4. Twisted

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[ TW del capitolo: sangue, omicidio, armi, linguaggio esplicito.]

Ci sono momenti in cui tutto va bene: non ti spaventare, non dura

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Ci sono momenti in cui tutto
va bene: non ti spaventare, non dura.

- Jules Renard


Violet

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Violet

Il dolore non si mostrava mai in modo evidente, ma si nascondeva come una crepa sottile sotto la superficie della pelle, invisibile a chiunque provasse a guardare oltre il mio sguardo, ma radicato in profondità, lì dove solo io potevo sentirlo.

Era come un serpente annidato tra le ossa, una tensione costante che mi scorreva nelle vene, trattenuta solo da un fragile filo di volontà. Ogni pulsazione era un promemoria silenzioso del tormento che non si spegneva mai, un sussurro persistente pronto a esplodere alla minima crepa.

Ogni battito del cuore scandiva il ritmo di quel tormento, un richiamo incessante che risuonava tra i pensieri, tra le fragili difese che cercavo di erigere ogni giorno. Il sangue, che avrebbe dovuto portare vita e nutrimento, era diventato invece un veleno silenzioso, un testimone silente di ciò che non riuscivo a esprimere.

Lo percepivo premere contro le pareti dei capillari, non come un fiume in piena, ma come un filo scarlatto che si insinuava e si mescolava con le emozioni più oscure. Era come un veleno che si diffondeva piano, goccia dopo goccia, senza mai liberarmi dal suo manto opprimente.

Non c'era sollievo nel lasciarlo scorrere. Non c'era pace. Solo una pressione costante che martellava contro la pelle, una frattura interna che si allargava a ogni pensiero, a ogni ricordo. Ogni goccia che non si liberava era un grido soffocato, un desiderio inespresso di far tacere quell'angoscia che montava, accumulandosi sotto forma di rabbia.

Era come se tutto fosse imprigionato in una bottiglia di vetro, sempre più fragile, pronta a esplodere con il minimo movimento.

Ma la verità era che quel dolore non era soltanto fisico. La frattura scarlatta era un marchio che segnava ogni nervo, ogni pensiero, una ferita invisibile che bruciava e lasciava il segno. Un tormento che non poteva essere guarito con una semplice fasciatura o con il riposo.

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