Alzai il capo chino, guardando l'orologio. Erano le 17:10. Mi rialzai tremante e posai la foto sulla scrivania. Un pensiero mi trapassò la mente: dovevo fare i compiti di francese, nonostante fosse sabato. Con un sospiro, presi il quaderno e l'astuccio che avevo lasciato dentro lo zaino. I compiti non erano difficili, ma erano molti, quindi ci misi circa due ore per finirli. Quando riguardai di nuovo l'orario, erano già le 19:10.
Dovevo prepararmi per andare al Don Bosco. Dopo tutto quello che era successo, mi sentivo molto stanca, ma non potevo mancare. Presi una t-shirt rossa e un paio di pantaloncini. Stava iniziando il periodo estivo e il caldo cominciava a farsi sentire. Mi legai i capelli in una coda veloce e decisi di andarci a piedi. Pensavo che camminare mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe aiutato a non pensare a quello che era successo: il body, la foto, quel posto vuoto...
Arrivai dopo una decina di minuti. Superai il cancello e mi sedetti su una delle panchine laterali della piazza. Non riuscivo più a trattenere le lacrime: la rabbia e la tristezza si mescolavano dentro di me, divorandomi il cuore. Mi alzai di scatto e, asciugandomi le lacrime, mi voltai verso il grande cancello. Aspettavo che arrivasse Atlante, il ragazzo di questa mattina.
Dopo qualche minuto, sentii un colpetto leggero sulla spalla. Mi girai di scatto. Era lui, Atlante, con un grande sorriso sul volto. Ma quando incrociò il mio sguardo, vidi cambiare la sua espressione. Nei suoi occhi c'era una nota di tristezza e dubbio, come se stesse cercando di capire cosa non andasse. Mi fissava intensamente.
"Ciao, Atlante..." dissi esitante, "Ho qualcosa sul viso?" chiesi cercando di sdrammatizzare.
Lui girò la testa di lato verso la piazzetta, evitando il mio sguardo. Lo osservai con un'espressione interrogativa, e poi lui abbassò lo sguardo e si voltò di nuovo verso di me.
"I tuoi occhi... sono rossi," disse piano.
Il cuore mi batté forte in petto. Iniziai a balbettare, cercando una scusa, ma lui si avvicinò un po' di più, riducendo la distanza tra noi.
"Hai pianto,... vero?" mi chiese con un tono di voce gentile, accarezzandomi leggermente la guancia con un tocco leggero, quasi impercettibile, ma mi fece scattare. Sentii il calore salirmi al volto, e feci un passo indietro, come se quel contatto fosse troppo da sopportare, incatenando i miei occhi ai suoi. Restammo così, in silenzio, per qualche minuto, poi dissi: "Sì, ho pianto. Ma non è nulla di grave, davvero. anche se dentro di me volessi accettare l'aiuto, l'altra parte, quella più forte, mi spingeva a respingere ogni tentativo di avvicinamento. Feci un respiro profondo, cercando di mantenere il controllo. Perché non volevo sembrare debole. Non potevo permettermelo."
Lui si avvicinò di nuovo, e ormai il suo sorriso era scomparso. Nei suoi occhi c'era solo tristezza, mista a compassione. "Atlante abbassò lo sguardo, poi lo riportò su di me. "Si vede che sei triste, se vuoi... possiamo parlarne?"
Scossi la testa nervosamente. "Non ho bisogno della tua compassione, sto bene," risposi, sistemandomi la maglietta. Ma sapevo che dentro di me, non era affatto così, che la mia maschera stava per crollare. E forse, non avrei potuto fermarlo."
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Amore tra bambini ~Vol1 (Iris)
RomanceÈ CONSIGLIABILE LEGGERLO PRIMA DI AVER LETTO QUELLO DI SOL.