Violet Bloodrose ha lasciato alle spalle un passato avvelenato-- letteralmente.
Cresciuta sotto l'opprimente dominio di genitori spietati, ha sopportato anni di tossine che hanno corroso corpo e mente. E anima. Eppure, malgrado tutto, è una forza de...
[ TW del capitolo: violenza, linguaggio esplicito.]
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"Quando guardo un'opera d'arte, sento il battito di mille cuori; ognuno di loro ha amato, ha sofferto, e ha sperato in un futuro senza cicatrici."
- Theodore Ashveil (and me)
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Violet
Dopo due giorni di tensione crescente, finalmente era arrivato il momento di partecipare alla mostra d'arte. Erano le otto di sera, e mi trovavo davanti all'edificio imponente del Museo d'Arte Moderna di Brooklyn.
L'esterno del museo era sobrio, ma aveva una forza silenziosa: le colonne bianche e maestose si ergevano contro il cielo scuro, la loro simmetria rassicurante contrastava con il caos della città. I lampioni lungo il marciapiede proiettavano una luce dorata che faceva brillare le finestre, come se l'edificio custodisse segreti, aspettando solo che qualcuno entrasse per scoprirli.
L'aria era fresca, con quella punta frizzante tipica delle notti d'inverno, e portava con sé l'odore di cibo di strada-il profumo dei pretzel e degli hot dog che si mescolava con l'eleganza dell'ambiente circostante, in un contrasto quasi paradossale.
Ogni passo verso l'ingresso mi faceva sentire il peso della serata. Avevo una missione, eppure non potevo ignorare la bellezza del posto.
La porta principale era un'opera in sé, intagliata con precisione, quasi a raccontare una storia dimenticata. I partecipanti entravano uno dopo l'altro, i tacchi e le scarpe lucide che risuonavano sul pavimento di pietra, un suono che si fondeva con il rumore sommesso delle chiacchiere e delle risate che provenivano dall'interno.
Un nodo di ansia mi strinse lo stomaco. Julian era stato chiaro: quella serata era cruciale. Avrei dovuto incontrare qualcuno, non ero lì solo per godermi l'arte. Se non fosse stato per tutto ciò che stava accadendo, forse avrei persino trovato il tempo di rilassarmi. Forse.
