#PUMPFLOWER: 12. TULIPANO - VERO AMORE

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"Hai approfittato di me per tutto questo tempo e per cosa? Degli stupidi soldi. Quanti ne vuoi, eh? Tieni, prenditeli e vattene. Non farti più vedere! Sei solo un povero disgraziato, un ladro della peggior specie"
"Lek, ascoltami..."
"Non voglio saperne più niente, considerati licenziato e se dovessi vederti di nuovo da queste parti non ci penserò due volte a chiamare la polizia! Vattene, bastardo che non sei altro!" mentre dico queste parole cerco di trattenere le lacrime. Sto facendo una fatica immensa ad accusare Moon ma è necessario affinché mia madre possa credere davvero alla storia della nostra rottura. Tutto va secondo copione, vedo Moon cercare di rispondere e successivamente andarsene con la coda tra le gambe. Gran parte della servitù si è affacciata alle finestre attirata dalle mie urla e vedo anche mia madre comparire sulla porta con un'espressione soddisfatta. Vorrei raggiungere Moon per rassicurarlo del fatto che, ovviamente, non penso davvero nulla di quello che gli ho detto ma abbiamo concordato che per qualche giorno non dovremo vederci per non destare sospetti di alcun tipo.

Dopo la perfetta recita rientro in casa fingendomi arrabbiato e vado nella mia stanza per sbollire la rabbia. Una volta chiusa la porta, in realtà, mi lascio scivolare sul pavimento e piango in silenzio per sfogare la frustrazione di quella situazione. Mentre faccio vagare lo sguardo per la camera mi soffermo sul vaso di tulipani che è appoggiato sopra lo scrittoio; la signora Mes, una delle domestiche che mi ha praticamente cresciuto, da quando sono piccolo ha l'abitudine di lasciarmi dei fiori freschi in stanza.
"I fiori sono per le femmine" le avevo detto quando avevo cinque anni "Ma che sciocchezze dice, signorino. I fiori sono per tutti, sono piccoli miracoli di bellezza" qualsiasi cosa dicesse la signora Mes per me era giusta e quindi non vedevo l'ora di trovare quale fiore avesse scelto per me di volta in volta. Una volta, quando avevo circa dieci anni, la signora Mes si era ammalata. Era stata colpita da una brutta febbre e per quasi tre settimane non aveva potuto prendersi cura di me. Insieme ad un'altra domestica le avevo confezionato un mazzo di fiori, erano tulipani di diversi colori anche quella volta, e glielo avevo portato insieme ad un bigliettino in cui le chiedevo di guarire e tornare presto da me. Quando mi aveva visto entrare a casa sua si era commossa e mi aveva detto una cosa che all'epoca non capì con la mia mente di bambino ma che adesso avevo interiorizzato fin troppo bene: "I fiori sono democratici, signorino Lek. Guardi, anche io che sono una povera domestica posso godere di questa bellezza grazie alla sua gentilezza".

Con gli occhi ancoraannebbiati dalle lacrime guardo i tulipani che se ne stanno silenti nel lorovaso, i capini ben eretti verso l'alto. "I fiori sono democratici". Vorrei cheanche il nostro amore lo fosse, caro Moon, vorrei potessimo goderne senza doverdispiacere nessuno.

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