8. Fly Away

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Theo

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Theo

Il controllo era l'unica cosa che mi era rimasta.

Era l'ancora che mi teneva a galla in un mare nero, un mare che mi avrebbe risucchiato e fatto a pezzi se solo avessi allentato la presa. Mi aggrappavo a quel controllo come un affamato si aggrappa a un tozzo di pane ammuffito: non per scelta, ma per pura necessità. Senza, tutto ciò che mi circondava — potere, autorità, rispetto — sarebbe crollato in un istante.

Ed ero fin troppo consapevole di quanto sottile fosse quel filo.

Avevo visto uomini molto più forti di me spezzarsi sotto la pressione, svanire tra le ombre, dimenticati persino dai loro stessi alleati.

Io non potevo permettermi quel lusso. Non potevo concedermi debolezze. Non quando ogni singolo respiro mi veniva pesato, ogni parola scrutata.

La mancanza di controllo era come una ferita aperta che attirava squali, e nel mio mondo — un mondo in cui ogni persona era affilata come una lama — chi vacillava era già morto. Io, invece, dovevo rimanere saldo.

Non c'era spazio per esitazioni quando avevi tutto da perdere.

Ogni battito del cuore doveva essere disciplinato, ogni emozione soffocata, nascosta in qualche angolo remoto della mente. L'incertezza era il più subdolo dei veleni: una volta che se ne avvertiva il sapore, era già troppo tardi. E io sapevo quanto facilmente la paura potesse insinuarsi, scavare dentro, erodere ogni certezza.

Avevo visto cosa succedeva a chi lasciava che il dubbio prendesse piede: crollavano sotto il proprio peso, annientati dalle loro stesse insicurezze.

Non io. Io ero padrone di me stesso, delle mie emozioni, delle mie scelte.

Se avessi mostrato debolezza, ci sarebbe stato sempre qualcuno pronto a infilare la lama tra le costole, sorridendo mentre mi guardava morire.

I miei occhi rimasero fissi sul riflesso dello schermo di fronte, la luce azzurrina tagliava le ombre della stanza in schemi irregolari. La mia attenzione, però, era interamente concentrata sull'uomo seduto dall'altra parte del tavolo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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