Capitolo uno

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"Bisogna riporre fiducia negli incontri casuali. Due persone si incontrano quando hanno un estremo bisogno di incontrarsi"
Paulo Coelho~



Giovedì ore 17:43

Guardavo la strada scorrere veloce fuori dal finestrino e pensavo a come sarebbe stata la mia nuova vita. È bello cambiare quando non hai nulla da voler tenere immutato. Quando non hai nessuno a cui aggrapparti non fai neanche caso ai cambiamenti grandi o piccoli che siano.
«A che pensi Heart?» chiese mia madre accendendosi una sigaretta.
«A tutto ed al niente» le risposi con fare da filosofo rubandogliela.
«Davvero profondo, complimenti» rise e io ricambiai.
Mia madre Allison Brown è sempre stata il mio tutto, la mia unica amica da quando sono nata e non me ne lamento.
Io ero la sua copia spiccicata, fatta eccezione per i lunghi ricci rossi che ho smesso di tagliare a 12 anni.
La scritta San Francisco ci accolse annunciando il nostro arrivo. Sembrava essere contento anche Aron che si svegliò dalla sua pennichella abbaiando come un matto.
«Si bello lo so, appena arriviamo facciamo una passeggiata lunga quanto il mondo» gli dissi accarezzandogli il testone.
Lui invece è un Cane Corso di 85kg dal manto maculato e le orecchie sfortunatamente tagliate. Non ci volle molto prima di arrivare nella nostra nuova dimora: una casa moderna con un bel giardino verde e grandi finestre per far entrare la luce. Io e mia madre non perdemmo tempo e la esplorammo da cima a fondo.
«Si sono dati da fare qui» osservai camminando su per le scale.
«È proprio come la immaginavo, non potevo chiedere di meglio» festeggiò mia madre battendo le mani come una bambina felice, Aron cogliendo l'euforia del momento abbaiò in risposta. Il colmo era che avevamo anche fatto trasformare il sottoscala in una stanzetta per lui.
Quando gli scatoloni furono tutti dentro casa, arrivò il momento di sistemare.

[20:36]
«Dovevi proprio appenderle queste foto? Non bastava averle portate con noi?»
«No» rispose noncurante mia madre mentre cercava di mettere dritta una foto in cui io ed un piccolo Aron stavamo dormendo sul dondolo della nostra vecchia casa. Mi appoggiai allo stipite della porta della mia nuova camera con le mani incrociate al petto, senza nascondere il mio disappunto.
«Che c'è? Cerchi problemi ragazzina?» alzò le sopracciglia.
«Tranquilla Rocky, vado a fare una passeggiata almeno non vedo questo orrore. Sei con me Aron?» ricevetti un abbaio come risposta così mi armai di guinzaglio e scesi al piano di sotto.
Una volta fuori casa accesi una sigaretta e controllai quale fosse il parco più vicino a casa mia dal telefono.
«Sei stato fortunato bello, dieci minuti di camminata e se non tirerai ti darò un bel premio» cominciammo a camminare mentre l'aria fresca di San Francisco mi colpiva il viso.
Aron si fermava ad annusare ogni cosa di quel nuovo ambiente e quando arrivammo al parco sembrava non trattenersi più.
Mi guardai intorno controllando che non ci fosse nessuno così da poterlo sciogliere. Aron era un cane da guardia, senza il mio permesso non sarebbe andato da nessuna parte, tantomeno se ci fosse stata gente. Ma era pur sempre un cane, come tale aveva bisogno di divertirsi.
«Non allontanarti, stai dove posso vederti» gli puntai un dito contro prima che cominciasse a correre e rotolarsi sull'erba umida del parco.
Io mi sedetti su una panchina e feci scivolare il borsello sul petto, presi il necessario, accesi e mi beai del silenzio lanciando di tanto in tanto il bastone che mi portava Aron.

"Ho sempre pensato che la peggior cosa nella vita fosse stare soli. Non lo è. La peggior cosa è stare con persone che ti fanno sentire solo."
Disse Robin Williams, ed io non potevo che essere d'accordo.

Ad un certo punto però la quiete si interruppe, Aron drizzò le orecchie lasciando cadere il bastone e corse verso di me.
Abbaiò quattro volte: non eravamo soli.
Lo presi dal collare e mi alzai per controllare dove stesse puntando. Ancora quattro, sicuramente non aveva visto uno scoiattolo.
«Chi c'è? Ti consiglio di venire qui e farti vedere, Aron non è molto gentile con gli sconosciuti spioni» una sagoma sfocata uscì dal buio con al guinzaglio quello che sembrava essere un Dobermann.
«Noi non lo siamo con chi ci ruba il posto» un ragazzo di almeno un metro e novanta mi si palesò davanti.
Aron si posizionò meglio tra le mie gambe in segno di protezione. Non si fidava degli uomini.
«Tranquillo bello» gli misi il guinzaglio così da poterlo far avvicinare al Dobermann dello sconosciuto che guardai interrogativa, ma lui sembrò leggermi nel pensiero.
«Blake Johnson, Francisco High, lei è Tea» mi porse la mano libera, io misi velocemente la canna in bocca e la afferrai. Lui fece lo stesso ed il suo sguardo si soffermò su di essa sorpreso, anche lui ne aveva la mano tappezzata.
«Heather Wilson mi sono appena trasferita, lui è Aron» risposi intanto che i due cani sembravano aver fatto amicizia, così mi sentì libera di sciogliere Aron.
«Sei sicura di poterlo fare? Non mi sembrava molto tranquillo prima»
«È addestrato, mi stava solo proteggendo. Ora ha capito che non ho bisogno di essere protetta»
«Come fai ad esserne certa?»
«Se si fida Aron, mi fido io» risposi riprendendo posto a gambe incrociate sulla panchina, guardai Blake per invitarlo a fare lo stesso e lui si decise a liberare Tea.
«Vuoi?» dissi offrendogli la canna
«Un'offerta di pace?» chiese.
«Si dice "mettete i fiori nei vostri cannoni" no?» gli sorrisi. Guardandolo meglio notai che aveva gli occhi blu, i capelli corvini e dei lineamenti duri. Mi diede l'impressione di un corvo, aveva la voce profonda ed a vederlo al buio, alto com'era, faceva quasi timore. Presentava diversi tatuaggi anche sul collo che mi fermai a guardare senza pensarci troppo.
«Ti sei incantata?» mi chiese passandomi di nuovo lo spinello.
«Scusami guardavo i tatuaggi, ne sono piena anch'io.» dissi mostrandogli le mani «I disegni sono miei» confessai, non parlavo mai così tanto, anzi non parlavo mai. Decisi di ricompormi per non infastidirlo con cose che per certo non gli interessavano, ma mi stupì.
«Faccio il tatuatore, a quattordici anni ho cominciato a scarabocchiarmi addosso come passatempo» confusa aggrottai le sopracciglia e diedi voce ai miei dubbi: «Quanti anni hai? Non sembri un liceale, scusa la franchezza ma...» la mia curiosità lo fece sorridere.
«Ne ho venti per l'esattezza, le medie sono state... Particolari»
A chi lo dici
«Tu invece sembri una ragazzina ma fumi erba e sei piena di tatuaggi, quanti anni hai?»
«Diciassette, diciotto a Febbraio»
«Allora sei una ragazzina»
Alzai le mani in segno di resa «a quanto pare», vidi Aron e Tea dirigersi nella nostra direzione correndo, Tea teneva qualcosa in bocca ma non capì cosa fosse fin quando non lo poggiò sulla panchina tra me e Blake.
«Un gatto!» esclamai prendendolo tra le mani per proteggerlo dal freddo. Un cuccioletto persiano dal pelo ramato con qualche ciuffetto bianco. «Chi lo tiene ora? Non possiamo lasciarlo qui. Ce ne sono altri?» Aron abbaiò due volte: si ce n'erano altri.
«E ora?» chiesi spaesata a Blake, che sembrava sempre più incredulo.
«Prenderò il resto dei gatti e li porterò ai volontari, c'è una sede vicino casa mia. Per questo qui, penso che dovresti prenderlo tu. Ti somiglia ragazzina» disse alzandosi e mettendo il guinzaglio a Tea che era già pronta ad andare a prendere il resto dei gattini.
«Ti prego di non chiamarmi così»
«Preferisci pel di carota?»
«No»
«Allora non lo prenderò neanche in considerazione, ci vediamo ragazzina» disse andandosene con una sigaretta accesa tra le labbra. Essere riuscita ad avere un rapporto sociale con qualcuno era già tanto per me, abbastanza da farmi tornare a casa sorridendo come una stupida.

[21:28]
«Che hai con te?» chiese mia madre una volta arrivata a casa, gli mostrai il batuffolo di pelo che aveva in braccio e come previsto, si sciolse all'istante.
«Ohh ma ciao. Come ti chiamiamo piccoletto? Ciuffo ti piace?» sapevo che non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di chiederle di tenerlo, già lo amava. «Non puoi chiamare tutti i gatti "Ciuffo" mamma»
«Ti chiamerò Ginger che dici?» continuò con quella vocina stridula mentre io mi toglievo il giacchetto.
«Ferma un po'» disse mentre piazzava il gattino di fianco al mio viso «Vi somigliate sai?».
Me l'hanno riferito.
«Dove e come l'hai trovato?» chiese mettendo giù Ginger che si mise a seguire Aron per casa.
«Al parco, l'ha trovato Tea. La dobermann di un ragazzo che abbiamo incontrato».
«I miei amori hanno già fatto amicizia quindi» disse accarezzando il testone di Aron.
«Mamma, qual era la scuola in cui devo andare?».
«La Francisco High, perché?».
«Anche il ragazzo che ho incontrato va lì» spiegai mentre mi dirigevo verso la cucina, ad aspettarmi c'era del cibo cinese, il mio preferito.
Raccontai a mia madre ciò che era successo al parco mentre mangiavamo, non risparmiò le battutine ed io feci come se non le avesse mai dette. Parlammo della scuola e del nuovo ospedale in cui sarebbe andata a lavorare come dottoressa, mi fornì le indicazioni per arrivarci e mi disse che la mia macchina sarebbe stata qui prima dell'inizio della scuola, ci addormentammo poi sul divano mentre guardavamo Mom, una delle nostre sitcom preferite.


Spazio Autrice
Ciao! È la prima storia che scrivo, so che come primo capitolo non è affatto interessante, ma come potete constatare è un capitolo introduttivo, farò del mio meglio prossimamente. Ditemi che ne pensatee🫶🏻

GingerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora