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Mi sveglio alle tre del pomeriggio e mi rendo conto di avere solo un'ora di tempo per darmi una sistemata e rendermi presentabile.

Più che un riposino pomeridiano sembra abbia fatto una guerra nel sonno, i miei capelli sono una massa di nodi e i miei occhi gonfi e stanchi, cosi opto per la terza doccia della giornata.

Lascio che l'acqua calda mi cade addosso rilassando tutti i muscoli delle spalle e della schiena. Questo calore mi coccola, cerco in tutti i modi di tenere a bada i miei pensieri ma non è semplice, la realtà è che mi sento sola, in una casa troppo grande per me.

Esco dalla doccia e mi asciugo i capelli, cercando di domarli il più possibile, quando ero piccola invidiavo quelle ragazze che non avevano bisogno di tanti trattamenti ai loro capelli perché gli scendevano dritti e ordinati senza tanti problemi, i miei capelli invece sono mossi e devo dargli più attenzioni di quelle che vorrei.

Per non parlare del colore, non sono bionda, non sono rossa, mia mamma dice che i miei capelli sono del colore del sole al tramonto, io ho sempre pensato che fosse il suo modo per farmeli apprezzare, cosa che non ho mai fatto.

Avrei voluto tingerli, ma ho sempre avuto paura del cambiamento e dell'opinione degli altri, e se poi non fossi riuscita più a guardarmi allo specchio? E se fosse stato peggio di prima?

Passo una mano sullo specchio per togliere la condensa che si è creata a causa del troppo calore e che distorce la mia immagine e vedo gli stessi capelli di sempre e lo stesso viso pieno di lentiggini, gli stessi occhi verdi troppo grandi che mi fissano, scuoto la testa e esco dal bagno.

Dopo aver sistemato i capelli, infilo un paio di jeans, un maglioncino color panna con lo scollo a barca e scelgo i miei stivali marroni: la mia parola è comodità.

Prendo il giacchetto marrone di pelle e le chiavi di casa e esco.

Ci siamo date appuntamento in Oxford Circus cosi prendo la metro a Kensington e arrivo velocemente alla fermata Oxford, troppo velocemente, visto che come mio solito sono in anticipo.

Dati i miei venti minuti di anticipo decido di passeggiare un po' per guardare le vetrine, ho bisogno di fare un po' di shopping dato che ho portato con me da Roma solo una parte dei miei vestiti, non volevo viaggiare troppo pesante ma mi rendo conto che ho bisogno di più cose.

Mi riprometto di tornare a comprare qualcosa e torno davanti alla fermata metro appoggiandomi alla ringhiera delle scale che portano giù, aspettando Becky.

Dopo qualche minuto vedo una ragazza minuta sbracciarsi nella mia direzione – Gin!! – ha un sorriso radioso, esattamente come la ricordavo, ma tutto il resto è completamente diverso, lei è diversa.

- Becky! – sorrido anch'io e mi ritrovo stretta in un affettuoso abbraccio che ricambio – Ti trovo benissimo! – le dico sinceramente, perché sta davvero molto bene.

I suoi lunghi capelli neri hanno ceduto il posto ad un sofisticato caschetto lucido e liscio che le sta davvero benissimo, un paio di jeans attillatissimi evidenziano le sue lunghe gambe e il suo fisico asciutto e i suoi occhi scuri sembrano brillare.

- Che coraggio che hai! Porca miseria quanto sei cambiata, non pensavo fosse possibile diventare più belle di come già eri! – sorrido imbarazzata e arrossisco visibilmente, non ho mai avuto un bel rapporto con i complimenti.

- Non arrossire cara, sai che è vero! Basta chiacchierare qui in mezzo alla strada comunque, vieni andiamo a prenderci un caffe in un posticino qui dietro!- mi prende sotto braccio e iniziamo a camminare per Oxford Street, è una sensazione piacevole, avere un viso familiare accanto.

Giriamo per Carnaby Street e intravedo una caffetteria Starbucks, subito mi torna in mente l'idiota che mi ha inzuppato proprio questa mattina, quei due meravigliosi occhi blu e della mia voglia non soddisfatta.

- Ti dispiace se andiamo li?- indico lo Starbucks proprio dall'altro lato della strada.

Lei sorride e mi tira con sé per attraversare – Si vede proprio che sei qui solo da un giorno, ti stancherai presto di bere Frappuccini, io ho fatto la stessa cosa appena sono arrivata! – ridiamo insieme ma penso che molto probabilmente non me ne stancherò mai.

Dopo aver finalmente preso tra le mani il mio ambito Caramel Macchiato e lei il suo thè, ci sediamo a un tavolino esterno, l'aria è fresca in ottobre ma non fa ancora molto freddo.

Prendo una bella sorsata e me ne pento subito, ustiona! Non è proprio giornata per le bevande calde! Impreco fra i denti e Becky ride di gusto – Gin non sei proprio cambiata, sempre la solita sbadata! – rido anch'io e mi sento bene per la prima volta dopo settimane.

- Allora – mi dice – raccontami tutto quello che mi sono persa da quando sono fuggita! – ride di nuovo e rido anch'io. Non so cosa dirle la mia vita era stata piatta e monotona fino a un paio di settimane prima della partenza, rimango in silenzio fissando il mio bicchiere.

- Mmm ok, devo domandare io? – sorride e io annuisco, forse è meglio.

- Come sta Alessandro? Quando ti raggiunge? – il gelo mi assale, forse l'idea di mettere fra le sue mani il filo della conversazione non è stata una delle idee migliori, abbasso ancora di più lo sguardo sul mio bicchiere e mi sale un groppo in gola.

- Oh mio Dio, non può essere...- rimane a bocca aperta, cosi faccio un bel respiro e tiro su la testa, devo convivere con il fatto che mi ha abbandonata e che non tornerà, tanto vale iniziare da subito a tirare fuori quel briciolo di forza che mi è rimasta.

Inizio a parlare senza rendermene conto – Già proprio cosi, è finita, ha pensato bene di preferire un'altra a pochi giorni dalla nostra partenza... – inizio a ridere, mi rendo conto che è una risata isterica, ma non me curo – i campanelli d'allarme c'erano tutti, ma io li ho ignorati tutti ed eccomi qui, sola e abbastanza incazzata. – è la prima volta che ammetto ad alta voce quanto sono stata stupida a non capire nulla e quanto io sia davvero arrabbiata.

Allunga una mano sul tavolo e stringe la mia intorno al bicchiere – Mi dispiace così tanto Gin, non avrei mai immaginato una cosa del genere da parte sua, eravate praticamente un mito per me, la coppia perfetta...- sospira e lo faccio anch'io – da quanto stavate insieme?

Ci penso un attimo – dalla terza media all'incirca... – lei spalanca la bocca, letteralmente, e mi rendo conto che era davvero una vita.

- Porca troia Gin, mi stai dicendo che tu sei stata solo con Alessandro dai tuoi quattordici anni in poi? – non so perché ma la sua espressione mi mette in imbarazzo – Beh si...

- Scusa ma... – continua guardandomi – è davvero tanto tempo e...be non è una cosa normale – ride – beh non per me perlomeno – mi fa l'occhiolino e rido anch'io, su questo punto di vista non è cambiata.

- Sai che ti dico? – si stampa un sorriso irriverente sul viso – Brindiamo! – alza il suo bicchiere di plastica e io rido di gusto - Con un thè e un latte macchiato?

- Assolutamente! – rido – a cosa brindiamo? – alzo anche il mio bicchiere di cartone.

- Alla tua nuova vita, ovviamente! – tintinniamo i bicchieri ridendo e penso che ha ragione, la vecchia Gin non esiste più, sono lontana, in una nuova città, ho un sogno da inseguire e sono libera, mi permetto che da questo momento in poi, sarò solo spudoratamente felice.

E intanto Londra brucia intorno a noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora