A. lo osservava da lontano. Non appena E. varcava la soglia, lo sguardo di A. gravitava su di lui. Lo squadrava da capo a piedi, il cuore a mille. Non riusciva a capire perché gli facesse quell'effetto, dopotutto non lo conosceva e non ci aveva mai neppure parlato, eppure eccola lì, una calamita vivente.
Lo osservava con curiosità e con desiderio, le piaceva lo stile di lui. Il suo cappellino e lo zaino.
La prima cosa che aveva notato erano gli occhi di lui, le parvero a mandorla, anche se non era così. Solo dopo avrebbe capito che in realtà era perché erano distanti l'uno dall'altra. Le piacevano i suoi capelli neri mossi, lunghi fino alle spalle. Le piaceva il suo corpo, non aveva mai visto un corpo così bello. Aveva visto tanti corpi scolpiti e allenati, ma il suo era il più bello di tutti, la sua muscolatura era perfetta per i suoi gusti, né troppo grossa né troppo sottile. La vita stretta, i polpacci forti. A. lo voleva con tutta se stessa. Dentro di se sentiva una voce che, con una decisone disarmante decretava: "MIO.".Aveva un che di familiare, lo aveva già incontrato in passato e anche allora gli era piaciuto, lo aveva trovato incredibilmente attraente e affascinante.
Ma per qualche motivo E. sembrava immune al fascino di A., l'unico a non voltarsi a guardarla quando lei sfilava sulla passerella di legno dello stabilimento balneare. Lei lo mangiava con gli occhi, chiedendogli di notarla, eppure lui sembrava immerso completamente nel gioco del beer pong con i suoi amici. "Che coglione" pensava lei. "Fuma e beve". Non andava bene per lei, assolutamente no. Eppure eccola lì a guardarlo da lontano un'altra volta.
Ad un certo punto le era passato davanti mentre stava ballando al solito posto. Era con due sue amiche in mezzo a mille persone. Eppure quando lui era apparso nel suo campo visivo il resto era diventato un mero sfondo sfocato. Indossava degli occhiali da scii orrendi che gli nascondevano gli occhi. Ad A. questo dava fastidio, lei voleva entrare nei suoi occhi e leggerlo come un libro, proprio come sapeva fare lei. Poi lui era passato di nuovo, questa volta dietro di lei. A. non si era spostata di una virgola, aveva lasciato che lui la sfiorasse da dietro e gli aveva inviato un'onda di libido così forte da sentire una scarica elettrica pervadere ogni singola cellula del suo corpo. Lui doveva averla sentita! Per forza! Eppure se ne stava seduto a parlare con gli amici, dall'altro lato della pista da ballo.
A. ci stava rinunciando.Poi un bel giorno, i pianeti si allinearono, qualcosa di magico accadde. Una sera, al solito posto, A. si sentiva sfacciata, senza nessuna paura o pudore. Era con le sue amiche, a caccia di qualcuno con cui flirtare, con cui divertirsi. Stava attraversando il retro della pista da ballo quando i suoi occhi incontrarono quelli di E. e non si staccarono più finché i due corpi non si avvicinarono l'uno all'altra tanto da sfiorarsi. Nessuno dei due si era reso conto, in quel momento, di cosa stesse accadendo. Nessuno dei due aveva compreso la potenza di quell'attimo, nessuno dei due aveva realizzato di aver creato un legame indissolubile tra due anime. Nessuno dei due sapeva che, proprio in quel momento, due stelle erano entrate in collisione.
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SIAMO UNO. SI.
RomansaLui passa sempre inosservato, si nasconde dietro gli occhiali da sole e sotto il cappello. Lui non appartiene a quel luogo, ma fa finta di essere come gli altri. Lei viene da un'altra dimensione e l'unico che riesce a vedere è proprio lui. Lo legge...