Passarono i giorni, e non mi presentai a scuola. Ogni mattina mi svegliavo con l'intenzione di andare, ma il solo pensiero di vedere Leo, di affrontare le voci, era troppo. Anche Marta aveva smesso di insistere, capendo che avevo bisogno di tempo.
Poi una sera, proprio quando pensavo che le lacrime si fossero esaurite, sentii un leggero bussare alla finestra. Alzai lo sguardo, confusa. Era già buio, e non mi aspettavo nessuno.
Mi avvicinai alla finestra con cautela, tirando indietro la tenda. E lì, sotto la luce fioca del lampione, c'era Leo. Non sembrava volersene andare questa volta.
Lo guardai per un momento, esitante. Ma qualcosa nel suo sguardo mi fece aprire la finestra, anche se non avevo idea di cosa dirgli.
"Mira..." La sua voce era bassa, quasi spezzata. "Non me ne andrò finché non mi ascolti."
Non risposi, ma non chiusi nemmeno la finestra.
"So che sei arrabbiata, e lo capisco. Ma ti giuro che quella foto... non è come sembra." Fece un respiro profondo, cercando le parole giuste. "Ero lì perché era il compleanno di mio cugino. La festa si teneva a casa di mio zio, e non sapevo che Carla sarebbe stata lì."
Il mio cuore batteva forte."E la piscina? Tu ridevi con lei..."
Leo scosse la testa, frustrato. "No, stavo ridendo perché mio cugino aveva fatto una cosa buffa. Carla era lì per caso, e la foto è stata scattata nel momento sbagliato. La piscina è di mio zio, non di Carla, e giuro che non c'è niente tra me e lei."
Mi stringevo le braccia intorno al petto, cercando di proteggermi dalle sue parole. "Perché non me ne hai parlato prima?"
Leo fece un passo verso di me, ancora fuori dalla finestra, cercando di mantenere il controllo. "Perché pensavo che non avesse importanza. La mia famiglia è molto vicina a quella di Carla, quindi la incontro a volte per forza di cose. Ma non volevo darti altre preoccupazioni. Pensavo fosse una cosa che non avrebbe cambiato nulla."
Le sue parole fluttuavano nell'aria fredda della notte, e io non sapevo cosa rispondere. Mi sentivo ancora ferita, tradita. "Non so se posso crederti,"* sussurrai, sentendo la voce rompersi. "Non so come fare a fidarmi ancora."
Leo scosse la testa, la sua frustrazione evidente. "So che non posso chiederti di fidarti di me subito. Ma voglio dimostrartelo, Mira. Voglio che tu sappia che per me tu sei l'unica. Quella foto non significa niente... ma tu sì."
Restammo in silenzio per un momento, le nostre emozioni che si intrecciavano nella notte fredda. Poi, senza dire una parola, gli feci un piccolo cenno. Un segno che lo stavo ascoltando, che non stavo chiudendo la porta del tutto.
Leo sembrò rilassarsi un po', ma non disse altro. Era come se quel silenzio avesse detto più di ogni altra parola.
Leo mi guardò con una determinazione che non avevo mai visto prima. "Voglio farti vedere che non ti sto mentendo," disse, e nella sua voce c'era una promessa. "Fai una cosa per me. Preparati, mettiti qualcosa di carino, e vieni con me."
Lo fissai, confusa e indecisa. "Dove andiamo?" chiesi, cercando di capire cosa avesse in mente.
"Te lo dirò strada facendo," rispose, facendo un piccolo sorriso. "Ma fidati, sarà tutto chiaro."
Nonostante la mia confusione e il cuore ancora ferito, qualcosa nella sua voce mi convinse. Forse era la sua sincerità, o forse il bisogno disperato di credere che potesse essere vero. Così, senza ulteriori domande, andai a cambiarmi.
Scelsi un vestito semplice, niente di eccessivo, e raccolsi i capelli. Non sapevo cosa aspettarmi, ma il pensiero che Leo volesse farmi vedere la verità mi dava una certa serenità.
Quando scesi, Leo mi stava aspettando vicino alla porta. Mi guardò e fece un mezzo sorriso. "Sei bellissima." Quelle semplici parole mi fecero arrossire leggermente, ma non dissi niente.
Uscimmo di casa, e lungo il tragitto Leo cercò di mantenere un'atmosfera leggera, raccontandomi aneddoti buffi sui suoi cugini, sulle loro strane abitudini durante le feste di famiglia. Anche se il dolore non era ancora passato del tutto, non potei fare a meno di sorridere.
Arrivammo infine alla casa dello zio di Leo. Era illuminata da luci e c'era un clima di festa che si sentiva nell'aria. Non c'era la tensione che avevo immaginato, nessun segreto oscuro.
"Perché siamo qui?" chiesi mentre ci avvicinavamo alla porta.
Leo mi guardò di lato, con un'espressione rassicurante. "È il compleanno della mia cuginetta, la sorellina di quel cugino di cui ti parlavo. Sai, lei è nata lo stesso mese di suo fratello, quindi festeggiamo spesso tutti insieme in questo periodo."
Quando entrammo nella casa degli zii di Leo, fui subito travolta da un'atmosfera di festa calorosa. Le luci brillavano, le risate riempivano l'aria, e l'odore di cibo fatto in casa si diffondeva ovunque. Leo mi presentò ai suoi zii e ai suoi cugini, e subito fui accolta con sorrisi e abbracci calorosi. Era come se fossi parte della famiglia, anche se dentro di me mi sentivo ancora un po' fuori posto.
Poi arrivò il momento in cui incontrai i genitori di Leo.
La madre di Leo era una donna molto elegante, con lineamenti delicati e un sorriso dolce ma riservato. Mi salutò con cortesia, facendomi sentire accolta, ma allo stesso tempo percepivo una certa distanza, come se volesse mantenere un po' di formalità tra di noi.
"Piacere di conoscerti, Mira," mi disse, stringendomi delicatamente la mano. "Leo mi ha parlato di te."
Non potei fare a meno di arrossire. "Piacere mio, signora," risposi con un sorriso timido.
Poi incontrai il padre di Leo. Era un uomo di poche parole, dallo sguardo penetrante. Mi scrutò con un'aria di freddezza e formalità che mi mise subito un po' a disagio. Mi strinse la mano con fermezza, ma non disse nulla di più di un formale "Buonasera." Mi resi subito conto che la sua approvazione non sarebbe stata facile da guadagnare.
Leo, accanto a me, sembrava tranquillo, come se fosse abituato a quel tipo di accoglienza. "Tutto bene?" mi sussurrò all'orecchio, cercando di farmi sentire a mio agio.
"Sì," mentii, cercando di non far trasparire il mio nervosismo.
La serata continuò senza intoppi, almeno fino a quando non vidi entrare Carla con la sua famiglia. Il mio stomaco si strinse immediatamente. Carla si avvicinò a Leo con un'aria di superiorità che mi fece sentire ancora più a disagio.
"Che ci fa lei qui?" chiese con una voce tagliente, guardandomi dall'alto in basso come se fossi un'intrusa.
Leo si irrigidì leggermente accanto a me. Si girò verso di lei con uno sguardo fermo e deciso. "Mira è la mia ragazza, Carla. E io volevo che fosse qui con me."
Le parole di Leo caddero come una sentenza, e per un attimo Carla rimase in silenzio, sorpresa dalla sua franchezza. I suoi occhi si spostarono da Leo a me, e vidi la rabbia lampeggiare nel suo sguardo. Non disse altro, ma il suo disprezzo era evidente.
Mi sentii gelare, ma Leo mi prese la mano, stringendola con forza. Mi guardò negli occhi, come a dirmi di non preoccuparmi, che tutto sarebbe andato bene. Nonostante il fastidio della situazione, il suo gesto mi rassicurò.
Carla alla fine si allontanò, ma l'atmosfera intorno a noi sembrava essere cambiata. Gli sguardi dei presenti erano meno spensierati, come se avessero percepito la tensione tra noi tre.
Leo mi tirò leggermente verso di lui, bisbigliandomi nell'orecchio: "Non badarci. Sei qui con me, e questo è quello che conta."
Feci un cenno con la testa, cercando di calmarmi. Tuttavia, sapevo che quella serata non sarebbe stata facile.
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L'echo di un battito
RomanceAppena trasferita in una nuova città proprio l'ultimo anno di liceo, Mira, conosce per caso Leo, il ragazzo più popolare e affascinante della scuola. Presto, ciò che parte con il piede sbagliato, si trasforma in qualcosa di più profondo. Tra momenti...