Ada

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La pioggia batte sulle finestre, le nuvole riempiono il cielo, l'unica luce ad illuminare la mia camera è quella dell'abajour, il cuore mi batte così forte che a stento sento i miei pensieri, preparare il borsone per la mia partenza mi continua a mandare brividi di eccitazione e ansia sulla schiena.

'Sembra che sia arrivato il grande giorno papà' penso girando la testa verso la foto dell'uomo che mi ha cresciuta fino all'eta di 8 anni, sul mio cassetto, il suo sorriso mi riscalda il cuore e riesce ad alleviarmi i nervi, così allungo il braccio per prenderla, e lanciandogli un ultimo sguardo, la metto nella borsa insieme hai vestiti.

Il suono di un pugno che batte sulla porta di legno mi obbliga a girarmi, mia madre e appoggiata allo stipite della porta, avvolta dalla sua comoda è calda vestaglia grigia "sei già pronta?" mi chiede con un misto di riluttanza e consapevolezza, l'idea che partissi per seguire le orme di papà non gli era mai piaciuta, come darle torto, nessuna madre sarebbe felice che la figlia di 19 anni se ne andasse per entrare a far parte dell'esercito.

"ho appena finito di mettere via le ultime cose" rispondo regalandole un sorriso, che spero la possa tranquillizzare, lei si avvicina, fino ad arrivarmi a pochi centimetri di distanza "sicura di avere tutto?" mi chiede con con un atteggiamento materno.

Io annuisco, afferrando il mio borsone e mettendomelo in spalla "ho tutto" confermai "a breve arriva il taxi che mi porta alla stazione, meglio che vada" dico, prima di avvolgerle le braccia al collo e stringerla a me, lascarla non e facile, era sempre stata il mio porto sicuro, ed uscirne mi spaventa, ma è necessario pur di inseguire i miei sogni.

Ricambia subito il mio abbraccio, passandomi una mano tra le ciocche corvine dei capelli, pettinandoli con le dita, restiamo così cinque minuti pieni, nessuna delle due ha davvero il coraggio di staccarsi, ma mi trovo obbligata a farlo, quando guardando l'orologio vedo che si sta facendo tardi.

Mi accompagna al piano di sotto, ed io inspiro l'odore di lavanda che invade l'aria, imprimendomelo nella memoria "mi mancherai" le dissi voltandomi nella sua direzione una volta arrivata alla porta "verro per le feste, lo prometto" la rassicuro, lei mi guarda e mi sorride "ti aspetterò qui, non vado da nessuna parte"

A quella frase mi volto aprendo la porta, e l'aria fredda mi investe come aghi che si conficcano nella pelle, esco di casa e mi porto il cappuccio della mia felpa verde sulla testa per non bagnarmi, cerco il Taxi con gli occhi, e lo individuo poco lontano da me, così cammino facendo attenzione a non calpestare del fango che tenta di sporcarmi gli stivali neri.

Quando sono ormai a pochi passi da lui, un uomo esce dalla macchina e mi si avvicina prendendomi il borsone dalle spalle, riponendolo nel bagagliaio "Lasci che ci pensi io" mi dice con un sorriso a trentadue denti, a quel punto lo ringrazio e salgo nei sedili posteriori, chiudendomi lo sportello dietro, lui fa lo stesso e si sistema al posto di guida, e mi lancia un occhiata dallo specchietto retrovisore "Dove la porto?" 

Sorrido, non riuscendo a trattenere la mia eccitazione "Alla stazione centrale" rispondo fiera, in un impeto di impazienza.

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