Capitolo nove

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«Aveva la bellezza di cui
solo i vinti sono capaci.
E la limpidezza delle
cose deboli. E la
solitudine, perfetta,
di ciò che si è perduto.»
Baricco, Oceano mare~

Heather's Pov
Fu veloce.
Stavo parlando con i miei amici quando qualcuno mise una mano sul mio top per alzarlo, non ebbi il tempo di vedere chi fosse ma tutto il mio corpo lo capì, e con lui anche i miei sensi.
Tessa mi guardava con gli occhi spalancati insieme a Joon, mi girai, e lui camminava tra la folla come Mosè con le acque. Aveva una camicia nera abbinata a dei Jeans neri a loro volta, era di spalle e teneva in mano una sigaretta.
Avevo sperato di non incontrarlo, ma a questo punto il destino non era dalla mia parte.
«Heather!» esclamò Tessa.
«Tessa..»
«Heather!» rimarcò Joon.
«Joon..»
Mi guardarono entrambi con sguardo ovvio, ma di ovvio non c'era niente. Non per me almeno.
Blake non era più il mio capo, e nemmeno un mio amico. Anzi mio amico non lo era mai stato.
E poi, come si permetteva di mettere le mani su di me? Una zona così poi.
Sarei dovuta corrergli dietro solo per dargli un pugno. Anzi. Era quello che stavo per fare.
«Vado a spaccargli la bottiglia in testa» sentenziai mentre mi alzavo dallo sgabello in cui ero seduta, non capì cosa dissero i miei amici, ma li sentì urlare come due checche impazzite mentre seguivo due larghe spalle tatuate che si avviavano velocemente verso l'esterno del locale.
In silenzio uscì insieme a lui, mi appoggiai al muro del vicolo cieco in cui era entrato e dove ora stava smattendo.
Lo guardai con la birra in mano e le gambe incrociate mentre passava nervosamente le mani sui capelli ed imprecava a voce a malapena udibile. Buttò la sigaretta dietro di se, io staccai la spalla dal muro e camminando verso essa la calpestai. Il tonfo degli stivali che stavo indossando lo fece girare, all'inizio sembrò sorpreso, ma poi quella faccia da stronzo si fece di nuovo vedere.
«Non permetterti di toccarmi la prossima volta Johnson, o questa te la ficco su per il culo» alzai la bottiglia facendogliela vedere.
«Non so di cosa tu stia parlando ragazzina, non ti toccherei nemmeno se dovessi venire pagato per farlo» sputò con disprezzo e quello che disse mi ferì, ma sapevo che stava mentendo.
Era stato lui a tirare la mia scollatura, lo sapevo ne ero certa. Perché solo lui riusciva a far rispondere il mio corpo. Mai nessun ragazzo mi avrebbe fatto tremare le ginocchia solo guardandomi, ma lui era Blake Johnson, a parte l'essere un cinico stronzo, era bello da mozzare il fiato.
Abbassai la scollatura del top dove l'aveva posizionata Tessa quando eravamo appena entrate, i suoi occhi caddero lì ma si spostarono velocemente dritti sui miei guardandomi con disprezzo.
«Con che faccia ti presenti eh? Per giunta accusandomi di averti toccata».
«Un'accusa fondata».
«Ti piacerebbe» rispose sfoderando un'espressione da stronzo pervertito.
«L'hai fatto Johnson e non mi ha fatto piacere».
Blake cominciò ad avvicinarsi sempre di più ed io ad indietreggiare fin quando tornai con le spalle al muro e la testa alta per poterlo guardare negli occhi.
«Sei solo una ragazzina che si fa troppe fantasie, troppo sicura di te stessa pensi di avere tutti in pugno non è vero? Era questo che volevi farmi capire andandotene?»
«Figurati, cosa potrebbe mai capire uno scimmione che non vede aldilà del suo naso, signor Hyde?», gli occhi di Blake diventarono due piccole fessure che il colore della sfida fece brillare.
«Pensavo fosse una cazzata ma a quanto pare è vero, "dove c'è molta luce, l'ombra è più scura"».
Risi prendendo un sorso dalla birra.
«Johann Wolfgang Goethe».
Se voleva giocare a darmi la mia stessa pillola, io avrei rincarato la dose.
«"Chi semina vento raccoglie tempesta"».
«Profeta Osea».
Ero la persona più insicura che ci fosse al mondo, non pensavo di avere tutti in pugno, pensavo che lui meritasse un pugno.
Continuava a non voler vedere il problema quindi io avrei continuato a far finta di essere una ragazzina che crede di averlo in pugno. Non volevo far gonfiare il suo ego già gonfio a dismisura.
«Pensi di essere l'unica a conoscere tutte queste frasette inutili da poeta dell'ottocento?».
«No, mi sorprende che uno come te le possa conoscere».
Avrei continuato ad accettare il guanto di sfida all'infinito non mi sarei mai tirata indietro.
Lo avevo fatto per troppo tempo ed in questo momento non sarei riuscita a tenermene una neanche volendo.
«Spargi cattiveria gratuita solo con me ragazzina»  la sua mano si avvicinò lentamente al mio collo, avvolse le dita ai lati di esso ma non mi stava soffocando per quello, il motivo per cui stavo soffocando erano i nostri nasi spaventosamente vicini.
«Cerchi di impartire lezioni alla persona sbagliata. Guardati le spalle Wilson»
«Se vuoi che torni a lavorare con te basta chiedere Hyde, non occorrono le minacce». Avevo il fiato mozzato. Forse (e dico forse), dovevo smetterla di istigarlo, ma ci avevo appena preso la mano.
«Sei completamente andata ragazzina».
«Sei tu quello che mi sta tenendo per il collo».
«Il mio tocco non sembra dispiacerti però».
«Non sono così stupida da provare a spostare chi è il triplo di me».
Non ci muovevamo, era in corso una battaglia che nessuno dei due voleva perdere. Almeno così pensavo, prima che lui staccasse la mano andandosene e lasciandomi di sasso.
Il cuore stava per uscirmi dal petto. Respirai e mi rintrodussi all'interno del locale passando con qualche difficoltà tra la folla, Tessa e Joon erano esattamente dove li avevo lasciati.
«Quindi?» dissero in coro, mi sforzai di raccontare quello che era successo attimi prima con Blake.
«Che psicopatico!» esordì J.
«"Non ti toccherei neanche se dovessi venire pagato per farlo" ma subito dopo ti ha presa per il collo? Ho l'impressione che gli piaccia proprio invece».
Mi aveva presa per il collo per minacciarmi, non per sussurrarmi parole sconvenienti come stava facendo con Jennifer in quel momento. Lo capivo dal modo in cui lei batteva le ciglia, nel modo in cui gli sorrideva e dal rossore delle sue guance; ne ebbi la conferma quando entrambi si alzarono e presero una direzione a me sconosciuta.
Bravo Blake, va a sfogarti.
«Approfittiamone» disse Tessa prendendomi a braccetto. Mi stava portando verso i divanetti di pelle dove al momento erano seduti Jackson ed Alex, con loro c'erano altri due ragazzi che non conoscevo.
Non volevo andare da loro, avrei preferito tornare a casa e dimenticare questa giornata di merda fumando prima di andare a letto con il mio comodo pigiamino, ma lasciai che Tessa mi trascinasse curiosa di sapere cosa avesse in mente.
«Eilà» sorrise a trentadue denti al fratello che la guardava storto «possiamo sederci?».
«Prego» rispose guardigno Alex.
Tessa prese posto di fianco al fratello e Joon accanto a lei, io ero seduta con Jackson che mi avvolse le spalle con un braccio sorridendomi, non mi sentì a disagio poiché eravamo diventati amici e cercava sempre di farmi capire che era lì, che ero voluta e che non dovevo sentirmi a disagio.
Lo adorai quando mi passò una delle sue sigarette senza che io gli dicessi alcunché.
«Ti sei fatto la ragazza Millar?» parlò uno dei due ragazzi e lo riconobbi dalla voce, era Mason, il ragazzo che mi aveva "importunata" agli allenamenti di settimana scorsa.
«Si ti piace? La utilizzo come soprammobile sul comodino» scherzò scompigliandomi i capelli che cercai di rimettere a posto con le mani.
«Una cosa piccolina come te fuma? Ti fa male sai?».
«No non lo sapevo, grazie della notizia» risposi al gorilla tirando dalla sigaretta.
«Oh... Sei anche permalosa, usciamo insieme piccola ti prego» l'amico -rigorosamente ubriaco- si sganasciò dalle risate, era la prima volta che ricevevo questo tipo di attenzioni e a dirla tutta non mi piacevano affatto.
Come al solito puntai tutto sul sarcasmo.
«Certo, se vuoi al primo appuntamento andiamo dagli alcolisti anonimi», Jackson rise, anche Joon, Tessa ed Alex.
Stavano ridendo pure quei due, andava tutto bene, finalmente ebbi una prima volta piacevole. Ero riuscita a far ridere tutti e mi sentivo euforica per questo, ma la mia euforia ci mise poco a dileguarsi.
Arrivò Blake senza la sua dolce metà, se fosse infastidito o meno dalla mia presenza e quella dei miei amici non lo diede a vedere, il suo sguardo era come al solito freddo come il ghiaccio. Si sedette accanto a me poiché gli altri divanetti erano al completo ed in quell'istante calò il silenzio. L'aria era così satura di tensione che si poteva tagliare con il coltello, sentì Jackson ridacchiare al mio fianco e mi girai di scatto verso di lui per capire cosa lo stesse facendo ridere, ma lui guardava me.
«Sei diventata tutta rigida» mi sussurrò all'orecchio, non me ne ero neanche accorta e questo mi fece arrossire. Ma il rossore delle mie guance era in parte dovuto al suo sguardo, puntato sulle mie gambe. Rabbrividii quando mi tornarono in mente i ricordi di qualche giorno fa.

La macchinetta del caffè faceva il rumore di un trattore, mi scoppiava la testa ormai.
L'appuntamento delle 17:30 era stato cancellato ed io ero in studio dalle nove del mattino, quindi avevo il tempo di fare una pausa e fumare in pace.
Un dolore lancinante mi colpiva le ginocchia ogni volta che mi sedevo, alzavo o camminavo, da bambina ne soffrivo molto a causa del mio peso, ora dopo tre anni dalla mia ripresa ne soffrivo in modo passeggero avendo subito una specie di trauma. Non riuscivo a rilassarle in alcun modo anche essendo seduta su una poltrona più che comoda.
«Tutto bene?».
«Si, solo un po' di male alle ginocchia. Non riesco a rilassarle».
Blake mi studiò per qualche secondo, poi prese lo sgabello vicino al tavolino dove c'era la macchinetta del caffè, aprì il congelatore ed estrasse del ghiaccio, in seguito posizionò lo sgabello difronte a me e si ci sedette sopra.
«Stira le gambe» disse battendo la mano sulle sue.
Lo guardai perplessa per qualche secondo, ma quando un'altra fitta mi colpì mentre le alzavo, lo vidi prendermi delicatamente per le caviglie, avvicinarsi fino ad attaccare le ginocchia alla poltrona e portare le mie gambe seminude a causa dei pantaloncini a lato del suo corpo.
Poco dopo cominciò a poggiare il ghiaccio sulle ginocchia e il sollievo fu tale da farmi emettere un mugolio di sollievo.
«Va meglio?».
«Molto, la ringrazio Dr. Jekyll».
«Smettila ragazzina».


Angolo Autrice
Ciao, c'è per caso qualcuno che la sta leggendo questa storia?🥹 Spero di si.
Che ne pensate di questo nono capitolo? Battete un colpo se ci siete🫶🏻💞

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