L'incantesimo

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Severus aveva lavorato a quell'incantesimo giorno e notte per settimane, studiando libri di medicina ginecologica sia magici che babbani, sperimentando varie formule combinate anche a pozioni: dopo tanto duro lavoro, l'incantesimo di Disillusione parziale era pronto.
Hermione avrebbe solo dovuto ingerire cinque gocce di una pozione creata appositamente per lei e subito dopo pronunciare l'incantesimo.
Era veramente stanco, ma anche molto soddisfatto per essere riuscito a raggiungere l'obiettivo.
Lo studio, per lui, era sempre stato un ottimo mezzo di distrazione, ora più che mai.

In tutta onestà, ormai era abituato ad amare senza essere ricambiato, e a pensarci bene non era poi così strano che si fosse innamorato di una persona come Hermione. La sua sola presenza portava con sè una forza d'animo ed una gentilezza che non potevano non colpirlo. Severus era sempre stato attratto dalle donne intelligenti e sicure - anche se non petulanti e fastidiose com'era Hermione prima della guerra, ed il fatto che fosse anche di una bellezza disarmante era solamente la ciliegina sulla torta. Non che lui avesse mai fatto caso al suo aspetto esteriore, prima della guerra aveva ben altro a cui pensare.
Ora, però, la vedeva completamente raggiante.

C'era un ricordo in particolare che non riusciva a togliersi dalla testa, lo ossessionava senza sosta.

Una sera, giunto alla corretta formulazione della pozione e dell'incantesimo, chiese ad Hermione di prendere le gocce e pronunciare la formula, ma per avere una migliore visione del risultato le suggerì di togliersi il maglione. Come ogni persona con un minimo di buonsenso avrebbe fatto, Severus si girò immediatamente dandole le spalle, pronto ad uscire dalla stanza per darle più privacy.

"Aspetta!", lo fermò, "Resta con me, vorrei che lo vedessi."

Severus rimase immobile, la sua schiena ancora rivolta verso di lei.

"Vedere... il bambino?"

"Sì, insomma, non so ancora il suo genere, onestamente non so come chiamarlo. Però mi piacerebbe che lo vedessi, magari potresti accarezzarlo, vorrei che conoscesse già ora la persona che sta più vicino alla sua mamma."

"Sarebbe un onore, Hermione, ma non sei obbligata a farlo per me."

Il professore si girò e prese una mano fra le sue, portandola alla bocca e baciandola dolcemente.

"Quello che sto facendo per te non ha bisogno di un ritorno, non mi serve che tu ti esponga così intimamente. Voglio solo che tu sia serena, d'accordo?"

Merlino, il suo sorriso era così genuino che per un attimo sentì tremare le gambe. Doveva decisamente darsi una regolata.

"Non lo faccio per te, lo faccio per noi. Questo scricciolino si è stancato di sentire solo le mani della sua mamma, vuole anche le tue. Ed io, ecco... non so come dirlo", disse abbassando lo sguardo, "è da un po' che desidero sentire il tuo tocco su di me".

Il silenzio che calò fra di loro era fin troppo palpabile. Forse non si era resa conto di quanto quelle parole potessero significare per lui, e nemmeno dell'effetto che gli avrebbero fatto.
Hermione si avvicinò a lui lentamente, alzando lo sguardo solo quando fu a pochi centimetri da lui. Era impossibile staccare gli occhi l'uno dall'altra.
Le sue mani tremavano mentre alzava timidamente il maglione, un lungo brivido le percorse la schiena nel momento in cui rimase così vulnerabile di fronte a lui.
Severus era incapace di muovere anche un solo muscolo, si sentiva impotente di fronte al coraggio di Hermione, così fu lei a prendergli le mani e portarle sulla pancia.
Non aveva ancora il tipico aspetto accentuato, ma lui sapeva, riusciva a sentire un secondo battito all'interno del suo corpo.
Mai nella sua vita aveva avuto la gioia di condividere un momento tanto intimo.
Una lacrima gli solcò la guancia e mai fu così grato di vedere che, in questo pianto, non era solo.

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