Era passato qualche giorno dal misterioso messaggio che Jimin aveva ricevuto quella sera. Anche se cercava di non pensarci troppo, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di essere osservato. Aveva evitato di parlarne con Taehyung, e nessun altro messaggio era arrivato, ma la tensione nell’aria sembrava aumentare ogni giorno.Quella mattina, era in aula, concentrato sugli appunti della lezione di diritto penale. Il professore stava spiegando un caso particolarmente complesso, e Jimin, come al solito, cercava di seguire ogni dettaglio con attenzione.
Le lezioni erano diventate un modo per distrarsi dalle strane dinamiche che si stavano sviluppando attorno a lui, tra Taehyung, Jungkook e il nuovo arrivato Hoseok.
Mentre la penna scivolava rapida sul quaderno, un rumore improvviso lo fece sobbalzare. Sentì il banco davanti a lui tremare, e quasi contemporaneamente vide una figura ben nota sedersi pesantemente sulla sedia proprio davanti al suo.
Jungkook.
Senza dire una parola, il ragazzo si era piazzato lì, proprio sotto il naso di Jimin, scuotendo leggermente il banco con la sua entrata brusca.
Il biondo sentì il respiro accelerare per un attimo, cercando di rimanere calmo.
Gli ultimi incontri con Jungkook non erano stati proprio piacevoli, e ora la sua presenza sembrava solo intensificare la tensione che Jimin aveva dentro.Provò a ignorarlo e continuare a prendere appunti, ma ogni volta che cercava di scrivere, il leggero tremolio del banco rendeva difficile concentrarsi.
Jimin sospirò silenziosamente, cercando di mantenere la calma. Stava per girare lo sguardo altrove quando, in un movimento sfortunato, il gomito del biondo urtò il suo quaderno e, prima che potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo, il libro e la sua penna scivolarono in avanti, finendo addosso a Jungkook.
Le pagine del quaderno sbatterono contro la schiena di Jungkook e la penna rimbalzò sulla sua spalla, rotolando a terra. Il corvino si girò lentamente, il viso scolpito in una smorfia di irritazione.
Jimin si immobilizzò.
«Scusa», mormorò rapidamente, cercando di raccogliere in fretta il quaderno e la penna.Ma Jungkook non sembrava affatto intenzionato a lasciar correre.
«Che diavolo fai?» sibilò, il suo sguardo ora fisso sul minore. Le sue sopracciglia erano aggrottate, e c’era un lampo di rabbia nei suoi occhi scuri.«È stato un incidente», cercò di spiegare Jimin, mantenendo la voce bassa per non attirare l'attenzione del professore.
«Non volevo...»«Non sembra che ti interessi molto di quello che fai», lo interruppe Jungkook, con un tono tagliente.
«Prima mi guardi come se fossi un problema, e ora questo? Sei sempre così distratto o lo fai apposta?»«Non lo faccio apposta», ripeté, cercando di mantenere la calma, anche se sentiva l'irritazione crescere dentro di sé. «È stato solo un caso.»
Jungkook lo fissava intensamente, come se stesse cercando di misurare le sue parole. «Sai», continuò, con un tono quasi beffardo, «se non riesci neanche a stare attento a non fare casini, forse dovresti pensare a cambiare posto.»
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𝙄𝙣 𝙮𝙤𝙪𝙧 𝙝𝙖𝙣𝙙𝙨 ;; 𝙆𝙤𝙤𝙠𝙢𝙞𝙣
Fanfiction𝙆𝙤𝙤𝙠𝙢𝙞𝙣 ↳[in corso] Park Jimin si è da poco trasferito alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Seoul. La sua vita cambia ogni anno a causa dei suoi genitori, che per lavoro viaggiano continuamente. Nella nuova università, Jimin cono...