06. Perversione

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Non posso farlo. Nemmeno quando il cavalluccio marino affoga sotto litri di birra o resta imprigionato dentro una bottiglia. Non posso e basta.
Tutto sta nel controllo. Io che bevo e allora lo perdo, io che solo in quel modo lo ottengo davvero su me stesso, io che ho voglia di cederlo. Io che sto davvero bene solo quando lo sottraggo alle mie vittime.

Me ne sto per i fatti miei con la mia consumazione, la mente sgombra. Poi un dettaglio, il tono di una voce, materiale di un vestito o di accessorio. Dei pantaloni, una cintura, quel tipo di scarpe, una maglietta, un bracciale a fascia… piccole scintille nere che mi accendono qualcosa dentro. E ho solo voglia di scivolare giù dallo sgabello e cadere sulle ginocchia e… devo smettere di bere.

Lascio il bicchiere pieno per metà (perché in fondo sono un tipo ottimista) e me ne vado. Non posso smettere di uccidere, quindi devo smettere di desiderare cose che non posso avere. Anche fantasticare è doloroso. Quanto piacevole. È questo il problema. Ed è per questo che bevo di rado.

SKritto con il sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora