È intervallo, e Simone cammina lentamente lungo il corridoio della scuola, il cuore che batte un ritmo irregolare. 

Oggi sembra che tutto intorno a lui si muova con un’energia strana, come se l’atmosfera fosse carica di tensione. 

Gli altri studenti chiacchierano, ridono, ma lui è perso nei suoi pensieri, il peso di ricordi che lo seguono come ombre.

All'improvviso, lo nota: Manuel è seduto sulle scale vicino alla palestra, il volto assorto in una contemplazione silenziosa. 

Simone sente un impulso a passare oltre, ma il richiamo di quel momento lo blocca. 

Quella fragilità che traspare da Manuel lo attrae, come una calamita.

«Oh Simò» lo chiama Manuel, con una voce bassa.

È un tono che lo colpisce. 

Per un attimo, il mondo intorno a loro svanisce, lasciando solo quel nome pronunciato con una certa urgenza.

«Che c’è?» risponde Simone, cercando di mantenere un tono indifferente. 

Ma c'è un tremore nel suo petto che non riesce a nascondere.

«Possiamo parlare?» chiede Manuel, la richiesta semplice ma densa di significato. 

È strano vederlo così vulnerabile, lontano dall’atteggiamento sicuro che mostra spesso.

Si siedono su una panchina distante dagli sguardi indiscreti, l’aria fresca dell’autunno avvolge i loro pensieri. 

La tensione tra di loro è palpabile, come un filo teso pronto a spezzarsi.

«È strano,» inizia Manuel, fissando il pavimento. 

«Rifletto spesso su come semo arrivati qui. Semo cambiati, eppure…»

Simone lo ascolta, il cuore che batte forte. 

«Sì, siamo diversi.
Ma in fondo, credo che una parte di noi sia rimasta la stessa»

Manuel solleva lo sguardo, e in quegli occhi c’è un misto di nostalgia e vulnerabilità. 

«E questa parte mi manca. A volte penso a quanto fossimo felici da bambini, prima che tutto si complicasse»

“Anche a me manca,” ammette Manuel, la voce tremante. “Ma nun possiamo tornà indietro. Dobbiamo guardà avanti.”

C'è un momento di silenzio. 

Le parole pesano, ma in quel silenzio c’è una connessione che si fa sempre più forte, come un filo invisibile che li lega.

 «Nun deve essere come prima, ma possiamo cercare de creare qualcosa de diverso, qualcosa de nostro»

Simone sorride, la speranza che inizia a germogliare nel suo cuore. 

«Non voglio più vivere nel passato»

«Nemmeno io» conferma Manuel, il suo sguardo si fa più intenso. 

«Non voglio neanche che i nostri errori ci definiscano»

Simone sente un calore avvolgerlo, un senso di libertà. 

È vero, il passato ha segnato il loro cammino, ma non deve essere la loro destinazione. 

«Ma possiamo affrontà tutto insieme, se lo vogliamo davvero»

Simone annuisce lanciando uno sguardo deciso.

Poi i due si alzano dalla panchina mentre il mondo intorno a loro continua a girare, ma ora sembra meno opprimente. 

C’è una nuova energia nell’aria, una promessa di un futuro che vale la pena scoprire insieme.

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