CAPITOLO 6 - parte prima

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Fortunatamente ne era uscita indenne da quel combattimento. Le era servito per capire come muoversi con lei.

Era forte, agile. Era ovvio che avesse passato gran parte della sua vita ad allenarsi, come era ovvio che non sarebbe potuta restare una recluta. Valeva molto di più, ed era arrivato il momento di farsene una ragione.

Si tolse la pesante armatura al chiarore della piccola candela. Aveva caldo, in quel Regno la temperatura era bollente e l'aria pesante. La terra secca e bruciata sembrava infilarsi ogni piccolo nascondiglio del proprio corpo, i capelli biondi sembravano rossi da quanto erano sporchi. Bramava un bagno, ma sapeva che avrebbe dovuto attendere di oltrepassare il confine per il Regno di Terra. Lì Anathola li avrebbe accolti per farli riposare due giorni prima di riprendere il viaggio.

Durante la festa, quella mattina, aveva avuto modo di parlare con la Regina Anathola e il Re Marelo in modo da potersi accordare. Voleva che la sua squadra ricevesse un buon trattamento prima di trascorrere tutto quel tempo in tende, privi della possibilità di dormire bene, di lavarsi decentemente e di mangiare qualcosa che non fosse cibo essiccato ad alto contenuto calorico.

Avvertì un leggero movimento provocando dalla tenda e comprese subito che Ahjana si era intrufolata senza farsi notare. «Fammi vedere queste ferite». Le sue mani calde e delicate sostituirono quelle di lei. Dei brividi la percorsero lungo la spina dorsale, supportati da quella voce flebile come un sussurro proprio vicino al suo orecchio.

Le sarebbe piaciuto potersi avvicinare sempre di più a lei, sentire quel calore che tanto bramava e le sue labbra gonfie sulla pelle, ma si costrinse a resistere. Se qualcuno fosse entrato, avrebbe potuto denunciarle all'Imperatrice, e le cose non sarebbero andate per il meglio.

Si scostò di poco, sottraendosi a quel contatto che la faceva stare così bene. «Lascia stare, riesco a fare da sola. Non sono messa così male».

«Le tue ecchimosi dicono il contrario».

«Le mie ecchimosi non hanno una bocca con cui esprimersi».

«Tu e la Principessa siete uguali: due teste talmente dure che nemmeno rompendovele riuscite a ragionare».

Quel paragone la ferì, ma si morse la lingua per trattenersi dal rispondere male. Avrebbe solo confermato quello che Ahjana le aveva appena detto.

Le mani di Ahjana si muovevano esperte, pulivano le piccole ferite e spalmavano unguenti vari. «Passami quella garza».

«Lascia stare, mi rallenterebbero e basta».

«Se non ti curi, si infetteranno. E lì sarà peggio». Il tono severo costrinse Gyra a voltarsi per guardarla in faccia. Gli occhi della fae erano pieni di preoccupazione. «Sai come possono peggiorare velocemente le ferite in questo Regno e come attirino ancor di più le Chimere. Lascia che me ne occupi».

Rimase a fissarla per pochi secondi. Era così bella con quello sguardo, la faceva sentire viva e parte di qualcosa che andava ben oltre al cameratismo. Si morse il labbro prima di umettarlo, e, con un piccolo cenno della testa le diede il permesso di procedere.

Gli unguenti bruciavano fin quasi nelle ossa. Era vero che in quel Regno era molto più semplice contrarre delle infezioni che avrebbero potuto ucciderla. Si morse la lingua per non lasciare che nessun suono uscisse dalle sue labbra. Non si sarebbe mai perdonata una simile figura davanti alle sue compagne e ai suoi compagni.

«A breve il dolore dovrebbe passare». La dolce voce di Ahjana ruppe quel momento e, appena terminò di parlare, il dolore sparì improvvisamente.

Lasciò andare un piccolo sospiro di sollievo, poi si sciolse la lunga treccia e avvertì immediatamente il suo cuoio capelluto rilassarsi sotto quella meravigliosa mancanza di trazione. Le dita di Ahjana si sostituirono alle sue, pettinando quella chioma ormai resa ingestibile e secca. Le sarebbe piaciuto farsi un bel bagno, ma era un lusso che non si sarebbe potuta permettere.

Ahjana le spostò i capelli prima di sfiorarle la pelle della schiena. «Sei molto tesa».

«Ultimamente non ho avuto molto modo di rilassarmi».

«Credo sia arrivato il momento di ovviare a questo problema». Quella presa, che prima era solo un tocco leggero e delicato, si fece più salda e decisa. I movimenti delle dita erano forti, spingevano in su e rilasciavano la pressione quando dovevano tornare alla posizione iniziale. Più Ahjana le massaggiava le spalle, più Gyra si trovava a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi contro di lei.

Le mani della fae si spostarono quando Gyra si appoggiò con la schiena contro il suo petto. Una andò a posarsi sul suo ventre nudo, mentre l'altra percorse la spalla destra fino a raggiungere il collo. Con un movimento lento, Ahjana le fece alzare il volto mentre lei stessa si abbassava verso la sua bocca.

Si baciarono piano, si lasciarono trasportare da quel momento. Gyra non pensò alle conseguenze, le chiuse fuori dalla sua mente mentre si girava tra le braccia della sua amata e approfondiva quel bacio.

Quanto lo aveva desiderato, tanto da avvertire le labbra della fae ogni volta che lo immaginava. Quanto lo aveva sognato, tanto da mandare a quel paese tutto quello che sarebbe capitato da quel momento in poi.

Prese il viso di Ahjana tra le mani, tirandoglielo indietro quel tanto da riuscire a rendere il bacio molto più esigente ed esplorativo. Ogni cellula del suo corpo formicolava di desiderio e aspettativa, mentre le mani della fae si spostavano sui bottoni dei pantaloni che stava ancora indossando.

«Capitano».

La magia svanì. Gyra si stacco da Ahjana con un balzo, portandosi dall'altro lato della sua tenda e indossò al volo la maglietta che aveva tolto. Le bende le rendevano difficili alcuni movimenti, ma riuscì a riprendersi in un lampo. «Entra, Sirell».

Il fae non se lo fece ripetere due volte, scostò la tenda ed entrò senza troppe cerimonie. Teneva in mano una missiva, e Gyra sapeva perfettamente che proveniva dalle Lande di Mezzo. Gliela porse, tenendo lo sguardo fermo in quello di lei. «Grazie, puoi andare».

Il fae fece un piccolo inchino e uscì dalla tenda.

«Sembra non si sia accorto di nulla». La voce sollevata di Ahjana fendette il silenzio che era calato tra loro dal momento dell'interruzione.

«Ti prego, lasciami sola prima che le cose possano peggiorare». Gyra non voleva che se ne andasse. Voleva solo riprendere da dove erano stare interrotte. Voleva poter passare la sua lingua sul suo corpo, voleva assaporare la sua pelle bronzea. Le sarebbe tanto piaciuto poterla mordicchiare e sentirla sussultare sotto di lei.

Lesse nello sguardo di Ahjana la tristezza, ma la fae uscì dalla tenda senza dire altro.

Aveva bisogno di raccogliere le sue idee e il suo autocontrollo.

Guardò la missiva che ancora teneva in mano, stritolata tanto da averla stropicciata quasi completamente.

Prese i lembi più corti e la aprì, in modo da poterla leggere e rimase senza parole quando vide quelle piccole lettere scritte a mano, di fretta, in modo che il messaggio potesse raggiungerla il prima possibile: Abbiamo catturato tre Esiliati.

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