Un amico

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Hermione aveva passato giorni a piangere in ogni momento libero. La realizzazione e la consapevolezza di questa sua nuova condizione non erano arrivate subito, perché all'inizio sembrava ancora impossibile. Il giorno in cui il professor Piton le aveva fatto l'incantesimo diagnostico, era fuggita dal suo ufficio correndo come una furia, senza nemmeno dire una parola, per rifugiarsi nella sua stanza e non uscire più.
L'uomo, preoccupato, le aveva fatto recapitare pranzo e cena da un fidato elfo del castello, ma quest'ultimo era tornato entrambe le volte con i piatti ancora colmi di cibo.
Hermione non riusciva a mangiare neanche un boccone, era troppo occupata a pensare a come fosse finita in quella situazione; l'ultima volta che aveva avuto un rapporto era stata poco prima di Natale, insieme ad un ragazzo incontrato in un pub, e prima di questo non ne aveva avuti per mesi. Non era abituata a fare sesso con perfetti sconosciuti, ma quel ragazzo aveva qualcosa di magnetico... Tom, il suo nome era Tom. O Tim? No, Tony! Era il diminutivo di Anthony, ora ricordava. Quei capelli corvini, lunghi fino alle spalle ma legati dietro la testa in una piccola coda, gli occhi di un blu intenso come il colore dell'oceano, il suo naso prominente che spiccava in confronto alle labbra sottili, e quelle mani... mani veramente esperte, mani che l'avevano conquistata sin da subito e che le avevano fatto desiderare di essere toccata ovunque.
E l'avevano fatto, eccome se l'avevano fatto, facendole provare il piacere più intenso che avesse mai provato con un ragazzo. E quella lingua... a ripensarci le venivano ancora i brividi dal piacere. Anche al momento della penetrazione aveva provato piacere, ma in un cambio di posizione aveva notato anche un cambiamento nei suoi modi... all'inizio era stato gentile, attento, l'aveva baciata sul collo, sul seno e in ogni posto in cui la sua bocca era riuscita ad arrivare; poi l'aveva girata, mettendola sui gomiti e sulle ginocchia, e dopo averle baciato la schiena era entrato nuovamente in lei, dandole spinte molto forti, al limite fra il piacere e il dolore.
Aveva indossato il preservativo sin dall'inizio, glielo aveva procurato proprio lei stessa, eppure era venuto sul suo corpo.
Hermione non ricordava il momento esatto in cui si fosse tolto il preservativo. Sicuramente lo aveva fatto quando lei era di schiena, con il viso immerso fra i cuscini del suo letto, intenta a godersi il suo piacere, perchè proprio non lo aveva visto.
Più ci pensava, però, e più la storia non le tornava. Il preservativo non si era di certo rotto, quando l'aveva controllato lo aveva notato integro, ed inoltre non era venuto dentro di lei, perciò non era quello il caso.
L'ultima opzione era il liquido preseminale, perché se questo viene a contatto con l'interno c'è comunque in rischio; ma nel loro caso non era così... o almeno credeva. Hermione era turbata, perché non aveva questa certezza, ma se quella teoria fosse stata vera...

C'era una sola persona a conoscenza del suo stato, ed Hermione decise di mettere da parte l'imbarazzo e parlargli. Il modo in cui aveva abbandonato il suo ufficio non era stato di certo dei migliori, ma sperò che il professore potesse comprenderla. Si erano visti in classe, lui molto attendo ad ogni movimento della ragazza, mentre lei era stata sfuggente, timorosa di incontrare il suo sguardo giudicante.
Ora, però, aveva bisogno di un volto amico.
Amico.
Si domandò quando la sua mente cominciò a considerare il professor Piton un amico. Evidentemente nella disperazione tutto può succedere...

Quando arrivò di fronte al suo ufficio, la porta si aprì da sola appena la ragazza bussò.

"È permesso? Sono Hermione Granger."

"Quale onore... a cosa devo questa visita?"

Hermione cominciò subito a pentirsi di aver cercato conforto in quell'uomo, ma il sorrisino che Piton tentava di nascondere non era passato inosservato dalla ragazza. Era forse ironico? Confusa, decise di scusarsi per il comportamento della scorsa volta prima di parlargli.

"Le chiedo scusa professore, ho passato giorni difficili e ho avuto bisogno di tempo per accettare ciò che lei mi ha fatto scoprire. Nonostante ciò, il modo in cui mi sono comportata nei suoi confronti è inaccettabile. Ho capito che, in un modo tutto suo, lei si è preoccupato per me e per la mia salute, perciò le chiedo scusa con tutto il cuore."

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