Iniziammo a ballare. Era stranamente bravo, non me lo sarei mai aspettata.
Dopo un po', mi chiese di cantare.
"P-perché vuoi che canti?"
"Perché? E me lo chiedi anche? Io amo la tua voce! Così come..."
Si bloccò, poi concludendo esclamò: "Dai, canta!"
"Sinceramente...non saprei neanche cosa cantare..."
"Vuoi che ti metta io una canzone?"
"Sì...forse è meglio".
Si avvicinò alla radio. In quel momento, mi assalì un attacco di panico. Tentai di scappare, andando verso l'ingresso, ma lui riuscì a bloccarmi. "Dove vai?" Chiese con tono stizzito.
Mi scaraventò contro una parete, stringendomi i polsi. Non riuscivo più a muovermi. Le sue ginocchia mi bloccavano le gambe e le sue mani iniziarono a salire leggermente fino a prendere le mie. Stavo iniziando a tremare.
"Sei proprio bella quando sei spaventata, lo sai?"
La maschera veneziana che indossava era a qualche millimetro dal mio viso. In quel momento riuscii a vedere i suoi occhi. Erano grigi, con una nota di azzurro. Simili a quelli del ragazzo che avevo incontrato al bar, ma diversi in alcuni dettagli. Per esempio, quelli di Luke erano più azzurri, i suoi invece più grigi.
Continuava a fissarmi. O mi guardava dritta negli occhi, oppure spostava il suo sguardo sulle mie labbra.
Per una frazione di secondo, spostò leggermente la gamba, così colsi l'occasione e riuscii a liberarmi. Con una mano, colpii la maschera che indossava, facendola cadere. Sì girò di scatto, coprendosi il volto, indeciso se scappare o inseguirmi. Anche io ero indecisa su cosa fare. Volevo scappare, ma allo stesso tempo volevo vedere il suo volto.
Quando mi girai per vederlo, aveva già ripreso la maschera. Avevo appena sprecato l'occasione di scappare. Non mi mossi più. Rimasi ferma ad aspettare che venisse a prendermi.
Lui si avvicinò lentamente, chiedendo preoccupato: "C'è qualcosa che non va? Stai bene?"
Lo guardai. Non credevo che gli importasse veramente di me. Decisi di rispondergli: "I-io...vorrei vedere il tuo volto".
"Oh...temo che questo non sia possibile..."
"Perché?"
"Devi capire...sono un mostro. Ho una faccia orribile. Sin da quando ero piccolo, tutti i ragazzi della mia età mi prendevano in giro. Anche i miei genitori continuavano a dire che ero uno scherzo della natura...se tu mi vedessi, sono sicuro che penseresti lo stesso".
"No. Assolutamente, no. Te lo prometto".
Un mostro? Quando gli toccai il viso al buio mi sembrava una persona normalissima.
Esitò un po', infine mise le mani sulla maschera. Stava per toglierla quando affermò: "Scusa, io non ce la faccio! Se tu mi odiassi, se tu pensassi che io sia un mostro...se tu vedessi il mio viso e ti facesse schifo...non riuscirei più a vivere!"
Feci un grande sospiro, poi gli parlai: "E se ora spegnessi tutte le luci e ti togliessi la maschera? Non ti vedrò, toccherò semplicemente il tuo viso per capire com'è fatto, come l'altra volta".
Annuì, poi andò a spegnere tutte le luci. Quando tornò, appoggiai le mani sulla maschera e gliela tolsi. Non feci in tempo ad appoggiarla che iniziò a baciarmi. Feci cadere la maschera, andando ad appoggiare entrambi le mani sul suo petto. Per la prima volta da quando ci "conoscevamo" non tentai di liberarmi o scappare. Lo stavo baciando come lui stava baciando me. Per qualche secondo tentò di alzarmi la gonna, ma lo bloccai. A quel punto mi prese per le cosce, mettendomi con la schiena contro il muro, iniziando a baciarmi il collo. Cercando di farlo smettere un attimo chiesi: "P-puoi...puoi dirmi...a-almeno il tuo n-nome?"
Sì bloccò, appoggiando la testa sul mio petto, ascoltando il battito del mio cuore.
"Come mi chiamo io?"
"S-sì..."
"Vince...il mio nome è Vince".
"È un'abbreviazione di Vincent, vero?"
"Non ne sono certo, non so neanche perché i miei genitori mi abbiano dato questo nome. Non mi piace neanche".
"Io trovo che sia molto bello".
"Davvero?" Esclamò alzando la testa.
"Sì". Gli risposi ridacchiando e accarezzandogli i capelli. Aveva dei capelli veramente morbidi. Per un attimo tolsi la mia mano dalla sua testa e lui sbuffando disse: "No...ti prego continua..."
Rimisi la mano nei suoi capelli, ricominciando ad accarezzarglieli. Lui accostò il suo volto in mezzo al mio petto, facendomi trasalire. Poi, esclamò: "Hai un bel seno". Arrossii. Ma perché diceva quelle cose?
"Porti una quarta?" Continuò.
"N-non sono domande da fare!" Affermai, ormai rossa come un semaforo.
Cosa avrei dovuto fare? Non mi era mai capitata una situazione del genere.
Mollò le mie gambe, appoggiandomi per terra. Infine mi abbracciò. Era un abbraccio triste, quasi di addio. Anche se sapevano entrambi che non se ne sarebbe andato. Non mi avrebbe mai lasciata in pace. Non mi avrebbe mai detto addio.
"Potresti gentilmente lasciarmi andare?" Chiesi, cercando di spingerlo via delicatamente. "Mai..." Rispose, mettendomi una mano sui capelli e portando la mia testa sul suo petto. "Mollami, per favore". Dissi, sta volta con tono più deciso. Lui a quel punto urlò: "No, mai! Perché continui a cercare di allontanarti da me? Perché mi respingi ogni volta? Cos'è che sbaglio? Dimmelo! Dimmelo e non lo farò più!" A quel punto lo scaraventai via, affermando: "Uccidere! Smettila di uccidere!"
Mi guardò scioccato, sgranando gli occhi.
"Uccidere? Devo smettere di uccidere? Ma ti rendi conto che io ho iniziato a farlo solamente per te!? Lurida ingrata!"
Mi spaventai, guardandomi intorno nell'oscurità cercando una luce. Credo che lui se ne accorse e subito cercò di farsi perdonare: "Scusami, scusami! Non volevo urlarti contro in quel modo. Però devi capire. Io ho ucciso solamente per aiutarti, non sono un assassino. Ti ho aiutata o no?"
"S-sì..."
"Allora significa che ho fatto una cosa giusta".
Rimasi immobile a ragionare. Era vero, mi aveva aiutata, ma a qualche costo?
Iniziai a scappare nel buio sperando di trovare l'uscita, ma lui riuscì ad afferrarmi per la gonna. Non intenzionalmente, me l'abbassò, facendomi cadere. Pur di riuscire ad evadere da quella sua prigione, me la tolsi completamente.
Faceva freddo, ma ora era più comodo correre. Non ero molto veloce e la gonna rallentava ancor di più i miei movimenti.
Quando si rese conto di esser riuscito ad afferrare solamente la gonna, iniziò ad urlare: "Perché scappi? Ti ho detto che non ti farò del male! Dove vai?"
Non capivo se era più inquietante lui in se oppure il fatto che non si rendesse conto che quello che stava facendo era incredibilmente raccapricciante.
Vidi per un attimo la luce dell'uscita, ma lui riuscì ad afferrarmi. Mi attirò a se, sedendosi sul pavimento e facendomi sedere a mia volta:
"Ora non scapperai più...mai più. Rimarrai con me ogni istante della tua vita!"
Il panico mi pervase mentre una delle sue mani iniziò ad accarezzarmi la coscia.
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OUT OF THE ROUTINE
Mystery / ThrillerUna ragazza di 18 anni, vive in una spirale di depressione e infelicità in un paesino nel quale nessuno si cura di lei. Ogni giorno è lo stesso identico incubo e ogni cosa sembra la stessa fino a quando una serie di eventi la faranno uscire dalla s...