Evelayn - Parte 6

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La selva magica sembrava ancora diversa rispetto al giorno precedente, e fatto disorientante, Rupert non riuscì a ritrovare la strada nonostante la conoscesse alla perfezione.

Vagarono a lungo in svariati sentieri secondari d'improvviso apparsi in Taria, alcuni dei quali privi di qualsiasi energia magica.

Erano ridotti in cenere.

Varcarli per Evelayn fu doloroso, faticoso.

Sentiva la morte della terra, il patimento degli scheletrici alberi rinsecchiti, le cui foglie giacevano ai loro piedi in un tappeto ingrigito. L'aria era densa, rendendo faticoso persino respirare.

Pareva di muoversi nel fango, ed andò avanti a lungo.

Nulla era rimasto vivo lì, a parte le raccapriccianti e soffocanti percezioni di patimento impresse in qualunque essere prima fosse vivo; la Sacerdotessa le udiva tutte, e per tutte loro soffriva.

Dovette fermarsi in mezzo alla strada a riprendere fiato, stringendosi il petto con una mano.

Le immagini orrende di Marie, Omega e gli altri Ayrweethan che morivano le tornarono con scabrosa vividezza alla mente e pianse.

Se ne stette in ginocchio tra l'erba rinsecchita per un po', che aveva incominciato a ricoprirsi dei lenti e inclementi fiocchi grigi che scendevano dal cielo.

Altra cenere.

E nuovamente quella presenza orribile, spietata, crudele... era lì, che la spiava con il suo fiammeggiante sguardo folle.

"Vattene" intimò rabbiosamente Evie, nient'affatto intimorita, tutt'altro. Era sdegnata da quanto la circondava, infuriata.

Quella morte era dovuta alla presenza che stava avvertendo, tutto attorno a lei lo raccontava. Lo sentiva fino in fondo alle ossa appesantite dall'energia negativa intrisa nell'aria.

La presenza non prestò ascolto e restò lì.

Rupert, che fino a quel momento aveva aperto la strada volando nel tentativo di orientarsi, notò l'esitazione di Evelayn e tornò indietro. Le planò davanti agitando le ali brune, il suo sguardo argenteo lampeggiò, spiccando in quei grigiori come i colori accesi indosso alla Sacerdotessa.

"Suvvia, sollevati Evie. Dobbiamo proseguire. La foresta ha fame, è imprevedibile."

Lei risollevò il volto che aveva nascosto tra le mani e lo guardò stravolta, con i bellissimi occhi blu cerchiati dalle occhiaie.

"Cosa significa...?"

"Vuole nutrirsi. Ha fame, ti dico."

Evie non comprese, ma si rialzò. Le sembrò di intuire fortemente che quella frazione ormai perduta in Taria avesse incominciato a imputridire dall'interno, nella sua parte più intima.

Era... diventata oscurità.

Presto si sarebbe espansa...?

Se il lato marcio della foresta voleva nutrirsi, avrebbe divorato tutto quel che trovava sulla propria strada... così come predetto dall'enigmatico viandante incontrato il giorno prima.

Un tremore la colse e lo cacciò indietro.

Avrebbe offuscato le menti, divorato la Luce.

Sarebbe successo anche a lei e Rupert?

"Hai trovato la via?"

"Non ancora."

Per un attimo il terrore le attanagliò la gola e fu tentata di chiamare Takoda, ma si trattenne.

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