l albero

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Mentre camminavo nel bosco, vidi Leora vicino a un albero che avevo sempre considerato il più bello e antico della foresta. Era il mio luogo di preghiera, un posto speciale dove spesso andavo a riflettere e pregare, immerso nella pace della natura. Ma quella volta, trovai Leora intenta a lasciare delle offerte pagane alla base dell'albero. Mi avvicinai in fretta, sentendo crescere la rabbia dentro di me.

Ezan: "Questo è il mio luogo di preghiera. Cosa pensi di fare?"

Leora: "Sento che qui c'è un'energia speciale, quindi ho lasciato un'offerta."

Ezan: "Questa è un'offesa! Stai rovinando l'albero con la tua magia pagana. Questo è il mio rifugio, un angolo di pace nel cuore della foresta. E poi, questo albero è persino orientato verso la Mecca."

Leora: "Perché non possiamo pregare entrambi qui?"

Ezan: "Perché questo è il mio luogo speciale."

Leora: "Beh, ora è anche il mio luogo speciale."

Ezan: "Perché devi sempre rovinare tutto? Questa foresta è già abbastanza incasinata dalle tue stregonerie. Smettila di peggiorare le cose."

Dissi, incapace di nascondere la mia irritazione.

Leora: "Un luogo di preghiera dovrebbe calmare le persone, non essere motivo di litigi."

Ezan: "Non capisci. Questo è il posto dove posso rilassarmi e pregare in pace."

Leora sospirò, con un'espressione più triste che arrabbiata.

Leora: "Senti, smettiamola di litigare. Se per te è così importante, allora l'albero è tuo, ok?"

Ezan: "Grazie."

Mentre parlavamo, notai qualcosa di imprevisto: Leora non indossava il reggiseno sotto la maglietta, e i suoi capezzoli si intravedevano leggermente attraverso il tessuto. Arrossii, cercando di distogliere lo sguardo e di non farlo notare.

Ezan: "... Sai, sei davvero strana. Non capirò mai perché voi pagani siate sempre così... particolari."

Leora: "Siamo stati oppressi per generazioni. È normale che ora, essendo liberi, vogliamo farci notare."

Ezan: "Capisco. Forse era meglio che mi estinguevate."

Arrossii di nuovo, consapevole di quanto suonasse crudele, ma incapace di nascondere il mio imbarazzo.

Leora: "Sempre così scortese. Ciao, vado."

Leora si allontanò, lasciandomi solo sotto quell'albero che sembrava meno tranquillo di prima. Tornai a casa, dove mi aspettava Sylas. La sua ala stava migliorando, e gli diedi un po' di cibo per corvi. Ormai, mi ritrovavo a tornare nella foresta ogni giorno, sperando di incontrare di nuovo Leora. Lei mi faceva sentire caldo dentro, come se accendesse una luce che non sapevo di avere. E anche se finivamo sempre per litigare, non potevo negare che fosse bellissima, e che quella bellezza mi attirava più di quanto volessi ammettere.

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