Capitolo sei

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"Arriverà un momento
in cui crederai che tutto
sarà finito. Questo sarà
l'inizio."
Epicuro~

Blake's Pov
Me la trovai davanti imbarazzata fino alle punte dei capelli, aveva il suo solito stile largo ma stavolta sfoggiava delle meravigliose gambe tatuate, snelle e sensuali, che non ti saresti aspettato di vedere.
«Non hai solo un bel faccino allora» ghignai come un bastardo, metterla in imbarazzo mi divertiva. Non era il tipo di ragazza con cui ero stato fin ora, lei sembrava me in versione femminile e la cosa mi mandava in bestia.
Il suo sguardo saettava in ogni direzione pur di non posizionarsi su di me, Tea uscì dalla porticina e si catapultò verso Aron che poco dopo lei sciolse.
«Non saluti nemmeno?» continuai
«Chi sei Dr. Jekyll o Mr. Hyde?» disse con gli occhi ridotti a due fessure
«Il tuo peggior incubo cappuccetto rosso» dissi avvicinandomi a lei che doveva alzare la testa per potermi guardare in faccia.
«Come mai sei così lontana da casa?».
«Come mai non sei a lavoro?», cazzo ero quasi riuscito a non pensarci.
Quel figlio di puttana di Nate mi aveva mollato lo studio dicendo di non voler più lavorare con me, e se n'era andato. Mi irrigidì al sol pensiero e lei sembro accorgersene, poiché la sua espressione si fece divertita.
«Oh-oh... Toccato un tasto dolente?»
«Ti ho fatto una domanda ragazzina» a quel punto anche lei smise di sorridere. Si passò una mano sui capelli e stacco gli occhi dai miei.
«Volevo stare un po' fuori casa e non mi sono accorta di aver passato il parco. Tutto qui Mr. Hyde»
«Volevi stare fuori casa o ti sentivi sola e speravi che andando al parco mi avresti incontrato?» tornai a sorridere malefico e lei a guardarmi dagli occhi verdi assottigliati.
«"La mia solitudine non dipende dalla presenza o assenza di persone; al contrario, io odio chi ruba la mia solitudine, senza, in cambio, offrirmi una vera compagnia" sai chi lo dice Johnson?»
«Nietzsche» risposi di getto senza neanche pensarci, un'altro tasto dolente a cui non volevo pensare.
«Sorprendente» sorrise gentile «scommetto che non c'è bisogno di spiegartene il significato» la conversazione venne tagliata da un miagolio lamentoso che usciva dalla porticina per animali.

Flashback
Tea stava cercando di portarmi a guinzaglio verso quei cazzo di gattini che ora ero costretto a prendere. Potevo semplicemente dire alla ragazzina che l'avrei fatto ed andarmene a casa ma anche Tea era donna e non l'avrei scamapata. Presi quella scatola di palle di pelo urlanti e la misi in macchina sul posto del passeggero.
Forse l'effetto dell'erba della ragazzina mi aveva totalmente rincoglionito perché non riuscivo a pensare in modo lucido, era notte ma quegli occhi verdi io li avevo visti. Erano grandi, tondi, e per quanto brillassero non avevano alcuna luce.
Inutile dire che ero stato tanto stupido da presentarmi e fare conversazione con lei, ma solo per non spaventarla, ed a me non era mai fregato un cazzo se la gente fosse intimorita dal mio aspetto. Forse io ero intimorito da quel colosso che lei considerava cane.
Merda solo la testa era enorme e quei pochi abbai avevano fatto cacare sotto anche Tea. Avevo evitato che me lo scagliasse contro tutto qui.
Una volta lasciati i gatti ai volontari -che erano tutt'altro che vicino casa mia- cercai di andarmene, ma un coso nero e bianco mi si attaccò alla giacca con le unghie e con i denti, così pur di tornare a casa lo portai con me, e lo chiamai Blue.
Fine flashback

«Ti piacciono proprio gli animali eh» dissi sbattendo la palla a terra un paio di volte.
La guardai mentre accarezzava quel bastardo di un gatto che non aveva ancora imparato a cacare nella lettiera. Sorrideva agli animali in modo diverso da come lo faceva con le persone: lo faceva anche con gli occhi.
«Penso di capire più loro che le persone, forse perché loro non parlano. Ti fanno capire cosa vogliono con i gesti, ti danno tutto il loro amore. Non gli importa se sei bello o sembri il gobbo di Notre Dame, ti amano perché sei tu» rispose mentre io andavo a segno.
«Le persone vere hanno emozioni troppo complicate per me».
«E le tue?» chiesi «Non sono complicate?»
«Non rispondo a più di una domanda personale Johnson» mi beffeggiò rimettendosi dritta, ma continuando a non guardarmi. «Sarebbe stato meno imbarazzante se ti fossi messo una maglia» emisi una risata silenziosa, ma poi ci pensai.
«Te ne vai?»
«Si, sono apposto con la socialità per oggi»
All'improvviso mi balenò un'idea in testa, una trappola mortale che mi avrebbe fatto sprofondare nei guai fino al collo ma allo stesso tempo; l'unica soluzione.
La mia mente elaborò quelle idee velocemente mentre lei rimetteva il guinzaglio ad Aron per andarsene e mi salutava con la mano libera, senza pensarci ulteriormente la fermai. Guardava il suo polso, dove la mia mano era aggrappata come l'ultima speranza che avevo.
Cristo santo, quello era l'inizio della fine.
«D-dimmi» mi incitò ed io imprecai sottovoce, ormai era fatta.
«Vieni a lavorare con me in studio» seguirono attimi di silenzio in cui mi guardò con gli occhi sgranati.
«I-io insomma lavorare con te» balbettò frenetica «Insomma non so s-se... Non riesco a-»
«Non devi fare niente, solo disegnare. Non posso gestirlo solo non ho il tempo per farlo» la interruppi guardandola negli occhi e sperando che non mi chiedesse niente. Continuava ad aprire e chiudere la bocca in cerca di qualcosa da dire, mi guardò titubante e strinse le labbra in una linea retta, io le feci uno dei miei più teneri sorrisi, e la vidi vacillare.
«Va bene Dr. Jekyll, ti darò una mano data la tua disperazione» continuò a parlare al pavimento, perché si, non mi stava ancora guardando.
Questa cosa della maglietta era seria, ed io continuai a non curarmene contando le occhiatine veloci che mi mandava. Erano arrivate a sei.
«È molto duro il soprannome che mi hai dato sai»
«Smetti di chiamarmi ragazzina ed io smetterò di chiamarti Hyde» cambiava nome quando lo desiderava, facendo finta che non mi avesse mai chiamato in modo diverso. Ad un certo punto il sorriso sul suo viso si affievolì e si fece pensierosa.
«Devo dirti una cosa prima di prendere una decisione definitiva.» sussurrò «Non fumo per sfizio lo faccio per bisogno, l'erba la prendo in farmacia. Ci potrebbero essere dei momenti in cui... Lascia stare, il succo è-»
«Se avrai bisogno di una pausa spinello, non hai bisogno di chiedere» si immobilizzò guardandomi finalmente in faccia, vidi un lampo di gratitudine attraversarle il volto prima che distogliesse ancora lo sguardo annuendo. «Ci vediamo allora»
«Cominci domani, andremo allo studio subito dopo scuola»
«Tu hai gli allenamenti dopo scuola» rispose scettica
«Vuol dire che mi aspetterai» dissi per poi prendere una palla dal cesto.
«Ciao Hyde»
«Capo Hyde ragazzina» le feci un'occhiolino, lei alzò gli occhi mentre se ne andava.
Che Dio ce la mandi buona.

Mercoledì ore 14:15
Heather's Pov
Salì due gradini alla volta le scale che portavano agli spalti della palestra, ero stata tutto il giorno su di giri per questo fantomatico lavoro proposto da Blake. La vidi come un'occasione per capire meglio come funzionasse quella mente diabolica che si ritrovava.
A scuola oggi aveva continuato ad ignorarmi, l'avevo incontrato un paio di volte in corridoio e poi a mensa ma ogni volta che provavo ad alzare una mano per salutarlo mi accorgevo che non mi avrebbe neanche vista. Non avevo mai sentito il bisogno di farmi notare, e non lo sentivo neanche adesso, ma non sopportavo che mi ignorasse.
Io invece la sua presenza la sentivo, e mi faceva tremare le gambe ogni volta che si avvicinava.
Mi misi a sedere in fondo agli spalti così da non attirare attenzione e guardai i ragazzi che si allenavano. Stavano simulando una partita, Blake, Alex e Jackson portavano tutti un gilet sportivo di colore giallo, e sembravano divertirsi come matti. Almeno Alex e Jackson ridevano a trentadue denti, Blake portava il suo solito sfregio a mezzaluna sul volto, ma li vidi ululare e darsi il cinque ogni volta che uno dei tre faceva canestro. Anche il resto della squadra si stava divertendo e gli tenevano testa per quanto potevano, il coach li guardava ridendo sotto i baffi ogni volta che si scambiavano una smorfia con i compagni sfidanti.
Blake...
Indossava dei pantaloncini neri ed una canottiera del medesimo colore sotto il gilet, tutti i suoi tatuaggi erano in vista ed io sentì una strana morsa allo stomaco, come un fastidio.
Era un'opera d'arte vivente, e quando i suoi occhi blu mi trafissero non distolsi lo sguardo. Mi sembrava di aver scorto un sorriso prima che si girasse correndo verso il proprio canestro. Sentì dei gridolini dietro di me, erano due ragazze del secondo anno e le sentì fantasticare su Blake per almeno dieci minuti belli e buoni. Aspettai che smettessero ma niente, così mi alzai per poter cambiare posto, i ragazzi stavano facendo una pausa e mentre io tornavo a sedermi, sentì chiamare il mio nome.
Vidi Jackson -solo in quel momento notai che fosse senza occhiali- che mi salutava, Alex curioso indirizzò lo sguardo dove lo stava puntando Jackson e mi vide, facendomi un cenno del capo mentre beveva. Ricambiai il saluto sventolando la mano, dovevo pazientare soltanto un'altro po'.
Mi misi a leggere per ammazzare il tempo ed in un'attimo gli allenamenti finirono, i ragazzi uscirono dalla palestra per andare agli spogliatoi ed io scesi le scale dalla quale ero salita un'ora e mezza prima. Mi fermai lasciando passare la mandria di colossi che si dirigeva in spogliatoio.
«Chi abbiamo qui? Ti sei persa piccola?» mi disse un ragazzo moro incombendo su di me con la sua altezza, ma una mano gli toccò la spalla ed Alex fece capolino da essa.
«Mason, non importunare. Non penso che tu voglia stare in panchina nella prossima partita vero?» gli disse con una glacialità che non avevo mai visto prima ad ora, con me Alex era sempre gentile.
«No capitano» rispose quello prima che Alex lo lasciasse andare.
Blake arrivò come una furia con Jackson che cercava di farlo stare buono.
«Che cazzo ci fai tu qua sotto?» ringhiò tra i denti.
«È l'unico modo per uscire ed accedere dagli spalti, Sherlock».
«Come mai qui Heather?» chiese Jackson smorzando l'atmosfera, io guardai Blake ghignando, volevo che fosse lui a dirlo.
Capì le mie intenzioni e ricambiò lo sguardo stringendo gli occhi «Nate mi ha piantato, prenderà lei il suo posto» Alex e Jack sembrarono stupiti.
«Te l'ha chiesto lui?» chiese Alex, io annuì e i due si scambiarono uno sguardo d'intesa trattenendo le risate, Blake spazientito li spinse verso gli spogliatoi borbottando: «Levatevi dal cazzo tutti e due», poi tornò da me e si avvicinò più del dovuto poggiando due mani sul muro, ai lati della mia testa.
«Ascoltami bene ragazzina, la prossima volta che scendi qua sotto assicurati di essere in compagnia perchè se uno di quelli...» rimproverò indicando verso la porta dello spogliatoio «ti mettesse le mani addosso, sarebbe la fine, ed io non ho voglia di stare in panchina per coprirti il culo capito?»
In un moto di coraggio, mi staccai dal muro avvicinandomi ancora per guardandolo dritto negli occhi «Ti ho già detto che non ho bisogno della protezione di nessuno Hyde, mi sottovaluti» eravamo uno ad un palmo l'uno dall'altra ma nessuno dei due accennò a spostarsi.
Anche se stavo in piedi dritta e fiera, sentivo le ginocchia cedere e le mani sudare.
«Se avessi voluto proteggerti, cara la mia ragazzina, non saremmo qua» rispose poi allontanandosi lentamente, e scomparire dentro lo spogliatoio.
Cazzo


Spazio Autrice
Ciao bellezze💞 il capitolo è più lungo del solito, non c'è un motivo specifico però, spero vi piaccia.  Capitolo sei: Heather ottiene una proposta di lavoro, cosa ne pensate? Fatemi sapere🫶🏻

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