"Halloween"

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Qualche giorno dopo, mentre sono seduta nella biblioteca della scuola, Leo entra e si avvicina al mio tavolo con passo deciso. Il suo volto è serio e mostra un imbarazzo evidente, ma cerca di mantenere un'apparenza controllata.

"Ciao, Mira," dice, evitando il contatto visivo. "Ho... volevo dirti che grazie per quello che hai fatto per me. Non era necessario, ma..., lo apprezzo."

Mi sorprende il suo tono distaccato, ma anche il riconoscimento che sta cercando di esprimere. "Ciao, Leo. Non c'è bisogno di ringraziarmi. Ho fatto quello che pensavo fosse giusto."

Leo annuisce, cercando di nascondere la sua incertezza. "Sì, capisco. Volevo solo dirlo. Le cose con mio padre...dai finta che non sia successo niente..."

Faccio un cenno con la testa per rassicurarlo, non me la sento di dire qualcosa in merito.
Il suo tentativo di mantenere la distanza emotiva è evidente, e capisco che non è abituato a esprimere riconoscenza apertamente. "E se hai bisogno di parlare o di aiuto, fammi sapere." forse ho osato.

Leo mi guarda un attimo e poi annuisce, visibilmente sollevato. "Ok, devo andare. Grazie ancora per tutto."

Si volta e si allontana con passo deciso, lasciandomi a riflettere su quanto sia complicata la situazione. Anche se la sua gratitudine è stata espressa in modo distaccato, sento che c'è un riconoscimento sincero nel suo comportamento.

Mentre ritorno ai miei studi, penso che, nonostante le difficoltà e la distanza tra noi, Leo sembra fare progressi. La nostra interazione è stata breve e un po' fredda, ma c'è una piccola apertura che mi fa sperare che, con il tempo, le cose possano migliorare.

La giornata prosegue in modo ordinario, ma non riesco a smettere di pensare all'incontro con Leo. Le sue parole, per quanto distaccate, mi hanno fatto capire che c'è molto di più sotto la sua superficie. Però, non posso ignorare quanto sia stato freddo nel ringraziarmi, quasi come se fosse una formalità più che un gesto sincero.

La sera, mentre sto cercando di concentrarmi sui miei compiti a casa, la mia mente continua a tornare su di lui. Mi chiedo cosa stia realmente passando e come stia gestendo tutto questo. Proprio mentre sto cercando di allontanare quei pensieri, il mio telefono vibra. È un messaggio di Marta.

"Ehi Mira! Ho sentito che Leo ha avuto una brutta serata qualche giorno fa. Sai qualcosa? Se vuoi parlarne, sono qui. 😊"

Rimango per un attimo sorpresa. Ovviamente, le voci si sono già sparse, anche se Leo mi aveva detto che nessuno avrebbe saputo nulla. Rispondo cercando di minimizzare la cosa: "Ciao Marta, sì, l'ho visto quella sera. Era un po' giù, ma niente di che. Grazie comunque per avermi chiesto. Ci vediamo domani!"

Non voglio che la situazione si complichi ulteriormente, né voglio che Marta pensi che tra me e Leo ci sia qualcosa di più di un semplice incontro casuale. Ma dentro di me, so che le cose non sono così semplici.

Il giorno successivo, mentre sto uscendo da scuola, vedo Leo appoggiato al muro vicino all'uscita. Sembra che stia aspettando qualcuno. Appena mi vede, si avvicina, ma con quella solita espressione impenetrabile.

"Ehi," dice in tono neutro. "Ho sentito che Marta ti ha chiesto di me. Non volevo che le voci si diffondessero."

"L'ho già sistemato," rispondo rapidamente. "Ho solo detto che ti ho visto e che non c'era nulla di cui preoccuparsi. Nessuno saprà di quella notte."

Leo annuisce, apparentemente sollevato, ma poi c'è un momento di silenzio imbarazzante. Sembra che voglia dire qualcosa di più, ma non riesce a trovare le parole. Infine, scuote la testa e mormora: "Grazie ancora, Mira. Davvero. Mi spiace se sono stato... freddo. Non sono bravo in queste cose."

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