Nyx

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Quando mi alzo sono le 8 e 3.
Dante dorme ancora ed ha un'espressione così beata che non ho a cuore di svegliarlo.

Vado a farmi una doccia e mi rimetto la felpa viola e i leggins neri che indossavo ieri sera e che sono sparpagliati sul pavimento insieme alla camicia e ai pantaloni di Dante.

Quando esco dalla stanza, con l'intento di andare a preparare la colazione, sbatto il ginocchio contro il comodino e cade una busta gialla aperta.
"Mannaggia".
Lancio un'occhiata a Dante, ma lui dorme come un ghiro.
Mi chino a raccogliere la busta e vedo una foto.

Lo scatto immortala il volto di un uomo con i capelli argentati lunghi raccolti in un codino e gli occhi color verde scuro che riconoscersi fra mille.
Sono gli occhi dell'assassino di mio padre.

Prendo la foto con mani tremanti e la giro.
Sul retro c'è una scritta.
Roland Ubrienn, assassino di Cherry Kent e del suo amante Tobias Vendetta.

Oh. Cazzo.
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ATTENZIONE: scena di violenza fisica e sessuale.

"Nyx, quanto ti manca?"
"Sto arrivando Apollo".
Appena ho visto la foto ho chiamato mio fratello.
Ci siamo riappacificati, più o meno, ed ora sto andando da lui e Tom.
Sono riusciti a riappropriarsi della catena, entro domani la catena Alpha Kent porterà il cognome Vendetta.

Supero una Fiat più lenta di una tartaruga sotto effetto di morfina.
Noto dallo specchietto retrovisore che un SUV nero dai vetri oscurati mi raggiunge, mi sta seguendo da quando sono partita da casa di Dante.

Accelero ma il SUV fa uno scatto dietro di me e mi tampona mandandomi fuori dalla carreggiata.
La strada è deserta, la Fiat è troppo lontana da noi.
Cazzo!.

Sbando e freno, il SUV indietreggia, ma la mia macchina si ribalta.
Mi ritrovo sotto sopra, la cintura di sicurezza si stacca dal sedile ed io picchio la nuca sul volante.
Che dolore atroce!.

Una mazza da basbell rompe il finestrini vicino a me e i vetri mi schizzano addosso, ho solo il tempo di coprirmi la faccia.
"Ma che minchia fai Bob?! Il capo ha detto che la vuole viva! Coglione!".
Sento urlare da fuori.
Poi mi annebia la vista, la testa mi gira mentre mi tirano fuori dall'auto e poi perdo i sensi.

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Quando riprendo i sensi ho la testa che ciondola di lato, la guancia destra appoggiata alla spalla.

Ho la gola secca, le palpebre pesanti e il sangue caldo che cola ancora dalla nuca e da un taglio sulla guancia sinistra.

Sbatto le palpebre e raddrizzo il collo, non è il momento di svenire.
"Finalmente ti sei svegliata dolcezza".

La voce crudele e baritonale proviene dall'uomo seduto davanti a me con le gambe accavallate.
Roland Ubrienn.
Ha un completo scuro, la cravatta nera allentata e la camicia verde scuro abbinata agli occhi e al nastro che chiude il codino.
Ha un sorrisetto volutamente malvagio, con uno scatto del polso fa roteare il bourbon nel tumbler.
"Assassino".
Dico.

Lui si alza e il mio cuore scatta nel petto, martellando contro la gabbia toracica.
Si avvicina con passo lento e poi si inginocchia davanti a me.
Mi accarezza la guancia destra con il palmo della mano.

Mi fa venire i conati questo lurido contatto, vorrei tirargli un pugno ma mi accorgo che ho i polsi e i piedi legati e una catena intorno al collo che mi lega alla sedia.
Non c'è modo di sfuggire a questa situazione.

"Sei cresciuta e sei diventata così bella".
Mi dice.
Si alza e mi gira intorno, come un lupo che accerchia un cervo, sento salirmi le lacrime agli occhi.

"Mi ricorda quel giorno, sai.
Il giorno in cui ho ordinato che tuo padre venisse ucciso.
Eri così piccola e impaurita". Commenta.
Si china sul mio collo, sento il suo fiato caldo sulla pelle, e un brivido di  repulsione mi scende lungo la schiena.

"Eri così bella anche da piccola".
Mi bacia sul collo e una lacrima mi riga la guancia sporca di sangue.
Finisce io giro e si rimette seduto davanti a me.
"Quindi oltre che assassino sei anche un pedofilo, pervertito".
Gli sputo contro.

Lui fa un sorriso.
Preferisco il sorriso della bambola assassina.

"No, io non ho mai toccato un minore.
Ma tu dolcezza mi fai impazzire".
Si rialza, cammina verso di me, si inginocchia e mi posa le mani sulle cosce lasciate scoperte dalla mini gonna.

"Perché l'hai fatto? Perché hai fatto uccidere mio padre?".
Gli chiedo per prendere tempo.
Non so cosa voglia fare, ma non lo voglio scoprire.

"Perché prima di appartenere a Tobias Vendetta quella catena era di mio padre. Era la grande catena Ubirenn".
Questa cazzo di catena!
Ma a quanti è appartenuta?!.

Stringe la presa sulle cosce fino a farmi male.
"Quando mio padre è morto di cancro Tobias si è impossessato della catena, non mi rimaneva altro da fare se non ucciderlo.
Una volta morto mi sarei ripreso quello che mi spetta di diritto, e forse mi sarei preso anche te dolcezza".
Mi passa un dito dal mento allo zigomo fino alla fronte.
"Tu cosa avresti fatto al mio posto? Tu lo uccideresti Dante Alpha Kent pur di riavere la catena, dolcezza?".

Mi trovo a riflettere sulla domanda.
Forse mesi fa avrei risposto forse, ma ora so di per certo che non potrei vivere senza Dante.
Perché io lo amo.

"No"
"Tu non sai cosa vuoi davvero, dolcezza".

Avvicina io suo viso al mio e io tiro la testa all'indietro e gli rito una testata.
Lui la schiva bene, è più veloce di quel che sembra.
Strattona la catena che ho intorno al collo e mi stringe la trachea.
Vedo puntini neri intorno agli occhi come aghi e annaspo in cerca di ossigeno.

Inizia a baciarmi il collo e con una mano mi obbliga a divaricare le gambe, la pelle nuda mi brucia sotto la corda che lega le caviglie.
"Fermati, lurido! Non ti voglio!".
Grido.
"Tranquilla dolcezza, ora non mi vuoi ma quando avrò finito ne vorrai ancora".
Un'altra lacrima mi solca il viso mentre lui strappa la gonnella scoprendomi i fianchi e poi mi abbassa gli slip.
"Ti prego basta!".

Heartless: Dinastia VendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora