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Certe volte penso proprio di essere una cogliona.

Contesto: ogni rara volta che sono sobria penso di essere una gran cogliona.

Nel momento in cui ho deciso di sfidare a duello il mio amato marito ero, ovviamente ubriaca.
E come tutte le volte che sono ubriaca permea in me un coraggio che non ho, e non mi rendo conto che prima di sfidare l'uomo più potente del paese, beh forse dovrei fare due calcoli.
Ora sono ubriaca, anzi direi inesorabilmente ubriaca, se fossi sobria anche per un secondo il terrore non solo mi scorrerrebbe in corpo ma ancora peggio verrebbe fuori a conati, come fa ogni notte.

Ho sfidato Frederick Osborne, senza avere un vero e proprio piano e ora sono costretta a mettere sedie davanti alla porta per paura, non lo so, che facciano di me il peggio.

Nella mia sciocca testolina ubriaca avevo seriamente creduto che sarebbe stato facile, che una volta scoperto che lui potenzialmente non rispetta un punto del contratto avrei trovato le prove e mi sarei liberata di questo matrimonio.
Beh Frederick ci ha tenuto a dirmi un bel col cazzo figurativo.
Sono tornata in quel merda di locale ma non sono più riuscita ad entrare, il mio adorato marito ha fatto in modo che non mi facessero più entrare né me ne qualsiasi persona di mia conoscenza. Sto stronzo.

Prima di guardarmi allo specchio mi abbasso e recupero malamente una bottiglia di vodka nascosta sotto il lavandino e la stappo, mando giù un sorso o due abbastanza per darmi il coraggio di osservare la mia faccia riflessa.

Diavolo, faccio proprio schifo.

Penso a me giorni prima, convinta che ce l'avrei fatta ero così convinta che mi ero permessa di festeggiare. Capì che non ci fosse proprio niente da festeggiare nel momento in cui ritrovai Frederick all'altro capo del tavolo quella mattina che mi invitava a sedermi con lui.

Caccio un verso di frustrazione
Mi sciacquo il viso, l'acqua sembra procurarmi tagli sul viso da quanto è gelida.

Cerco di coprirlo. Strati e strati di trucco che spero servano a darmi un aspetto più umano. I capelli platino e le lenti verdi mi danno solo un aspetto più smorto. Mi viene da strapparli uno a uno, afferro la confezione di lentine pronta a gettarle nella spazzatura ma il mal di testa che provo si trasforma in ricordi, in colpi.
Colpi che conosco bene, pugni sulla porta, veloci, discontinui, brutali. E le braccia mi tremano e il flacone cade nel lavello.

Mi passo le dita tremanti tra i capelli "Cazzo ho bisogno di uscire da questa casa!" Mi vesto di fretta, tolgo la sedia davanti la porta ed esco dalla camera davanti a me la solita schiera di porte chiuse, ovviamente.

Ripenso a qualche giorno fa.
Quella ragazzina non l'ho più vista, Lara, occhi grandi e troppo piccola.
Ho provato a vagliare le opzioni.
Non può essere una parente, gli Osborne sono scaltri, non rischierebbe di farsi vedere da me. Frederick me lo ha fatto capire chiaramente: io non sono di famiglia.
Se gli chiedessi chi è sono sicura mi darebbe della pazza, non ho prove che quella ragazza sia anche solo passata di qui.

Ho approfittato qualche volta dell'assenza della sua assenza per cercare una prova, un indizio, diavolo persino un capello per dar man forte alla mia teoria del tradimento ma niente. Tutte le porte la sua e dei suoi uffici sono sempre inesorabilmente chiuse.

Quando arrivo vicino alle scale mi fermo, delle voci rimbombano probabilmente dal salotto e mi fermo d'istinto, perdo il respiro per qualche secondo. Mi accuccio vicino le scale per non farmi vedere e provo a guardare di sotto.
"Morris continua a dare fottuti problemi." Ringhia un uomo dai folti capelli castani, dei tatuaggi gli percorrono le braccia.
"Lo tengo sotto controllo io, non gli permetterò di avvicinarsi." Frederick risponde con quella sua voce atona e autoritaria che mi fa imbestialire.
"Bah, comunque sei sicuro che possiamo parlare qui? La sposina?" Mi si ferma il cuore, quasi ho paura a respirare per non fare rumore.
"La piccola è chiusa in camera sua da giorni va solo all'università ormai." È una risata quella che sento nella sua voce? Stringo le dita a pugno tanto da far imbiachire le nocche.
"L'hai terrorizzata." Una risata arriva fino a me sotto forma di pugno allo stomaco. "La paura è potere, Caleb. La piccola deve imparare a rispettarmi."
"Già prima che tu possa sbattere il prossimo Osborne nel forno." Mi sale un conato e non so se è più per la rabbia o per lo schifo. "Quando smetterà di opporsi sarà più facile, per il momento è...divertente."
Divertente?
"Tornando agli affari, hai quello che mi serve?" Di cosa diavolo sta parlando?
"No...non ancora. Non trovo niente che ci può essere utile."
Sbatte la mano sul piano bar quasi cadono i bicchieri "cazzo."

OsborneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora