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THE KIDNAPPING

I'm afraid

of being alone. . .

JODY

-Cos'è questo posto?-

Sentendo la domanda non posso fare a meno di provare una tristezza enorme, rammento il mio stato d'animo nei primi giorni in clinica: non ricordavo nulla e tutto sembrava talmente surreale che stentavo a credere fosse realtà. Eppure eccomi qui, ventisette giorni dopo, senza più la convinzione che l'inizio fosse la parte più brutta, mentre vivo il mio incubo.

Ovviamente non posso dirle nulla, come prima cosa penso che la traumatizzerei, e in secondo piano, probabilmente verrei uccisa all'istante. David non gradisce molto coloro che spifferano alle spalle degli altri, probabilmente è per questo motivo che ha preso Minyu l'altra sera.

Minyu. . . solo pensando al suo nome risalgono alla mia mente le urla disperate e l'immagine del suo corpo che si dimenava mentre veniva presa di peso e trascinata via da me.

Scaccio via questi pensieri e mi concentro su Grace: ha la pelle davvero chiarissima e gli occhi color ghiaccio in contrasto con le folte ciglia, i capelli neri come la pece, è poco più alta di me, ma penso sia più grande (magari diciotto, o diciannove anni) indossa dei pantaloni scuri, una canotta del medesimo colore e una larga camicia a quadri che le cade morbida fin quasi alle ginocchia.

-Seguimi.- le dico semplicemente incamminandomi verso il corridoio.

-No.- si impunta sbarrandomi la strada -Prima dimmi dove mi trovo.-

Nel suo sguardo riesco a leggere un'implorazione silenziosa, ma non sarei in grado di spiegarle tutto, non sono nemmeno sicura di sapere tutto. E' per questo che ho bisogno che mi segua, devo portarla da Orion.

Faccio un respiro profondo -Senti, Grace, se fossi in grado di dirti tutto lo farei volentieri, credimi. Ma qui le cose funzionano in un determinato modo e non sta a me parlartene, dunque ti prego di seguirmi.-

Riflette qualche secondo prima di annuire e lasciarmi passare.

Percorro il lungo corridoio fino ad arrivare alle porte scorrevoli, le oltrepasso e procedo verso le scale per andare al piano terra.

La clinica è strutturata su due piani, quello che abbiamo appena lasciato comprende i posti letto e le stanze degli inservienti, di sotto, invece, ci sono la mensa e alcuni spazi ricreativi.

Solitamente prima di pranzo la maggior parte di noi si riunisce nel "salotto", spero sia così anche oggi perché ho un estremo bisogno di parlare con Orion, sia per la questione di Minyu che per Grace.

-Posso almeno sapere dove stiamo andando?- domanda la nuova arrivata affiancandomi.

-Devo portarti da una persona.-

Aspetta qualche secondo prima di pormi il quesito successivo -Perché? Chi è questa persona?-

Sbuffo spazientita. Ovviamente non è colpa sua, è appena arrivata ed è normale sia così, solo che in questo momento ho altri pensieri per la testa e non posso stare a rispondere a tutte le sue domande, senza contare che non spetta a me farlo.

-E' qui da più tempo di tutti, perciò sarà in grado di spiegarti come stanno le cose meglio di me.-

Annuisce.

Siamo quasi arrivate quando mi chiede da quanto tempo mi trovo qui.

-Quasi un mese.-

-E questa persona da cui mi stai portando, invece? Quanto tempo è passato dal suo arrivo?-

Rifletto velocemente per evitare di darle dati sbagliati -Cinque anni.-

Sempre che il tempo sia corretto. Ricordo a me stessa.

-Eccoci.-

Facciamo ingresso nella stanza che a noi piace definire salotto: qualche divanetto sparso, dei tappeti e un paio di tavolini; c'è anche un piccolo angolo bar dove è possibile prendere del tè caldo o caffè. Al momento ci sono circa una quindicina di ragazzi.

Individuo subito il mio obiettivo, è seduto su un divanetto con Callum.

-Scusa, aspettami un attimo qui.- mi rivolgo a Grace -Arrivo subito.-

Non le do il tempo di rispondermi e inizio ad incamminarmi.

-Ciao Jody.- mi saluta Callum.

Ricambio con la mano, poi mi rivolgo verso Orion -Dobbiamo parlare.-

-D'accordo.- si alza e va verso un divano più appartato, io lo seguo.

-Allora?- domanda.

-Hanno preso Minyu.- vado dritta al punto senza troppi giri di parole. -Durante la notte.-

Orion è stato il primo ad arrivare, ha dovuto passare diverso tempo da solo prima che arrivasse qualcuno a tenergli compagnia. Era da solo durante la notte quando gli incubi prendevano il sopravvento, e durante il giorno, con i corridoi che minacciavano di inghiottirlo. Ha imparato a sopravvivere e a stare al suo posto, si è meritato la salvezza, e appena siamo arrivati noi altri ci ha insegnato come fare. Per questo motivo sono venuta a parlare con lui, è l'unico di cui ci si può fidare realmente, quello che sa di più.

Il suo volto si fa subito preoccupato e corruccia le sopracciglia -E' già la seconda questo mese.- dice tra sé e sé. -Ti hanno vista?-

Scuoto subito la testa. -No. Ma David sa che ero lì. Quando oggi ha portato la nuova ragazza mi ha guardata in un modo strano. Sai. . . come se sapesse.-

Annuisce lentamente. -Ma tu sei riuscita a vedere qualcosa?-

-Poco e niente.- al solo pensiero mi tornano i brividi -Stavamo dormendo e all'improvviso sono entrati due uomini. . . io sono riuscita non farmi vedere, forse avrebbero preso anche me se mi avessero trovata. Le hanno iniettato qualcosa, lei è saltata in piedi per lo spavento e ha tentato di fuggire. . . urlava in mio nome.- una lacrima mi bagna il viso -Lei aveva bisogno del mio aiuto e io non ho fatto nulla.-

Come al solito mi sono rintanata, è l'unica cosa che so fare ormai: nascondermi, scappare, stare in silenzio.

Lui adagia delicatamente una mano sul mio ginocchio accarezzandolo dolcemente -Jody, no. Sono sicurissimo che Minyu non ti incolpi di nulla, hai fatto bene a non intrometterti. Se l'avessi fatto ora non saresti qui a raccontarmi dell'accaduto, e per ora sei l'unica testimone di un rapimento.-

Mi asciugo velocemente il viso -Giusto, hai ragione.- sospiro -Riusciremo a trovarla, vero?-

Mi do della stupida da sola per quello che ho appena domandato, come posso anche solo pensare che riusciremo a trovarla? Ormai è andata, e non tornerà.

-Jody. . .-inizia lui, ma lo interrompo subito.

-No, no. Lascia stare, non dirmi qualcosa che so già.- restiamo in silenzio per qualche attimo, poi mi obbligo a sorridere -Piuttosto, che ne dici di fare chiarezza nella mente della nuova arrivata?-

-Giusto.- si guarda intorno cercandola.

-E' quella lì, con la camicia.- indico Grace con un dito.

-D'accordo.- prima di alzarsi mi guarda serio -Tu stai bene?-

-Certo, certo che sto bene.- sorrido debolmente, ma entrambi siamo consapevoli del fatto che dalla mia bocca sono appena uscite le parole più false del mondo.

Come si può stare bene quando la persona alla quale ero più affezionata mi è stata portata via? Quando non posso più ridere con la mia migliore amica? In un luogo dove nulla è certo, e ogni giorno siamo costretti a combattere per arrivare vivi alla sera? In un luogo dove regna la paura e dilania il panico?

Mille domande, e nessuna risposta. . .

Il lato oscuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora