Capitolo 26

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Buonasera e ben trovati :)

A voi il nuovo capitolo


«Sono andata a cena casa di un amico.»

Mi pentii un attimo dopo averlo detto.

«E il tuo fidanzato cosa dice?»

Non l'avevo informata su Rino. Pensava facesse ancora parte della mia vita.

«Niente. E poi, è solo un amico.»

Non volevo rivelarle di Matteo. Appena aveva saputo del mio ex si era sapientemente prodigata a ricordarmi come mi avrebbe presto lasciato per mettersi con qualche sua collega dell'università, più matura di me. Che poteva dargli più di me, visto che Rino proveniva da una famiglia benestante.

«Glielo hai detto?» insisté.

«No, mamma. Ora fatti gli affari tuoi e continua a guardare i tuoi programmi e copiare il make-up delle presentatrici.» dissi contenendo a stento lo sprezzo, alludendo alle riviste aperte che passo dopo passo indicavano come replicare trucco e parrucco della presentatrice che ora sgambettava nella tv accesa.

«Oh, tu non mi rispondi così! Questa casa non è tua e non torni all'ora a cui ti pare.»

«Sono le dieci e mezza, non è tardi...» mi avvicinai, sovrastandola con la mia altezza «... e questa casa non è nemmeno tua.» la schernii.

Provò a tirarmi uno schiaffò. Non ci riuscì. Le bloccai il polso con facilità e l'allontanai.

«Ti ha lasciato vero? Non stai più con Rino.»

«Non ti riguarda.»

«Ha fatto bene.»

«L'ho lasciato io.»

«Hai fatto bene, anticipare le mosse altrui è sempre una scelta giusta.» tentò di ferirmi.

Cercai di controllare il respiro. Ero abituata alle sue stoccate. Da diciotto anni le incameravo e lasciavo che mi traumatizzassero e facessero sentire sempre più inadeguata. Iniziavo ad essere stanca.

«Ti consiglio di lasciare anche questo tuo amico prima che lo faccia lui. Non sai tenerteli i maschi, sei inadeguata.»

Le puntai un dito contro.

«Sono inadeguata perché lo sei tu come madre. Perché per anni mi hai usato per scaricare il tuo senso di irrealizzazione.»

«Irrealizzata io? Ma ti senti? Io ho ancora una vita davanti e so come andarmela a prendere. Tu non sai nemmeno da dove partire.»

«No, mamma. Tu non andrai da nessuna parte perché sei una stronza e una fallita.»

Quella volta il ceffone arrivò. Accolsi il dolore, lo smorzai con il senso di liberazione per averle risposto. Forse lo avevo fatto tre o quattro volte in totale, compresa quella. Iniziai a credere che non sarebbe stata l'ultima volta. Che ne sarebbero seguite altre.

«Bravissima, mamma. Così si fa. La prossima volta, più forte.» la presi in giro ridacchiando «tonifichi un po' i muscoli delle braccia che ti ballano come tende al vento.» indicai la presentatrice «la signorina non è messa così male. Fossi in te, risparmierei i soldi del personal trainer. Sono buttati come gli altri che sperperi.»

Le diedi le spalle e mi avviai in camera. Antonio uscì dalla sua.

«Ma che sta succedendo?» chiese, in mutande e con il joystick della play-station in mano.

«Fatti i cazzi tuoi pure tu.»

«Succede che tua sorella è un'ingrata maleducata.»

«Ma vaffanculo.» sbottai da lontano, senza nemmeno guardarla in faccia.

Questo amore passeràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora