Ada

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L'acqua calda mi scorreva sulla pelle, le goccioline scivolavano dal mio collo alla mia clavicola, la sensazione di calore mi aiutava a rilassare i nervi, ma mi costrinsi a chiudere il getto, feci qualche passo fuori dalla doccia, appoggiando i piedi sul pavimento freddo, che mi fece rabbrividire, mi avvolsi in un accappatoio.
Allungai la mano per controllare l'ora, erano le 7:03 del mattino alle 8 dovevo essere al poligono di tiro per l'allenamento, così sciolsi i capelli corvini dallo chignon disordinato con cui ero andata a dormire la sera prima, li pettinai, e poi li rilegai in una coda, raramente non li tenevo intrappolati in qualche pettinatura, non mi piaceva tenerli liberi.
Presi il reggiseno sportivo che mi ero preparata, lo indossai, e sopra una maglietta nera, invece fascia le gambe con dei normali pantaloni della tuta grigi, ripulii lo specchio dal vapore che aveva fatto contrasto con la superficie fredda, ed uscii.
Sam, la mia compagna di stanza era appoggiata all'isola della cucina, mentre degustava la sua colazione, così mi avvicinai sorridendogli, era passata una settimana da quando aro arrivata qui, ed in questo periodo di tempo avevo imparato a conoscerla meglio.
"Che mangi?" Domandai avvicinandomi, per curiosare, sentendo un odore piuttosto buono, lei si accorse di me e ricambio il mio sorriso indicando il suo piatto e la padella "pancake, ne ho fatti alcuni per te" disse alzandosi dalla sua sedia e mettendomene due dal piatto, con un po' di sciroppo d'acero, "a che ora ti sei svegliata per cucinarli?" Chiesi divertita, negli scorsi giorni avevo notato fosse una ragazza che dormiva poco, sempre attiva in qualcosa, non mi sarei stupita se non avesse proprio dormito.
"Alle sei, mi sono vestita e ho iniziato a farli, mi piace cucinare" ammise, con una sincerità che mi stupiva "davvero? Cucini spesso?" Chiesi curiosa, magari per scoprire qualcosa in più di lei, si sistemò una ciocca di capelli mori dietro l'orecchio, annuendo "mi piace sperimentare cose nuove" ammise.
"Come ti stanno andando gli allenamenti in questa settimana, invece?"
Alzai le spalle, addentando in pezzo di pancake
"Per adesso bene, oggi vado al poligono di tiro per iniziare a maneggiare le armi" dico in un sospiro frustrato, lei mi guarda confusa "non sembri contenta" disse passando gli occhi nocciola sul mio viso "Il sergente... Alexander mi continua a stare addosso" Dissi con il tono che si infettava di frustrazione "qualunque minimo errore mi schernisce e mi guarda come se non fossi all'altezza, lo odio" mi passai una mano sul viso provando a scacciare il tono palesemente infastidito nella mia voce, lei mi guarda divertita "ti avrà preso in antipatia, di solito è raro solo che gli e ne freghi un cazzo di qualcosa, almeno ti ha notata"
'Evviva...' la cosa non mi consolava affatto, avrei preferito fossi stata un fantasma per lui come gli altri.
Lanciai un occhiata all'orologio appeso al muro, sgranando gli occhi, erano le 7:57.
Mi alzai velocemente "Merda faccio tardi!" Alla mia frase, anche Sam fissa l'orologio e si alza per recuperare il mio borsone porgendomelo "buona fortuna per la prova di tiro" disse con un sorriso rassicurante, io finii di mettermi le scarpe e presi il borsone dalle sue mani, ringraziandola.
Uscii dalla stanza velocemente corredo per i corridoi, alcuni soldati pi guardarono con un misto di confusione e divertimento, li ignorai completamente, e grazie ad un miracolo riuscii a non arrivare troppo tardi, raggiunsi il poligono, dove le altre reclute già stavano provando a sparare.
Erano le 8:07, solo pochi minuti di ritardo.
Un odore di tabacco e muschio mi invase le narici, e chiusi gli occhi rassegnata al mio destino, riconoscendolo subito, mi girai ed Alex mi sovrastava con la sua altezza, una maglietta termica grigia gli fasciava il petto, evidenziando i contorni dei muscoli, delle braccia, mentre le gambe erano avvolte da dei pantaloni neri cargo, alzai la testa verso il suo viso, alcune ciocche bionde gli ricadevano sulla fronte, e lui le scansò con un gesto della mano, gli occhi miele mi stavano fulminando, squadrandomi, con ogni sfumatura di disprezzo possibile.
"Ragazzina" la sua voce era dura, di una severità che ormai ero abituata a sentire "sei in ritardo" mi rimproverò, io annuii mordendomi l'interno della guancia "mi sono distratta, non era mia intenzione" dissi sinceramente pentita
"Non ti ho detto che potevi parlare" mi interruppe, sospirai, rimanendo in silenzio "vattene, non c'è posto per i ritardatari"
Lo guardai con gli occhi sgranati, dovevo stare zitta, e non peggiorare la situazione ma mi venne spontaneo ribattere "cosa? Erano solo sette minuti, " mi difesi, lui si avvicinò, invadendo il mio spazio personale, abbassando il viso fino alla mia altezza, accosto le labbra al mio orecchio, e rabbrividii, il mio cuore saltò un battito.
"In sette minuti possono accadere molte cose, vuoi che te lo dimostri?..." Mormorò questa frase al mio orecchio e morì dentro, cogliendo subito il doppio senso della frase, le mie guance si tinsero di rosso 'che gli prende?' Deglutii con la gola secca, provando a ricompormi il prima possibile.
Lui sorrise divertito alla mia reazione, allontanandosi con un ghigno soddisfatto sulle labbra.
Mi allontanai a mia volta, nonostante lui mi avesse intimato di andarmene, mi voltai dandogli le spalle, e camminando fino ad una postazione libera, sentii il suo sguardo bruciarmi la schiena ma lo ignorai, non disse nulla, non mi fermò, io ricaricai la pistola poggiata sul piccolo tavolo davanti a me e tesi le braccia mirando, ed infine iniziai a sparare contro i bersagli già ornati di proiettili.
Passarono alcune ore, provai varie armi, tra cui: pistole, cecchini, e vari fucili d'assalto, quelli più complicati da gestire non li toccai nemmeno, ma decretai che le pistole erano più manovrabili delle altre armi per me, decretando la mia favorita, le mani mi si erano indolenzite, ma era sopportabile.
"Nel mio ufficio" La sua voce mi fece bloccare, e l'odore di tabacco e muschio mi invase le narici
'merda'

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