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Quando aprii gli occhi, mi sembrava di aver vissuto soltanto un brutto sogno: tutta quella sofferenza e tutto quel dolore sembravano frutto della mia immaginazione, ma la prima cosa che vidi fu un soffitto bianco, che non era quello colorato della casa in cui io e Stefano stavamo da qualche tempo, ma mi ricordava molto la stanza in cui mi ero svegliata dal coma; infatti, notai un monitor accanto a me che segnava i miei parametri, mentre alla mia destra Stefano era seduto su una poltrona, se così si poteva dire, dato che era appoggiato con la testa sul mio letto e la sua mano era sopra alla mia. Sembrava così sereno e tranquillo mentre dormiva, ed era bellissimo da vedere: avrei voluto avere questo tipo di risveglio ogni mattina per il resto della mia vita, possibilmente con lui sdraiato accanto a me.
Avevo paura a mettermi seduta perché non volevo svegliarlo, per cui mi voltai sul fianco, rivolta verso la sua direzione, e gli accarezzai i capelli: chissà da quanto tempo stava aspettando il mio risveglio.
Al mio tocco, Stefano alzò lentamente il capo e i suoi occhi verdi mi rapirono come sempre, nonostante fossero ancora stanchi e assonnati: mi sorrise e spostai la mia mano per accarezzargli il volto, che aveva ancora ulteriori lividi, ricambiandogli il sorriso; aveva sofferto più di tutti e tre messi insieme, eppure sembrava una roccia, sembrava che niente potesse scalfirlo e distruggerlo. Se c'era una cosa che avevo capito da tutta quella storia, era che lui ne era uscito sempre più forte: sapevo benissimo che non aveva bisogno di me per essere salvato, ma sarebbe stato in grado di sopravvivere anche senza di me, e probabilmente sarebbe riuscito a uscire vivo da quella situazione anche senza il nostro aiuto.
'Ti sei svegliata, finalmente. Avevi intenzione di farmi prendere un altro spavento?' chiese il moro, e mi venne solo da ridere a quella domanda.
'Avrei potuto far finta di perdere la memoria, peccato non mi sia venuto in mente' risposi, e lo feci sorridere ancora di più. Era ancora più bello, quando mi sorrideva in quel modo.
'Ho dormito così tanto?' chiesi.
'In realtà no, hai dormito per qualche ora, siamo già in tarda mattinata e credo di doverti aggiornare su un po' di cose che sono successe in questo poco tempo' continuò.
Mi misi seduta, mettendo meglio il cuscino dietro alla mia schiena: indossavo un camice d'ospedale, che era veramente molto grande ma almeno copriva gran parte del mio corpo, ma sotto non avevo più la mutanda sporca di sangue, ma dell'intimo pulito, e il dolore che percepivo qualche ora prima era sparito. Effettivamente, avevo bisogno di tante spiegazioni su quello che era accaduto, dopo essere svenuta: prima di raccontarmi tutto, però, Stefano si spostò accanto a me, sedendosi sul letto, prendendo il mio viso tra le sue mani ruvide e calde e baciandomi passionatamente, giocando con le mie labbra e con la mia lingua in modo così erotico che avrei voluto fare l'amore su quel letto, in quel momento. Sembrava una manifestazione liberatoria di tutto lo stress che avevamo vissuto: esistevamo solo noi in quel momento, quasi dimenticai di trovarmi in ospedale e del fatto che, da un momento all'altro, qualcuno sarebbe potuto entrare per controllare come stessi, anche se non me ne importava nulla.
'Scusami, ma mi eri mancata' affermò Stefano, allontanandosi leggermente dalle mie labbra, ansimando entrambi per riprendere fiato.
'Non ti scusare mai più per una cosa del genere' gli dissi, riprendendo questa volta io il bacio, in maniera sempre più romantica.
Non mi sarei mai voluta staccare da lui e dalle sue labbra: non pensavo che avrei iniziato a essere sempre più romantica e innamorata di lui, avevo sempre sentito che con il tempo e con l'abitudine, il sentimento si sarebbe trasformato in monotonia, ma questa stanchezza di stare con lui e questa noia di cui si parla, dopo che si sta da un po' di tempo insieme, non l'avevo provata e credo che non l'avrei mai provata; ogni volta che mi guardava, che mi toccava e che sfiorava le mie labbra, sentivo sempre le cosiddette farfalle allo stomaco, sentivo brividi espandersi per tutto il mio corpo, ed ero sempre alla ricerca di quei gesti. Non sembravo più me stessa, ma forse questa parte di me era stata oppressa da molto tempo e probabilmente faceva parte del mio essere: Stefano aveva fatto uscire fuori il lato migliore di me, che poteva essere considerato anche un lato debole, ma il mio lato forte era ancora ben intatto e invalicabile e nonostante fosse stata colpita diverse volte, rimaneva sempre intatta.

Our All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora