CAPITOLO 5 - parte seconda

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 La Principessa fece una smorfia falsamente divertita. Copiò le mosse della comandante e sguainò la propria spada. L'acciaio elfico prudeva al contatto con la sua pelle, come se ancora non la riconoscesse come la sua proprietaria, ma ignorò quella sensazione.

Ricacciò indietro il ricordo di quando suo padre le aveva donato quella spada, i sentimenti contrastanti che erano legati ad essa, e si allontanò dalla sua tenda. L'ultima cosa che voleva era distruggere il suo giaciglio.

La notte stava lentamente abbassando il suo manto stellato su tutti loro, mentre il piccolo manipolo di soldati si sparpagliava attorno alle due femmine che si guardavano in cagnesco e giravano attorno studiando chi delle due avrebbe fatto la prima mossa.

Gyra fece roteare l'arma nella mano, Ightar rimase ferma e scattante. Se la Comandante sperava di distrarla con questa misera tecnica, non ci sarebbe riuscita. Era brava a prevedere le mosse degli altri, come era brava a contrastare e atterrare chi la attaccava.

Eppure, in quel momento, un luccichio sulla destra riuscì a distrarla proprio mentre Gyra si fiondava su di lei. Riuscì a schivarla per un soffio, gettandosi a destra. Si mise in ginocchio pochi secondi prima di vederla attaccare di nuovo, la spada tesa e il corpo rigido.

La lama non era diretta proprio a lei, ma questo dettaglio non cambiò molto lo stato delle cose. Tutti acclamavano Gyra, nessuno tifava per lei.

La lama della Comandante le sfiorò la guancia e altre gocce del suo preziosissimo sangue caddero sul suolo. Si asciugò il rivolo scarlatto che sembrava risplendere di una luce luminescente. In quella Terra ogni sua cellula vibrava di appartenenza. «Spera solo che non mi resti la cicatrice», ringhiò rivolta alla Comandante.

«Perché? Ti vendichi tagliandomi i capelli mentre dormo?», la prese in giro l'altra.

Attorno a loro tutti scoppiarono a ridere. Infuriata, Ightar fece un balzo e raggiunse Gyra, atterrandola. Sopra di lei, puntò la spada contro al gola della Comandante. «L'unica cosa che posso fare con i tuoi capelli è gettarli nel Fuoco Eterno e maledirti per sempre», la minacciò. Guardò come gli occhi della femmina si spalancarono di terrore, consapevole di quanto quella minaccia fosse tangibile nella sua voce.

«Non oseresti!». Con l'ausilio delle gambe, Gyra la spinse via.

Ightar atterrò sulla schiena, sbattendola al suolo. Il colpo le fece uscire tutta l'aria dai polmoni di botta, impedendole di respirare per pochissimi secondi. Si puntellò con le mani per cercare di alzarsi e guardare dove fosse finita la Comandante. Dietro di lei, la femmina le mise un piede sul petto e la costrinse a tornare sdraiata a terra. Si guardarono per pochi secondi prima che Ightar afferrasse la caviglia dell'altra, gettandola alla sua sinistra con tutta la forza che possedeva. «Certo che oserei. E lo farei con estremo piacere», rispose. Prese due pugnali che aveva nascosto dietro la schiena e li affondò pochi millimetri sopra le spalle di Gyra. La Comandante era bloccata a terra, senza possibilità di muoversi. «Non mi sfidare, biondina».

Avrebbe voluto lanciarle addosso la spada, ma quello era l'unico ricordo che aveva dei suoi genitori. Riusciva ancora a vedere sua madre che si allenava con quel pezzo di ferro intarsiato e abbellito da alcune gemme, come riusciva a scorgere l'immagine di suo padre che le porgeva quel cimelio. Entrambi i ricordi portavano con loro emozioni che Ightar non voleva sondare, quindi rinfoderò la spada e si avviò verso la sua tenda.

Una volta dentro si tolse di dosso tutti i pezzi dell'armatura che non sarebbero stati confortevoli durante il suo sonno ristoratore e accese una piccola fiammella che le permise di vedere dove aveva le piccole ferite che le stavano dando fastidio.

Mentre stava per togliersi la maglia, una Creatura dalla pelle scura entrò senza chiedere alcun permesso. Riconobbe subito la Comandante in seconda che portava con se alcuni medicinali. «Avrei preferito evitare di utilizzare queste cose per un'azzuffata come questa, ma tu e Gyra siete due teste calde».

«Conservale per lei, io sto bene così». Le diede la schiena, cominciando a pulire le ferite presenti sul suo braccio con un po' di acqua ricavata da una gemma.

«La tua schiena dice tutto il contrario, come il taglio sulla guancia». Non attese che Ightar rispondesse prima di metterle i medicinali sulla pelle. Bruciarono in una maniera completamente diversa dal fuoco. Penetrarono fin quasi nelle ossa, ma lei si morse il labbro. «Quando non si è abituati a questo tipo di cure invasive è normale reagire. Tra pochi mesi ci avrai fatto il callo».

Rimasero in silenzio per tutto il tempo che Ahjana utilizzò per pulire le sue ferite. «Entrambe avevate qualcosa da sfogare. Per Gyra, la giornata di oggi è stata solamente una fonte di stress come credo lo sia stata anche per te». Si alzò e si avvicinò all'entrata della tenda. «Riposati, perché il viaggio di domani sarà tutt'altro che facile. Se saremo fortunati, riusciremo a svalicare a sud verso il confine con il Regno della Terra e lì dovremo sperare che Anathola ci accolga nel suo palazzo».

La guardò andarsene senza dire una parola.

Per quanto poco conoscesse Anathola, era improbabile che la Regina li accogliesse tanto facilmente. Era molto più facile che avrebbe chiesto a loro di pagare pegno per il tempo di soggiorno che avrebbero trascorso in quel luogo, quindi decise di creare delle gemme di fiamma apposta per lei. Se non le avesse accettate, le sarebbero potute comunque servire durante il viaggio. Erano ottime da utilizzare per attaccare.

Si sdraiò, avvertendo unsollievo sulla pelle che non aveva mai sentito. Le medicine stavano facendoeffetto, e lei era grata a quella Creatura Magica che aveva deciso di occuparsidei lei.

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