09. Portici

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La seguo dall'uscita di Palazzo Nuovo fino ai portici di via Po. È giovane, forse più giovane di chiunque, prima dei lei (anche lei ha quella cosa, quindi l'età o il sesso non contano. Conta solo quella cosa). Sto a qualche metro dietro di lei, la vedo muovere la testa verso destra quando qualcosa attira la sua attenzione dalle vetrine, ma senza rallentare. Fino al negozio di vestiti e accessori. Mi fermo per prendermi una sigaretta, con calma, e mentre fingo di cercare l'accendino nelle tasche guardo il suo profilo. I suoi occhi sono sulla vetrina, ma non sta guardando, è come se fosse persa nei ricordi. So a cosa sto pensando, anche io ricordo Videomusic con dolcezza. Ma lei come fa a provare questi sentimenti? È troppo giovane. Ora l'età conta, invece. Eccome se conta! Questa cosa mi fa incazzare. Come può provare nostalgia per qualcosa che non ha vissuto? Devo calmarmi, restare concentrato, non devo fare l'errore della settimana scorsa con quel ragazzo. 

Riprendiamo a camminare fino ai box dei libri. Mentre lei curiosa tra i banchi e io fingo di cercare qualcosa di mio gradimento tra gli usati, ho occasione di guardarla più da vicino. A volte sembra dare occhiate distratte, altre volte il suo sguardo si fa più attento, ma alla fine delle bancarelle sono un po' deluso che non si sia fermata a comprare qualcosa, ero curioso di capire quali fossero i suoi gusti. Ma forse è meglio così. Camminiamo insieme ancora un po', poi quando dai portici vedo già Piazza Castello aprirsi a noi tutti i miei intenti spariscono. 

Non ho molte occasioni di camminare con qualcuno per le vie del centro, di sbirciare tra i libri da comprare o fermarmi davanti a un negozio a ricordare qualcosa del nostro passato, persino di arrabbiarmi. Così la lascio andare, quando attraversa e si avvia verso via Garibaldi io giro per i giardini reali bassi, infilo le mani nelle tasche e me ne torno verso casa a mani vuote. 


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