Capitolo 8

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Uscendo dall’ufficio mi ritrovai quasi a sperare di ricevere un nuovo assalto del mio amico, ma era già uscito. Mi rendevo conto che se non avessi raccontato a qualcuno della mia maledizione sarei impazzita prima che la morte fosse venuta a liberarmi. E decisamente non potevo dire nulla a mia zia. Le sarebbe venuto un infarto.

Tornai a casa rimuginando su come avrei potuto raccontare il tutto a George. Anche se in effetti sarebbe bastato levarmi gli occhiali.

Assorta nei mei pensieri, non mi accorsi che qualcuno mi stava seguendo, fin quando non arrivai davanti alla porta di casa. In quel momento mi sentii osservata e mi girai di scatto.

Una mano mi afferrò la spalla. Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Tuttavia anche il mio aggressore iniziò ad urlare, e lo fece con tono decisamente più alto del mio.

Rapidamente mi resi conto che il mio inseguitore non era altri che il mio amico!

<<Ma sei impazzito?>> gli urlai.
<<Perdonami Giulia, ma non potevo lasciarti andare così. So che ho promesso di rispettare il tuo silenzio, e me lo sono ripetuto per tutto il tragitto dal lavoro a qua, ma non ho saputo costringermi a girare i tacchi e andarmene a casa.>>
Per la prima volta da svariati giorni sorrisi. Dovevo proprio essere stravolta per non essermi accorta di essere seguita da un uomo alto un metro e ottantacinque, con pantaloni arancioni, scarpe blu elettrico e foulard della stessa tinta al collo.

Tuttavia mi resi conto di essere anche contenta. Dentro di me avevo veramente bisogno di parlare con qualcuno.
Con tono di voce stanco, e mezzo sorriso stampato sul volto gli dissi, aprendo la mia porta di casa: <<Avanti, entra, pettegola. Ma sappi che ciò che ti racconterò è distante anni luce da quello che ti potresti aspettare.>>
<<Vedremo>> mi disse lui oltrepassandomi con espressione vittoriosa.

Una volta entrati, lo invitai a sedersi sul divano, pensando a come raccontargli la cosa. In effetti desideravo confidarmi ma ero anche terrorizzata dalla sua reazione.
E se fosse entrato in stato di shock?
Ci pensai per alcuni minuti, durante i quali lui mi osservò con silenziosa pazienza. Poi presi una decisione e iniziai a parlare. <<Ascolta George, la storia che ti sto per raccontare sfugge ad ogni logica, quindi mi devi giurare, in primis di non dire nulla a nessuno, almeno finché tutto non sarà finito. In secondo luogo di mantenere la calma e non metterti ad urlare quando ti mostrerò una certa cosa. Ok?>>
<<Se dici così un po’ mi spaventi Giulia. Ma, ok, prometto che sarò muto come una tomba e saldo come una roccia. E ora spara!>>

Lasciai trascorrere ancora alcuni istanti. Durante i quali il silenzio invase la stanza.
Poi decisi di parlare. <<Ascolta George, io sono… morta!>>
Il mio amico corrugò la fronte, assumendo l’espressione interdetta di chi non è certo di aver compreso correttamente qualcosa.
Poi cercò di aprire bocca ma dalle sue labbra non uscì alcuna parola per alcuni istanti. Infine scoppiò a ridere. Una risata sincera e ingenua, che tuttavia suonò alle mie orecchie come estremamente offensiva.

Mi alzai di scatto dalla sedia dove mi ero seduta, assumendo, anche da sotto gli occhiali scuri, un’espressione furiosa che dovette spaventarlo.
La sua risata si spense in un istante. La sua voce mutò, perdendo ogni nota di ilarità, e incerto mi disse: <<Ma… tu non stai scherzando?>>

Le troppe emozioni mi assalirono con una violenza incontrollabile e riversai sul mio povero amico tutte le ansie e la disperazione accumulate in quei giorni.
Piangendo ed urlando gli raccontai l’intera storia, dal mio folle desiderio di morire, al momento in cui vidi la mia anima fuggire dal mio corpo, fino ad arrivare all’episodio del sangue coagulato. Quasi arrivai a godermi la sua espressione sbigottita.

Mi riservai come ultimo atto quello di mostrargli i miei occhi privi di vita. Mi strappai gli occhiali dal viso gettandoli a terra e lo guardai, dritto negli occhi, con espressione di sfida.

Quando i nostri sguardi si incrociarono, fu la sua volta di piangere. Il mio racconto era ormai terminato e il mio amico era stravolto.

GIULIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora