6. La storia della farfalla

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Noah

Oggi è venerdì, il che significa una sola cosa: domani mi toccherà andare da mio padre e sentire le sue lamentele solo perché, per una volta, non ho eseguito gli ordini.

Non credo ci sia alcuna parola in grado di esprimere realmente quanto lo odi, e di sicuro la donna che ha sposato dopo il divorzio con mia madre non migliora la situazione.

Il fatto è che la mia famiglia è tutta un po' una merda, un vero e proprio disastro.

Prima no. Una volta eravamo una famiglia felice, serena e unita. Ma dopo il divorzio tutto è andato in pezzi.

Ho cercato disperatamente di salvare il salvabile, tenere insieme i cocci di una realtà che non esisteva più, ma quando mia madre è morta sono crollato. Ho iniziato a eseguire gli ordini, a fare ciò che mi veniva detto senza pensarci, perché era più facile. Perché non sapevo cos'altro fare. Perché ero disperato e perso, e mi ero convinto che, se fossi stato bravo e avessi fatto ciò che mio padre voleva, mi avrebbe amato. Mi ero aggrappato alla disperata speranza che quell'uomo freddo e minaccioso mi avrebbe ascoltato e sostenuto, che ci sarebbe stato quando ne avrei avuto bisogno.

Non era accaduto, ovviamente.

Avevo solo sette anni quando il tribunale ha emesso la sentenza: mia madre non avrebbe più avuto alcun diritto di vedere me e mio fratello. Adler ha sfruttato subito l'occasione; lui e mamma non avevano mai avuto un bel rapporto, probabilmente perché mio padre l'aveva sempre plasmato e influenzato. Sperava che sarebbe diventato il suo erede perfetto e, invece, Adler aveva finito per odiare entrambi i nostri genitori a morte. Così ora tocca a me.

Ho continuato a vedere mia madre di tanto in tanto, all'insaputa di mio padre e mio fratello, ma non era la stessa cosa. Mi veniva a prendere a scuola, andavamo a fare merenda in un qualche bar troppo di nicchia perché il resto della famiglia potesse vederci, e parlavamo. Si trattava, però, di incontri brevi e molto poco frequenti.

Mi mancava molto la sua presenza a casa, averla accanto a me nei momenti brutti, e quando mi veniva a dare la buonanotte e mi rimboccava le coperte.

Mi ricordava che potevo essere chi volevo, che gli errori sono umani e che non sarei mai stato solo.

Tuttavia, dopo quella sentenza, lo diventai.

A pochi giorni dal mio ottavo compleanno, mio padre annunciò di aver trovato una nuova compagna, Emily, che poco dopo si trasferì da noi. Adler si legò presto a lei più di quanto avesse mai fatto con nostra madre, mentre io ancora lottavo per tenere insieme le mie diverse realtà; non ero pronto ad accettare che non potessero coesistere.

A nove anni, mio padre e Emily si sposarono con una cerimonia esageratamente costosa in cui tutti erano felici tranne me. Ho questo ricordo indelebile di mio padre, Emily e Adler stretti davanti alla torta, felici come non mai davanti al loro nuovo inizio... Mentre io ero in un angolo, solo, e mi sforzavo di non piangere.

Mi sono sentito inadeguato, fuori posto e sbagliato. Ho creduto di essere io il problema, mi pareva di soffocare dentro quel quadretto di una famiglia all'apparenza perfetta di cui non volevo fare parte.

La mattina dopo, mi venne annunciato che mia madre aveva un tumore.

La sensazione del mondo che mi crollava addosso è ancora vivida nella mia mente, e temo che non se ne andrà mai. Avevo solo nove anni, ma ero costretto a portare un peso più grande di me.

Adler rimase indifferente alla notizia. Quando chiesi a mio padre un minimo di aiuto, di supporto, di consolazione, mi accusò di essere egoista, di volere che lui rinunciasse alla sua felicità per degli sciocchi capricci.

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