Una casa che, ormai, non vedevo più come sicura.
Il panico mi assalì. Avevo paura di andare in camera. Quindi, prima di entrarci, feci una breve fermata al bagno, dove cambiai i cerotti che avevo sulle mani. Quel gatto mi aveva fatto proprio male.
Cercando di auto convincermi che non sarebbe successo niente di male, presi coraggio ed entrai in camera. Un'altro pacco. Questa volta, era abbastanza grande.
La mia auto convinzione nel rimanere positiva crollò a picco quando vidi l'orrore che si celava dentro quel regalo. Era un teschio di un gatto, con dentro un biglietto. Disgustata, aprii la carcassa ed estrassi il biglietto. Dentro c'era scritto: ti ha ferita, questo è quello che si meritava.
Mi spaventai, lasciando cadere il teschio insieme a tutto il resto. Esso si frantumò, facendo schizzare pezzi di cranio in giro per la camera. Urlai, ma in casa non c'era nessuno. Nessuno mi sentiva, nessuno si preoccupava per me. Presi la scopa e pulii il disastro che avevo fatto, ma ad un certo punto un rumore mi fece bloccare. Erano come dei passi. Li potevo sentire mentre avanzavano su per le scale. Ero terrorizzata. Mi nascosi immediatamente in un armadio, il più piccolo, dove entravo a fatica, per non farmi trovare. Sopra di me, creai una montagna di vestiti per non farmi vedere in caso avesse aperto l'armadio.
Qualcosa aprì di scatto la porta, rimanendo un attimo esitante sul da farsi. Poi fece dei passi in avanti. Sentivo che apriva cassetti, armadi, astucci...ma non capivo cosa stesse cercando. Non potevo veder nulla, cercare di muovere un minimo l'anta per controllare sarebbe stato troppo rischioso, avrebbe fatto rumore.
Si bloccò. Non si stava più muovendo. Infine sbatté le mani contro l'armadio dove ero nascosta e tirò un urlo di rabbia.
Rimasi ferma lì dentro per più di due ore, aspettando che se ne andasse. Quando finalmente lo sentii uscire dalla casa, lentamente aprii le ante dell'armadio. La mia stanza era un completo disastro. I vestiti erano ovunque, le cose che prima erano sulla scrivania ora erano tutte a terra e uno dei miei cuscini aveva un odore strano. In mezzo a tutte le cianfrusaglie sparse in camera mia, c'era anche un biglietto: perché non ti piacciono i miei regali? Ho impedito alle persone o agli animali che ti facevano del male di ferirti ancora...e continuerò a farlo...loro non ti meritano. Non ti danno la giusta importanza...ma io sì. Per me sei la cosa più importante.
Mi guardai intorno, forse avrei dovuto rispondergli. Per quanto ancora sarebbe andata avanti questa storia?
Alla fine non gli risposi, piegai il biglietto e lo misi dentro il primo scaffale del comodino situato vicino al mio letto. Iniziai a sistemare la mia camera e, quando ebbi finito, mi sdraiai un attimo sul letto. Avevo sonno, ma non riuscivo a dormire. Andai in cucina e mangiai qualcosa, poi sentii i miei genitori aprire la porta di casa. Erano tornati. Chissà dov'erano andati. Guardai meglio e vidi che avevano dei sacchi della spesa in mano. Tra me e me pensai -sono andati a far la spesa, cosa avranno preso?-.
Andai a controllare le borse della spesa. Nulla di nuovo. Sempre le solite cose che compravano loro.
Gli avrei dovuto dire che qualcuno era antenato in casa? No...non mi avrebbero mai creduta. Avrebbero sicuramente pensato che mi fossi inventata tutto solo per attirare l'attenzione. Come fanno sempre, d'altronde. Quella sera chiusi le finestre di camera mia prima del solito, per evitare ulteriori intrusioni.
Mi veniva da piangere. Non avevo ne fame, ne sete, ne sonno. Ma avevo bisogno di sfogarmi. Di dirlo a qualcuno.
Così il giorno dopo tornai all'ospedale, dove si trovava la supplente. Prima mi assicurai che stesse bene, poi le chiesi:
"Prof...se le dicessi una cosa, rimarrebbe tra di noi?"
"Ma certo". Mi rispose annuendo.
"Io...credo...no, io so...che qualcuno mi sta spiando".
"Non puoi esserne certa..."
"È entrato in casa mia! Nella mia dannata camera! E cercava me! Ne sono certa!"
"Perché non lo hai detto ai tuoi genitori?"
"Perché loro non mi crederebbero!"
"Dobbiamo avvertire la polizia".
"E cosa crede che faranno? Niente. Esattamente come hanno fatto per la scomparsa della mia vecchia prof!"
"Se è vero quello che dici, stai rischiando la vita!"
"No...non credo. Non io".
"C-cosa?"
"Credo che questa persona mi veda come un qualcosa da proteggere...cerca solo le persone o le cose che in qualche modo mi feriscono e poi..."
"E poi cosa?"
"Poi le fa a pezzi e me li regala".
"Cosa ti ha regalato?"
"Dei peluche, una collana, un teschio di un gatto e...e...e la mano e l'orecchio della mia ex insegnante".
"Dove li hai messi?"
"Li ho bruciati. Avevo paura".
"Posso capire. Per essere un piccolo paesino sperduto hai confini del mondo ne succedono di cose eh?"
"Già.." Ridacchiai. Non perché ero felice, ma per allentare la tensione. Stavamo per tornare al nostro discorso quando l'infermiera mi chiamò per uscire dalla stanza. L'insegnante si raccomando di tornare il giorno dopo e a quel punto pensai -chissà se ci arriverò a domani-.
Uscii dall'ospedale, cercando la mia bici. Quello che trovai insieme ad essa, fu una spiacevole sorpresa. Michael e i sui amici si erano radunati intorno alla mia bicicletta e sembrava proprio che aspettassero me.
"Ehi, palla di neve! Dove credi di andare?"
Esclamò Michael, con tono da prepotente.
"Voglio solo tornare a casa". Dissi.
"E chi ti dice che te lo permetteremo?"
"Io. Ora levatevi dalla mia bici e andatevene!"
"Ooh...la signorina sta iniziando a tirar fuori il suo vero carattere per una volta!"
"Lasciami in pace!"
"Ma chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo? Voi essere picchiata? Come dalla nostra insegnante? Perché a te piace no? Puttana".
A quel punto non ressi. Gli corsi incontro e lo aggredii. Gli graffiai il volto e le braccia fino a quando uno dei suoi amici non mi prese scaraventandomi a terra. Iniziarono a prendermi a calci, ma per fortuna un'infermiere li vide e li fece scappare. Mi riportò nell'ospedale, dove mi fece sedere in sala d'attesa. Dopo qualche ora, mi fecero una visita di controllo per vedere se stessi bene.
Quando mi fecero tornare a casa, non persi tempo e corsi in camera mia. Lì, non trovai più i regali che mi aveva dato la persona misteriosa. Andai dai miei genitori per chiederli spiegazioni e mi dissero di aver buttato anche quelli. Infuriati, dissero che avevano buttato i miei peluche per una ragione, perciò non mi sarei dovuta permettere di crearne o comprarne altri. Ero triste e terrorizzata allo stesso tempo. Ora cosa avrebbe fatto? I miei genitori avevano buttato i SUOI regali! Mi avrebbe uccisa? O cosa? Ormai era troppo vicino, sentivo come se da un momento all'altro potesse arrivarmi da dietro e accoltellarmi.
Quella sensazione non mi lasciò in pace fino a quando non andai a dormire.
Il mattino seguente, quando mi svegliai, non sentii i miei genitori parlare come al solito. C'era solo silenzio.
-Saranno andati a lavoro prima- Pensai.
Feci colazione, mi preparai e uscii dalla porta principale. Rimasi perplessa quando vidi tutte e due le macchine dai miei genitori ancora parcheggiate nel garage. Non erano andati al lavoro? Magari stavano ancora dormendo.
Come facevano sempre loro, me ne fregai e corsi dalla prof in ospedale.
Tronammo al discorso del giorno prima e lei, intelligentemente, mi domandò:
"Credi che la persona che sta architettando tutto questo sia un maschio o una femmina?"
"Beh...per aver rapito e torturato la mia ex professoressa, credo che sia un maschio...e anche parecchio forte".
"Sei sicura al cento per cento che non ti farà dal male?"
"Sono piuttosto sicura di questo, ma ho sempre timore che succeda qualcosa, specialmente ora che i miei genitori hanno buttato via i suoi regali".
"Hai visto i tuoi genitori oggi?"
"Effettivamente, ora che ci penso, no. Ma mi sembrava normale".
"Vai, corri a vedere come stanno!"
"Ma...l'ora delle visite non è ancora terminata..."
"Vai!"
Ripresi la bici, dirigendomi velocemente verso casa. Le auto erano ancora parcheggiate fuori. Aprii la porta di scatto e corsi in ogni singola stanza della casa. Come ultima, lasciai la camera dei miei genitori. Avevo paura di entrare. Cosa ci avrei trovato?
Poteva essere tutto, come niente.
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OUT OF THE ROUTINE
Mystery / ThrillerUna ragazza di 18 anni, vive in una spirale di depressione e infelicità in un paesino nel quale nessuno si cura di lei. Ogni giorno è lo stesso identico incubo e ogni cosa sembra la stessa fino a quando una serie di eventi la faranno uscire dalla s...