna al centro del mio volto e mi acceca con tutto il suo splendore.

Sono costretto a coprirmi con un braccio per abituarmi al passaggio dal buio alla luce, poi, lentamente, la vista si adegua allo sfarzo che ho davanti.

Senza accorgermene, faccio un passo avanti assieme a mio padre e l'uscio scompare alle nostre spalle. Adesso, i miei piedi calpestano un lungo tappeto rosso, reso più intenso dalle luci dei candelabri di cristallo che si riflettono negli specchi dai cornicioni dorati. Ci sono arazzi raffiguranti gli stemmi delle dodici nobili famiglie, drappi rossi lungo le colonne decorate da motivi floreali e statue di marmo dalla bellezza ellenica.

Due gendarmi fanno da guardia all'ingresso della porta invisibile che abbiamo appena varcato, mentre altri due ci attendono alla fine del corridoio.

«Muoviamoci», ordina papà.

Trattengo il fiato perché mi sembra che anche un solo respiro possa inquinare l'aria di questo posto. Mi sento fuori luogo, come se non facessi parte di questo mondo. Io, con queste scarpe nere e lucide, fatte di fango e terra, che calpesto questo tappeto così rosso e così finto. Possibile che sia tutto un'illusione? È reale?

Per la prima volta nella mia vita, mi chiedo cosa possa veramente fare la magia. Se sia davvero in grado di manipolare la materia o semplicemente di plagiare la mente.

Mio padre avanza con passo fiero e deciso, tenendo stretto sotto braccio il regalo da consegnare alla Regina. Ammiro la sua compostezza e la sua lucidità, vorrei averne un po' anch'io. In fondo so, che anche se papà non pensa le cose orribili che diceva nonno Antonello, lui è fiero di ciò che è, sebbene non lo mostri.

Una volta raggiunto la fine del corridoio, i due gendarmi ci aprono le ante del portone e decido all'ultimo di sistemarmi la camicia sotto le ascelle perché sto davvero cominciando a sudare: prima finisce questa storia prima potrò tornare a casa a farmi un'altra doccia.

Un'enorme sala rettangolare ancora più lussuosa e sfarzosa della precedente ci accoglie tra bellezze e sguardi curiosi. I maghi non si fanno mai problemi su certe cose, se possono mostrare quanto sono ricchi, lo fanno e basta. E questo è solo uno dei tanti immobili della famiglia reale, i Valentini, perciò chi meglio di loro per dimostrare la lungimiranza del loro lignaggio? Eppure, nonostante il casolare sia adibito a soli scopi pubblici, non posso fare a meno di apprezzare la presenza di sfarzo ad ogni angolo, dal soffitto affrescato con immagini oniriche, agli ornamenti di acanto scolpiti in alto rilievo su quasi tutte le pareti; i candelieri a forma di narciso con vere fiamme che sembrano danzare nell'aere. Pochi quadri, ma dalla grandezza spropositata.

1 - L'Erede della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora