Correrò sempre da te

40 7 65
                                    

14 ottobre, 2008



L'alba sopraggiunse senza che Riley se ne rendesse conto. Sollevò le palpebre come se non le avesse mai davvero chiuse, come se la notte non fosse mai scesa. Era volata in un battito di ciglia, lasciandola in uno stato di dormiveglia tutt'altro che sereno.

«Autumn», mormorò prima ancora di muovere un muscolo. Fissava gli alberi ingialliti oltre la vetrata senza vederli realmente. Nella sua testa riecheggiava ancora la voce del cronista, talmente vivida che si sorprese di non vederlo accomodato sulla poltrona nell'angolo, con le gambe accavallate e il manifesto ben teso tra le mani perché il pubblico potesse leggerlo con attenzione.

Ricordava ogni parola, così come lo smarrimento che aveva provato - e che provava ancora - nel sentir raccontare la vita che Autumn aveva vissuto in quegli anni dopo aver lasciato Redwood.

Riley si mise a sedere, intontita dalla stanchezza e dai postumi della sbornia che quel cocktail di emozioni le aveva procurato. Eppure, la domanda che l'aveva travolta la sera precedente e che l'aveva accompagnata per l'intera durata del notiziario era ancora lì.

Com'era possibile che la ragazza scomparsa fosse proprio Autumn?

L'inviato con cui era stato stabilito il collegamento aveva detto di trovarsi a Barn, un paesino a circa trenta miglia da Newport, in Tennessee, non lontano dal North Carolina. A quanto pareva, Autumn viveva in un luogo, se possibile, ancora più simile a una di quelle miniature nelle palle di vetro che si vendono nei negozi di souvenir di quanto non fosse Redwood. Qualche bar lungo le strade secondarie, una waffle house, una distilleria e pochi negozietti che vivevano della reciproca e longeva conoscenza degli abitanti. Il massimo del dinamismo che Barn aveva da offrire erano alcuni cantieri per la costruzione di case di villeggiatura per gli abitanti della città stressati dalla frenesia quotidiana e in cerca di una piccola fuga nei weekend. Non esattamente il centro culturale dello stato.

Da ragazze, lei e Autumn avevano fantasticato innumerevoli volte sul giorno che avrebbero lasciato Redwood e la gretta provincialità che le stava soffocando. Il sogno di Autumn era trasferirsi a New York, a San Francisco, Chicago, o persino Seattle, immersa tra palazzi che accarezzano il cielo, musei e strade gremite di persone a cui non importa un fico secco di chi sei o chi ami. Quel sogno aveva finito col diventare anche il suo. Il desiderio di perdersi con Autumn in mezzo a una folla di sconosciuti troppo impegnati a correre a lavoro, o a casa, o a prendere i figli da scuola per giudicarle, l'aveva affascinata. Forse era stato anche quello il motivo per cui aveva scelto di frequentare un corso di fotografia di medio livello a New York invece di aspirare a quello offerto dall'Arizona State University. Benché il suo corso fosse reputato uno dei migliori, Tempe non era una città ancora troppo provinciale perché potesse considerare mantenuta quella vecchia promessa.

Invece, Autumn l'aveva tradita. E non solo quella.

Lavorava in una comunità appartenente a una qualche ramificazione mormonica che si occupava del recupero e del reinserimento di ragazze problematiche. Riley non riusciva ancora a crederci. Ascoltare quelle parole era come sentirsi dire che la persona che aveva conosciuto non fosse mai esistita. La ragazza con cui aveva diviso passioni, sogni e segreti avrebbe preferito chiedere a un qualsiasi giudice di contea la pena di morte piuttosto che accettare quella vita. Eppure, stavano parlando proprio di lei.

Era stato il pastore a capo della comunità a denunciare la scomparsa di Autumn quando, dopo essersi assentata dai corsi della mattina che avrebbe dovuto tenere, non si era fatta viva per l'intera giornata. Camera in ordine, telefono staccato, nessun effetto personale mancante. Il capitano della polizia locale, un certo Foster, aveva detto che era come se fosse svanita nel nulla e ormai erano trascorsi più di tre giorni dalla sua sparizione. Non aveva nascosto le difficoltà dell'indagine, in assenza di testimoni, riprese delle (di sicuro poche e risalenti alla guerra del Vietnam, avrebbe scommesso Riley) telecamere cittadine e indizi, insinuando persino che Autumn potrebbe aver scelto volontariamente di allontanarsi. A detta sua, non era insolito che le persone decidessero di prendersi una pausa dalla routine.

Missing AutumnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora