13. JANICE.

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«Cosa cazzo era quello, Hayden?!». 

Lui alza le mani a mo di difesa, prima di mettere giù Sophie che, ignara del casino in cui lo zio mi ha appena infilato. 

La piccola gattona spedita verso il materassino e i suoi pupazzi e le sue risatine felici permeano nell'aria. 

«Ehi, calma. È tutto a posto. Ce la siamo cavata, no?», lo sento dire.

Dio, dammi la pazienza.

«Ce la siamo cavata?», ripeto, ancora scioccata. 

«Hayden. Dimmi che scherzi. Perché hai detto che stiamo insieme?»

«Sono andato nel panico, okay?!», dice, con voce frustrata. 

«No», scuoto la testa. «Non è Okay. Per niente, Hayden!», mi stringo il naso per trattenere la lingua. 

«Ti rendi conto che potrei perdere il lavoro se Ed o Hannah lo scoprissero?». 

Sbuffo mentre lui scuote una mano come a dire, ma quando mai. 

«Ora non esagerare, Janice. E poi come potrebbero venire a saperlo?», mi sfotte, avanzando verso di me. 

Due passi e la sua figura mi sovrasta, come sempre. 

«A meno che...», aggiunge, quasi aspettando una mia reazione.

«Cosa?»

«A meno che non voglia essere davvero la mia ragazza, regina. Io non mi opporrei, di certo». 

Capisco che non è serio perché un labbro gli si piega in un sorriso e se lo morde.

«Oh, per favore», gli do una spinta scherzosa sul petto. 

«Sii serio, Hayden. Questo lavoro è importante per me. Non voglio e non posso perderlo». 

Il sorriso gli muore sulle labbra non appena si rende conto che il mio tono di voce è serio.

«Okay, hai ragione. Scusami, Janice», tira un sospiro frustrato e si passa una mano fra i capelli. 

«Ho agito senza riflettere, ma mi ha messo alle strette e non sapevo come uscirne. Non avrei mai dovuto metterti in mezzo», conclude con un'espressione colpevole in volto che vorrei subito scacciare via. 

Dio, quest'uomo mi rende debole.

Faccio spallucce. «Sì, beh. Non importa». Probabilmente avrei fatto lo stesso fossi stata al posto suo. «Che razza di coglione. Avrei voluto scuotergli la testa e dire, "ehi, attento a come parli"», replico dando voce ai miei pensieri di prima. 

«Che uomo odioso. Tutte le cose che stava dicendo su di te...Dio. Le persone dovrebbero fare un corso su "come rapportarsi con gli essere umani" assieme alla laurea.

«Cosa?», aggiungo, quando noto la sua espressione divertita in viso. Incrocio le braccia al petto a mo di difesa. 

«Nulla», scuote la testa. «Penso solo a quanto sei bella quando ti arrabbi. Sai che ti si forma una chiazza rossa sul collo? Proprio qui», aggiunge posando l'indice sulla mia pelle. 

Il contatto improvviso mi fa tremare le labbra, ma a Hayden sembra non importare. 

«E i tuoi occhi, Gesù». 

La sua voce roca un carezza sul mio viso.

«Che c'è su di loro?», mormoro piano.

«Ti si dilatano le pupille e il colore ambrato dei tuoi occhi diventa più caldo. E come se fossi vicino al sole quando ti guardo, ma se mi avvicino troppo...», trascina le parole in maniera estenuante.

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