3. La fuga🧚‍♀️✨️

44 17 40
                                    

꧁☆♛☆꧂

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

꧁☆♛☆꧂

La vista offuscata non le permise di capire dove fosse.
Qualcosa la copriva, riparandola dalla brezza che le solleticava il naso e le muoveva leggermente le punte scure dei capelli.

Riacquistò dopo un paio di secondi la vista, riuscendo a distinguere le pareti della sua camera.

Ma non era sola.

Qualcosa, o meglio, qualcuno, giaceva lì accanto a lei.

Lo sentiva poiché le bloccava le gambe, standoci sopra.

Le accuse che il padre le aveva rivolto riaffiorarono nella sua mente e la verità la colpì in pieno.

Suo padre non l'aveva mai voluta.

Aveva pregato notti e giorni affinché l'ultimo figlio fosse un maschio, e scoperto il contrario, l'aveva sempre disprezzata, accusandola di essere una disgrazia.

L'aveva chiamata puttana, perché la notte della sua terza eclissi di luna, era andata per la sua prima volta a letto con una guardia con cui era cresciuta, e con cui  giocava insieme nei prati della reggia quando erano entrambi piccolini.

L'aveva chiamata Senzaluna, perché si occupava del suo popolo, del quale il padre non aveva interesse.

E lei si era sempre sentita in colpa.
Si era sempre addossata colpe non sue.
Si preoccupava per i Senzaluna, a cui suo padre non aveva mai rivolto un pensiero, si sentiva in colpa quando, la madre era costretta a guardarla soffrire, mentre veniva picchiata o rimproverata.

Lo sguardo sofferente della madre  era sempre stato un suo punto debole, il suo chiodo fisso: teneva lo sguardo basso, pur di non vedere il suo dispiacere negli occhi, pur di non vederla patire, mentre soffrivano insieme.
Com'era ingiusto il sistema, che condannava le donne a farsi da parte. Lei si era ribellata, e quelle erano state le conseguenze.

Ripresa del tutto coscienza, ricordandosi l'accaduto della sera prima - o almeno, quanto poteva ricordare - il pensiero che da tanto le attraversava la mente iniziò a pulsare, come a dirle che era il momento giusto.

Si mise seduta sul letto, e riconobbe sua sorella Ava. Al contrario dell'altra sorella, Violet, con la prima aveva sempre avuto uno stretto legame.

Come in quel momento, ogni volta che lei tornava da qualche tortura subìta dal padre, Ava era lì permprendersi cura di lei.

Invece, Violet, che era la sorella maggiore, l'aveva rimproverata riguardo qualsiasi suo gesto, ricordandole sempre delle conseguenze.
Ovviamente, Gwendalyn non le aveva mai dato dato ascolto, certa che i suoi comportamenti derivassero dal fatto che era gelosa del suo coraggio, che la sorella invece non aveva.

Aprì l'armadio, e iniziò a raccogliere più vestiti possibili, più lunghi erano meglio era, e iniziò a legarli tra loro con nodi stretti.

Le tornò in mente il laccio con cui era stata legata al palo, e un brivido le percorse la schiena.

I polsi presentavano ancora i profondi solchi del laccio, e la schiena bruciava a ogni movimento.

Lo legò alla zampa dell'armadio, e iniziò a calarsi dalla finestra, cercando di non guardare giù.

Trattenne il fiato durante la scalata, alternando la forza per reggersi a dei piccoli salti nel vuoto e stette attenta a non farsi vedere.

Diverse volte era scappata da palazzo, e stavolta, essendo notte, il buio era dalla sua parte.

Scavalcò le mura attenta a non farsi scoprire, e una volta fuori dal palazzo iniziò a correre.

Non pensò a nulla, corse e basta.
Corse finché ebbe fiato, finché le gambe non le cedettero, finché non  si accasciò a terra, stanca.

Quando, dopo che si riprese, alzò la testa, si accorse di essere nel Bosco della Luna.

Spaventata ma incuriosita, iniziò a vagare.
Ma soprattutto, era libera.
Non si sarebbe piu fatta toccare da nessuno, non si sarebbe mai più fatta comandare.

Sorrise, sia al pensiero della libertà ma anche pensando al fatto che stesse ridendo quando si trovava nel Bosco più pericoloso di Lunapiena.

Il Bosco di Lunapiena: diverse erano le leggende su quel posto, e poche volte concordavano.

C'era chi diceva che la foresta fosse avvolta da una nebbia, che vendeva difficile orientarsi, e che fosse in grado di procurare visioni.
C'era chi diceva di aver visto fiori luminescenti,  le cui proprietà erano sconosciute.
C'era chi diceva di aver udito dei sussurri portati dal vento,  che avvisavano su possibili avvenimenti, narrati come profezie.
C'era chi diceva di aver visto creature mistiche, dotate di organi luminosi o parlanti lingue incomprensibili.
C'era chi diceva che, una volta uscito, si fosse accorto che lì il tempo scorreva diversamente.

Poche, pochissime erano le persone che erano riuscite ad uscire,  e quelle poche raccontavano versioni contrastati.
Si era dunque ipotizzato che il Bosco cambiasse in base ai cicli lunari.

Spinta dalla curiosità, si addentrò nel Bosco, sperando di compiere la giusta scelta.

Percorse i sentieri camminando tra alberi dall'aspetto surreale e fantasioso, con tronchi che si intrecciavano, oppure formavano vere e proprie facce narranti profezie incomprensibili, a cui Gwen non prestò attenzione, e foglie che cambiavano colore.

Si specchiò nelle acque cristalline di piccoli stagni, abitate da pesci di colori sgargianti, che cantavano. La principessa rise, divertita.

Tra il fogliame camaleontico scorse diverse fate, piccoli essere che si aggiravano nascondendosi nell'ombra.

Scorse anche lei diverse creature, assomiglianti a quelle del suo regno ma con particolari diversi, come un pelo luminoso, corna o ali che normalemente non avevano. 
Alcuni sembrano fatti di pura luce o nebbia e attraversavano alberi e rocce, apparendo e scomparendo a piacimento.

Passeggiavano tranquilli nel Bosco, e scoccavano occhiate curiose  alla  ragazza, senza infastidirla.

Alcune caverne scoprì essere dei portali, e toccando alcuni fiori luminosi gli tornarono alla mente dei ricordi del suo passato,  come i momenti passati con Ava e scene quotidiane della sua vita al castello: erano fiori con memorie.

Meravigliata, continuò a girare intorno, riscoprendo rovine di vecchi palazzi ricoperti da piante di edera, e fuggendo da creature come lupi e orsi, ma anch'essi con caratteristiche diverse.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma continuò a scoprire quel meraviglioso posto, così lontano dalle sue aspettative.

Come poteva qualcosa di così bello, ritenuto pericoloso?

Poi, la vide: incastrata tra rovi di rose, la Spada Lunargento.  Non sapeva com'era realmente fatta, ma seppe che era lei.

꧁☆♛☆꧂

𝕽𝖊𝖕𝖊𝖓𝖙𝖆𝖈𝖊 - Sangue RealeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora