29. - EPILOGO

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12 ANNI DOPO

'Salvatore sbrigati, altrimenti faremo tardi!' dissi ad alta voce a mio figlio, mentre gli stavo preparando la colazione, sperando che riuscisse a sentirmi fino al piano di sopra. Non volevo che quel tono sembrasse cattivo o rude, volevo solo che non facesse tardi a scuola, anche se comunque le sue maestre erano molto carine e non erano così irritate da eventuali ritardi. Non ricevetti risposta e Stefano si alzò dalla sedia della cucina, salendo per la rampa di scale della nostra casa verso la camera da letto di Salvatore.
Nel frattempo, avevo già preparato la colazione per Elena, che come sempre era in orario e super pronta ed entusiasta di andare all'asilo a vedere i suoi amichetti.
Dopo quello che era successo nel covo di Giuseppe, la mia vita non fece altro che subire un progressivo miglioramento: dopo l'aborto, volevo cercare prima di costruirci un futuro insieme, in modo da poter dare ai nostri eventuali figli la possibilità di stare bene e di realizzare i loro sogni, e ad oggi ero contenta dei due splendidi gioielli frutto del nostro amore; Salvatore era molto simile a me, mentre Elena era molto simile al padre da un punto di vista estetico, ma caratterialmente rispecchiavano noi due all'opposto: Salvatore aveva gli occhi scuri e i capelli mori, mentre Elena era bionda con gli occhi verdi magnetici, proprio come quelli del padre; Salvatore era un completo caos, al contrario di Elena che era sempre solare, pronta ad affrontare sempre le giornate al meglio, sempre attenta e mai distratta. In realtà, lei non rispecchiava completamente ciò che ero io, e ne ero contenta; era così bella mentre inzuppava i suoi biscotti nel latte, perché sì, lei voleva per forza una determinata marca di biscotti altrimenti non li avrebbe mangiati, e anche di una determinata tipologia, e guai a chi glieli toccava, mentre Salvatore al mattino avrebbe mangiato anche il tavolo stesso, non gli importava di trovare una precisa colazione, l'importante era che mangiasse qualcosa. Salvatore era il mio primogenito, ed era inutile spiegare la motivazione che si celava dietro la scelta del suo nome: quando scoprimmo il suo sesso, io e il moro ci guardammo negli occhi, prendendo quella notizia come un segno e non avendo dubbi sul nome che avremmo scelto per lui, nonostante a causa della mia esperienza passata io fossi convinta che la gravidanza non sarebbe andata a buon fine; però, al contrario, ad oggi Salvatore frequenta le elementari e ha ben 8 anni, mentre la piccolina di casa ne aveva solo 4: avevamo deciso di chiamarla così per richiamare in parte il nome di Eleonora, ovviamente con l'approvazione anche di Stefano, e quando alla nascita le rilevammo la nostra scelta comune, la donna non riuscì a trattenere le lacrime. Il tempo era passato molto velocemente, mi sembrava ieri che mi trovassi in sala parto e li avessi concepiti, invece, per me stavano crescendo anche troppo in fretta; auguravo solo il meglio per loro, e volevo dar loro tutto l'amore che non mi era stato dato e che avevo imparato a conoscere proprio nel corso degli anni.

Il rapporto con mia madre non fece altro che crescere e migliorare, nel corso degli anni: avevo conosciuto i suoi figli, nonché i miei due fratellastri Giovanni e Andrea e la mia sorellastra Sabrina, con la quale strinsi un rapporto veramente forte, era diventata la mia migliore amica, la mia confidente e la seconda persona più vicina che potessi avere; Gianluca, inoltre, era una persona dall'animo puro che nonostante sapesse di me e di tutta questa storia, era stato al suo posto per aspettare il momento giusto, ovvero quando Eleonora sarebbe stata pronta ad affrontare la verità e a riprendersi sua figlia, mentre gli altri ragazzi non sapevano nulla di quello che le fosse accaduto tanto tempo prima che loro nascessero, ed era inutile stupirsi di quanto fossero scioccati a quel racconto. Passavamo le festività a casa loro, e Stefano era d'accordo visto che anche lui era stato accolto da quelle persone come un ulteriore figlio da aggiungere a quella grande famiglia: mi ero sentita apprezzata e amata non appena varcai la soglia di quella casa, e nonostante Stefano all'inizio fosse stato un po' scettico, instaurò un bel rapporto soprattutto con Giovanni e Andrea, sembravano quasi conoscersi da tutta la vita.
Non pensavo che una famiglia, tra l'altro mai conosciuta, potesse dare così tanto amore a una ragazza nuova, che stava cercando di entrare in punta di piedi nelle loro vite, non mi avevano mai fatta sentire di troppo, ma mi avevano trattata soltanto con tanto affetto, mi sentivo coccolata e abbracciata da quell'ambiente familiare ogni volta che li vedevo. Purtroppo, le cicatrici sul mio corpo sarebbero rimaste per sempre, ma quelle nel mio cuore svanirono nel giro di pochi anni da quella nuova vita che ci eravamo costruiti, e non potevo desiderare di meglio.
Per quello che riguardava il mio vero padre, dopo anni scoprii che era morto per un tumore al fegato, che aveva portato a metastasi in gran parte degli organi, e per lui non c'era stato molto da fare: lo avevo saputo da Eleonora stessa, e nonostante quello che lui le avesse fatto, lei era comunque in piccola parte dispiaciuta per la sua morte, infatti, si presentò anche al suo funerale insieme alla sua famiglia, mentre io decisi di non farlo e Stefano fu dalla mia parte, sapeva di non poter avere potere decisionale su una situazione del genere; alla fine, l'alcol aveva dato i suoi effetti, e questa fu solo una conseguenza delle sue azioni.
Quella che ritenevo essere stata mia madre, invece, alla morte di mio padre se ne andò lontana da Firenze e si trasferì a Padova, probabilmente da qualche parente che non conoscevo: era ancora viva, forse, perché Eleonora non si interessò più delle condizioni riguardanti la sua ex amica, che non aveva fatto altro che rovinarle la vita insieme a mio padre, e neanche io mi interessai di lei e non lo avrei più fatto. Ero felice con la mia nuova famiglia, e speravo che potessi essere sempre così serena e tranquilla.

Our All. ||Stefano Lepri||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora