Le valigie sono già tutte l'una di fianco all'altra, poste vicino alla porta d'ingresso dove c'è un via vai di gente che entra ed esce per prendere una bottiglia di vino, usufruire del bagno e quant'altro.
Non è un addio, ma un arrivederci se lo sono ripetuti molte volte Manuel e Nicola, eppure ha tutta l'aria di una separazione che il minore non è pronto a reggere.
Se un anno prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato seduto ad un tavolo, circondato da una decina di persone, ma si sarebbe comunque sentito solo e sul punto di singhiozzare per la partenza di suo padre, sarebbe scoppiato in una grossa e grassa risata.
"Conosciamoci meglio e se vogliamo, se va bene, domani ci viviamo anche un futuro", aveva detto e questa frase gli rimbombava costantemente nelle orecchie tutte le notti fino a quando non decise di dargli una possibilità.
Da quel momento il tempo incominciò a volare, a scorrergli tra le dita senza perplesso lasciarlo a mani vuote.
Sorride ora ripensando ai bei ricordi creati insieme: dalla volta in cui si è convinto a restare con lui in ufficio per apprendere del noiosissimo nozionismo aziendale, a quella in cui era riuscito a convincerlo a saltare di nuovo in sella a una moto. Avevano girato tutta Roma insieme di notte, fermandosi qua e là solo per respirare l'ossigeno che finalmente condividevano.
Si erano riscoperti l'uno una proiezione dell'altro: Manuel vedeva, per certi aspetti, quello che potrebbe e sotto sotto vorrebbe essere in un futuro come uomo, come essere umano; Nicola invece riviveva la sua giovane età con occhi diversi, attraverso quelli del figlio a volte, riconoscendo la forza e la maturità che hanno avuto entrambi nell'affrontare determinate situazioni e prendere certe scelte.
Riporta lo sguardo all'altezza degli invitati Manuel, quasi si fosse ricordato solo in quel momento di essere ancora in compagnia della sua famiglia e non solo tra le pareti di camera sua.
Si accorge che suo padre non è presente e con lui manca anche Simone, così li cerca con gli occhi, sbattendo le palpebre più volte per essere certo di non averceli sotto il naso come spesso gli capita quando cerca le chiavi della moto e le ha puntualmente in mano.
Si alza, dando un bacio sulla fronte a Viola e facendo una carezza a sua madre s'incammina a passo spedito verso la porta di casa spalancata per facilitare l'uscita dei piatti che si sono impegnati a cucinare tutti insieme come una vera famiglia.
Si volta verso il salone trovandolo vuoto, ma sente due voci che conosce fin troppo bene provenire dalla piccola cantina dove Nicola custodisce la sua collezione di vini.
Si avvicina a passo felpato, appoggiandosi al muro che dà subito l'accesso alla stanza per non farsi vedere.
"Io non sono un grande intenditore di vini" ride Simone, "forse avresti dovuto chiamare Manuel" aggiunge e sorride il maggiore nel sentirlo anche solo pronunciare il suo stesso nome.
"Volevo proprio parlarti di mio figlio, per questo ho chiesto a te"
Confessa e Manuel sente il cuore iniziare a battergli forte, così forte che ha paura possano sentirlo se dovessero restare entrambi in silenzio ancora per molto.
"Questo è il trasferimento più lungo che farò, poi penso che mi stabilirò definitivamente qua a Roma anche se i miei figli probabilmente mi abbandoneranno per andare a studiare fuori città perché papà n'è che vojamo vive co te pe tutta a vita, giustamente, lo capisco."
Ridono entrambi per l'accurata imitazione fatta da Nicola e si morde il labbro Manuel, ripensando a quella frase che gli aveva detto mesi fa scherzandoci su, ma che in realtà altro non era che una velata bugia perché se potesse, ora, farebbe i capricci come un bambino piccolo e si attaccherebbe alla sua gamba pur di non lasciarlo partire.
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frammenti di quotidianità
Fanficraccolta di momenti che manuel e simone vivono nella loro vita insieme, in vari universi, felici e incuranti dell'opinione altrui.