Capitolo 9. Mi odiano tutti

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Quando torno a casa, mi sento soddisfatto. Ho la testa più leggera e la pancia piena di sushi. Non potrei sentirmi meglio. Tra l'altro, zero mal di pancia o sensazione di nausea, quindi forse Jenny aveva ragione. Le pillole per l'ADHD che prendevo sono troppo forti, ne dovrei parlare con mamma.

Tuttavia, una volta parcheggiato il mio nuovo motorino sotto l'androne all'ingresso del palazzo, rivedo il caos portare scompiglio in famiglia, e non solo.

In piedi, al centro del cortile, c'è Lorenzo che discute animatamente con un uomo che, dal tipo di conversazione e anche da come l'ha chiamato, presumo sia suo zio Tiziano.

«Mio padre non era un assassino!», sbotta Lorenzo.

Sua madre, Laura, è dietro di lui e cerca di calmarlo, ma Lorenzo è fuori di sé. È la prima volta che lo vedo in queste vesti. Solitamente sempre silenzioso, a tratti dall'aria misteriosa, adesso sembra aver tirato fuori il suo vero io. Gli occhi sono più scuri, e il bagliore della luna, che si spalma come formaggio sulla facciata interna di Casa Pitrelli, gli tinge i boccoli dorati di bianco e argento. Così alto e con la vena gonfia sul collo, ammetto, mi spaventa un po' e allo stesso tempo mi attrae in un modo che non so definire. Quasi fosse bello vederlo arrabbiato.

Che stupido.

«Non ho detto questo», replica suo zio Tiziano. «Ti ho solo riportato la sentenza dell'Alto Cancelliere».

Tiziano sembra davvero lo zio di Lorenzo. Non so quanto si assomigliava al fratello Roberto, il padre di Lorenzo, ma hanno tratti somatici in comune, a parte per i colori e i capelli. Quelli di Tiziano sono occhi molto più scuri e penetranti, che si fanno piccoli piccoli in un viso pallido e segnato dalle cicatrici. Presumo abbia una chioma lunga fino a metà schiena, ma questa sera l'ha imbrigliata in un tuppo sopra la nuca.

Senza accorgermene, mio padre e mia madre sono scesi dalla scala a chiocciola della cucina e quest'ultima si è avvicinata a me.

«Tutto bene?», mi chiede lei.

Annuisco, ma vorrei capire che sta succedendo qui.

«Me ne frego della sentenza dell'Alto Cancelliere! Questa non è giustizia», continua Lorenzo. «Fammi tornare a Roma! Io posso scoprire la verità...».

«Tu?», lo interrompe suo zio Tiziano. «E con quali prove?».

«Io sono un testimone! Ero lì quando è morto papà! Lui...».

«Ah, sì?», lo incalza Tiziano, ma noto che ha un tono sarcastico nella voce. «E lo hai visto in volto? Sai dirmi chi ha ucciso tuo padre?».

«Io...». Lorenzo fa fatica a respirare e i suoi pugni stretti si sciolgono lungo i fianchi. «No».

«Emanuele Urtis è stato accusato dell'omicidio di Valentino Valentini e domani mattina verrà giustiziato», annuncia Tiziano e tale notizia mi sconvolge. «Il Tribunale di Roma crede che anche tuo padre sia coinvolto. È stato lui a prelevare il Vello d'Oro maledetto dal deposito della Gendarmeria romana e a darlo a un terzo che poi l'ha venduto a Urtis».

Sto cercando di cogliere i collegamenti di quanto ascoltato, ma se ciò fosse vero, significherebbe che per davvero Roberto Mancini era un criminale e ora mio padre sta ospitando il figlio e la moglie in casa propria. Le malelingue potrebbero pensare che anche loro siano coinvolti e che i Pitrelli stiano dando asilo a una famiglia di criminali. È una posizione rischiosa, quella in cui si sta mettendo mio padre e sono sorpreso! Lui così attento agli interessi della comunità magica, a farci apparire rispettabili e degni del nostro nome... Perché adesso rischierebbe la reputazione per loro? Forse non è così retrogrado come nonno Antonello? D'altronde hanno sempre litigato per punti di vista differenti. Perciò sono io il vero problema. Il fatto che non mi parli più e che probabilmente mi considera una vergogna per la famiglia è per via della mia natura. Accettiamo tutto, ma un figlio maschio senza-voce no, assolutamente no.

1 - L'Erede della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora