Elisir di lunga vita

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Verso la fine della mattinata, mentre cammino fra i corridoi evitando accuratamente Emily, penso fra me.
E se i miei genitori stessero sconvolgendo la situazione?
Dopotutto fin dal principio hanno cercato di tenerci alla larga da tutti, evitando incontri spiacevoli, per tutta la durata di autunno papà parlava con i Callaghan evitando di parlare anche con noi.
Ma c'è un altro pensiero che mi fa tremare le mani, sussultare ad ogni spiffero, digrignare i denti e controllarmi intorno come una maniaca: qualcuno uccide delle persone, brutalmente.
E non è una gioia, né un gioco; una giovane che litigava con la madre per uscire la sera, che aveva amici con cui parlare, che teneva segreti, aveva ambizioni... non l'ho uccisa ma sembra come se fossi stata in parte colpevole.
Il mio umore diventa triste e freddo come il tempo fuori scuola; la pioggia cade pesante e si sentono anche dei tuoni in lontananza.
-Ciao. Alison mi saluta sorridente come sempre, sono affianco a lei, che ripone alcuni libri nell'armadietto.
-Ciao. Il mio tono è piuttosto rigido e preoccupato tanto da bloccare Alison, con in mano un libro da leggere rimasto in aria.
-Come fai ad essere così tranquilla? Chiedo nervosa, sembra che solo adesso ho compreso ciò che è successo. -Ho mandato altre due persone a fare un lavoro scomodo di cui avrebbero volentieri fatto a meno, solo per mia convenienza. Rivelo.
Insomma da una parte ne sono felice, non poter vedere il cadavere della ragazza mi facilita le cose.
-Non puoi urlare al mondo che qualcuno è morto; sopratutto non in quel modo. Sbatte l'armadietto e rimane a guardarmi pensierosa, indecisa su che dire.
Si avvicina al mio viso, guardando attorno; a quella distanza mi irrigidisco, Alison ha la brutta abitudine di sentire le persone praticamente schiacciandole.
-Con nostra madre siamo andate a vedere l'incidente, indovina? Era stata aggredita nella foresta e poi qualcuno l'ha spostata, c'è una striscia di sangue lunghissima è senz'altro morta dissanguata.
-Sto solo pensando a quella ragazza, insomma qualcuno l'ha uccisa, okay? Non è stato un incidente. E potrebbe rifarlo, in ogni momento, a qualcun'altro. Quando ci siete andate?
-Verso le undici di sera. Mi bisbiglia, stiamo camminando verso la classe di matematica.
-Non ha senso la vittima è caduta e l'hanno uccisa, ferita al collo, trascinata e poi lasciata sul ciglio della strada, presso la foresta... Perché lasciarla lì?
-Non saprei.
Imbocchiamo un altro corridoio affollato; non mi ero accorta di come le persone parlino della faccenda, fino ad ora: tutti bisbigliano, sento le parole uccisa e polizia ogni dove.
Tom dal fondo del corridoio ci raggiunge facendosi largo, affiancato da Shawn; Kurt, l'elementale della terra , studia a casa con i suoi genitori e il capo della sua piccola tribù di nativi americani: il nonno.
-Ehi. Ci salutiamo tutti e quattro in coro.
-È surreale. Lo definisce Shawn.
-Per niente è agghiacciante. Ribatte Alison; lo guarda leggermente sulla difensiva, fortunatamente è più gentile di Emily.
Siamo chiusi a cerchio, vicino alla classe di scienze umanistiche, lezione che nessuno di noi segue; mi accorgo di non sapere ancora il perché dell'odio fra gli elementali e le streghe, dopotutto ogni strega usa i suoi poteri grazie alle regole della natura stessa, seguendo un equilibrio specifico; ogni azione porta ad altre azioni, questo è il motto che ripetono le ragazze sempre prima di fare qualsiasi cosa; gli elementali d'altra parte sono parte della natura, Shawn è una salamandra, una lingua di fuoco vera, così come Logan è una silfide, un essere di piccole dimensioni che vola.
Il loro rancore deve essere dovuto da altro.
-Comunque sia, succede. Non posso fare matematica, qualcuno o qualcosa potrebbe fare davvero male ed è pericoloso e l'unica cosa che mio padre sa fare è chiamare tutti gli adulti ed annullare completamente tutto quello che abbiamo creato perché la situazione sta cambiando. Non potremo fare più niente e intendo che verremo segregati da qualche parte e dovremmo aspettare che loro risolvano la questione.
-Cosa c'è di più pericolo di un lupo mannaro. Ribatte Shawn divertito da tutto il mio nervosismo.
-Ti posso citare un intero bestiario se vuoi! Lo guardo accigliata. Odio le punizioni, mi soffocano e poi ho questo bruttissimo presentimento, come se galleggiassi sull'acqua, ma naturalmente finirò per caderci e magari affogare.
-L'ho visto fare, più volte, ti impongono orari e chiudono i ponti col mondo esterno; non sono potuta uscire di casa per una settimana. E quelli erano solo vampiri e una chimera.
Tutti mi guardano con gli occhi sgranati.
Quei giorni sono stati i peggiori, ricordo ogni centimetro di quella casa, non poteva,o uscire perché dovevamo controllare zia Peggy ed Hayden, inoltre era stato l'anno in cui Todd e Dylan litigavano per un nonnulla e finivano sempre col aggredirsi a vicenda. Non potevo prendere una boccata d'aria o altro, perché un branco di vampiri, per altro vicini, che avevano ucciso mio nonno, volevano assassinare tutti noi, solo che quella volta c'erano anche una coppia di cacciatori molto bravi, okay abbastanza bravi, dalla nostra parte, questa volta no.
-Ne parliamo con gli altri, saltiamo la lezione? Propone Tom.
-Magari. Rispondo con tutto lo stress che possiedo in corpo.
-Okay. Fra dieci minuti nella classe di storia. Detto questo scompaiono.
Mentre vado diretta al mio armadietto con i miei dubbi Wren appare sereno.
-Ciao, come stai? Mi chiede subito. Per quanto sia per me un ragazzo gentile e un sollievo per molte cose devo costantemente mentirgli.
-Saputo della ragazza? Chiedo come per spiegare il mio umore.
-Si, mio zio l'ha vista vagare poco prima dell'incidente davanti al negozio di antiquariato, la polizia lo sta assillando.
-È quello che fanno gli sbirri. O meglio tuo padre. Dico cercando di sdrammatizzare la situazione.
La campanella suona, risvegliando le persone bloccate a parlare dell'omicidio.
-Andiamo insieme.
-No scusa devo andare, devo sistemare alcune cose. Ciao, ci vediamo a mensa. Farfuglio allontanandomi senza mai toglierli lo sguardo da dosso.
Rimane lì a guardarmi leggermente sorpreso e irritato, sento le sue emozioni e mi dispiace. Ultimamente sembra sempre che gli nasconda qualcosa, il che è vero, ma diventa sempre più insistente.
Ha paura che lo sto lasciando per i giocatori di football ma non è vero.
Dovrò parlargli prima o poi, ma dire la verità ha sempre un prezzo.

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