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HO RISCRITTO I CAPITOLI E AGGIUNTO IL PROLOGO, SE NON VI TROVATE È NORMALE

"Vi dichiaro marito e moglie." Un brivido mi attraversa il corpo, l'amarezza, la consapevolezza che da ora appartengo a colui che ora mi sfiora le dita fingendo benevolenza.
Mi giro verso Frederick Osborne, e se quel brivido mi era sembrato forte la scossa che avverto quando lo guardo in faccia mi paralizza sul posto.
Tiene la testa di poco piegata su un lato e mi guarda con un sorriso che di buono non ha niente, di chi sa, di chi vede la disperazione nei miei occhi.
D'istinto faccio un passo indietro poi un altro ma non mi accorgo del gradino, rischio di cadere e i sospiri riempiono la chiesa, lui mi afferra prontamente e ne approfitta per baciarmi mentre mi tira su.
Il calore delle sue labbra mi inibisce i sensi, lascio che mi divori che pensi di avere il pieno controllo ma gli mordo le labbra, il sapore di ferro mi accarezza la lingua e lo gusto come un vino d'ottima annata.
Lui si stacca e mi guarda senza emozione in viso, decide di ignorarmi e quando scende dalla pedana e inizia a camminare mi obbligo a seguirlo fuori dalla chiesa.
Dopo essere usciti non l'ho più visto, sono stata caricata in una macchina da sola fino al ricevimento.
Era stato lungo, gli invitati impettiti e imbalsamati, avevo scorto Frederick solo una volta, in un angolo della sala che osservava me, la sua preda, non so se volesse catturare un mio passo falso, ma da quel momento non l'ho più visto, gli invitati non si avvicinavano, non che mi dispiacesse, mi limitai a buttare giù tutto quel che il sommelier aveva da offrire.
Mi inquietò però, la costante sensazione di essere osservata, c'erano centinaia di persone in quella sala e io non avevo alcun idea di chi tra loro fossero gli Osborne, e immaginai che in pochi, forse solo una cerchia ristrettissima lo sapesse, perché L'ipocrisia era pregna nell'aria, tutti si parlavano sorridenti, cauti. Maschere su maschere, la paura, sicuramente il movente. Una forza invisibile, rispetto e servilismo, si propagava per la sala, simile a quella che sente una corte nei confronti dei propri regnanti.
Gli Osborne, giocavano una partita a scacchi perfetta, tutti ne erano consapevoli. Si nascondevano tra le pedine sulla scacchiera mascherati da semplici pedoni, ma appena l'avversario commetteva un passo falso rivelavano la loro vera natura e lo divoravano, scacco matto. Nessuna possibilità di vittoria.
Mi sentivo in una di quelle partite ma non sapevo in che parte fossi, nonostante il matrimonio mi avesse reso su carta una di loro.
Bianchi o neri, Osborne o sudditi?
Ma non era questo a preoccuparmi, infondo quel che ero era stato chiaro fin dal giorno in cui ero nata.
A preoccuparmi era il fatto che non importava da che parte fossi, io ero sempre stata la pedina da sacrificare in favore della mossa davvero necessaria per vincere.

Risalgo dai miei pensieri, come un brutto incubo da cui sono stata strappata via con la forza nel momento in cui si ferma la macchina.
La cerimonia, il ricevimento, nella mia mente si frammentano come ricordi confusi, come se non fossi mai stata lì appena mezz'ora fa.
Guardo il posto vuoto accanto a me, non ho idea di dove sia Frederick, non che la cosa mi rattrista. Eppure mi chiedo che razza di matrimonio prevede che lo sposo sparisca quasi subito dopo il "sì".
Lo sportello si apre da fuori e una donna sulla cinquantina dal viso paffuto mi sorride. "Benvenuta signorina Nora, venga l'aiuto a scendere." Mi porge la mano e non posso fare a meno di sorridere, è la prima persona, esclusa Manon, ad avermi rivolto un sorriso oggi. "La ringrazio, faccio da sola...signora?" Lei si sistema il grembiule candido sulla divisa nera. "Può chiamarmi Lauren signorina, sono la governante." Scendo dal suv ma fatico a muovermi con il lungo strascico "Le mostro un po' la casa." La seguo ma quasi mi fermo alla vista della magione imponente rivestita quasi interamente di marmo nero, a contornarla centinaia di metri di giardino il cui viale è affiancato da cespugli di ogni forma e addirittura due fontane. Questa non è una casa, è un diavolo di castello!
"Ha fatto buon viaggio?" Mi chiede Lauren. "Beh, non posso dire diversamente, ma lo immaginavo...diverso." Non riesco a fingermi abituata a tutto questo, sono ricca, sono sempre stata ricca, ma questo è un altro livello.
"Il signorino Osborne arriverà non si preoccupi, è fatto così." Tutta la mia attenzione in un lampo si concentra sulla donna. È la prima volta che sento parlare qualcuno degli Osborne in questo modo, non riesco a frenare la curiosità. "Lei lo conosce bene?"
Lauren non risponde, eppure sono certa che mi abbia sentita.
Saliamo nel portico e appena entrate l'interno di certo non ha niente da invidiare all'esterno: l'ingresso è ampio e conduce subito a un enorme atrio da cui ambo i lati ci sono delle scale, e come ciliegina sulla torta dal soffitto pende un enorme lampadario di cristallo.
Lauren mi scorta per tutta la casa partendo dalla sala da pranzo e proseguendo con le mille sale, stanze, e camere per gli ospiti. Penso quasi di essermi persa quando saliamo al piano superiore. "Qui nel corridoio est si trovano le vostre stanze e nel corridoio ovest gli uffici del signorino Frederick." Prosegue Lauren.
"Aspetti, ha detto vostre?" Al plurale?
Lei annuisce e mi invita a seguirla nel corridoio est. Che stranamente ha solo tre porte anche se molto distanti tra loro due su un lato e una sull'altro.
"Questa..." Indica la prima delle due porte sul lato destro "è la stanza del signorino Frederick, l'altra è la sua."
"E questa?" Rivolgo lo sguardo alla porta solitaria sul lato destro.
"Questa è la stanza del concepimento."
Sobbalzo. "Come prego?" La vedo abbassare lo sguardo e arrossire.
"Vede signorina...È tradizione che una volta sposati si abbiano due camere separate per favorire la privacy prima, insomma di andare in intimità, per questo c'è una stanza apposita."
Un brivido mi attraversa la schiena. "Non mi dire che verranno persone come nel medioevo a guardare."
"Oh no, assolutamente! Di solito una volta presa confidenza diventa la camera di entrambi. Forse dovevo spiegarglielo in un altro modo." Vedo il suo viso piano piano rattristire e cerco a mala voglia di mettere su un sorriso. "Ho capito. C'è altro?" Lei alza subito lo sguardo. "Oh in effetti ho scordato di farle vedere una cosa." Si dirige fuori dal corridoio per entrare nel corridoio ovest. "Ma qui non c'erano solo gli uffici?"
"Sì, ma c'è anche una stanza molto speciale signorina." Apre la prima porta a sinistra e l'immagine che mi si crea davanti è meravigliosa. Una suntuosissima libreria in legno scuro si estende per ogni centimetro di parete, circa tre metri solo in altezza, piena zeppa di volumi. Inizio a curiosare e mi meraviglio di ogni volume rarissimo al suo interno. Stavolta sorrido davvero, mi ricorda il sogno che avevo da bambina, la biblioteca di Belle.
"Il Signorino Osborne la aggiorna continuamente, non gli dica che gliel'ho detto ma è la sua stanza preferita." La voce di Lauren mi richiama. "È un gran lettore." Dico più a me stessa che a lei. Al centro della sala ci sono diverse poltroncine con dei tavolini, volendo si potrebbe rimanere tutto il giorno qui indisturbati.
"Ora è tardi signorina dovrebbe andare a riposare, tutte le sue cose sono già state portate in camera sua." La voce di Lauren mi richiama ancora. Annuisco e seguo il suo consiglio augurandole una buona notte. Ho decisamente bisogno di riposare.
La camera è grande, un po' anonima, ma una bella camera. Cerco di raggiungere i bottoncini dietro la schiena per togliermi questo diavolo di vestito che non sembra proprio voler lasciare la mia pelle quando finalmente riesco con il primo e penso che ne mancano diciannove quasi penso di andare a dormire vestita.
"Sono indeciso se godermi lo spettacolo o toglierlo io personalmente." Sobbalzo e mi porto una mano sul cuore. Frederick è appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e mi fissa.
"Che diavolo ci fai qui?! Esci!" Lui non stacca gli occhi da me mentre abbassa piano la testa su un lato come un animale che studia la preda.

"Dovrei?"

"Si dio santo esci!" Lui scuote piano la testa "non penso che lo farò." Mentre lo dice si avvicina e io indietreggio verso il letto, tanto a lungo che alla fine ci cado seduta sopra, lui mi sovrasta ancora in piedi con le braccia ai lati del mio corpo.
Il respiro si fa pesante, riesco io stessa a vedere come si alza e si abbassa veloce il petto. Con gli occhi lui mi inchioda, non penso nemmeno di riuscire a muovermi.
"Hai forse paura di me...piccola Nora?" Prende una ciocca bionda e se l'attorciglia all'indice.
"No." Dico con tutto l'astio che provo ma mento, e ho quasi paura che lui la possa fiutare la mia paura. Si avvicina ancora di più, mi scosta i capelli vicino l'orecchio.
"E allora per cosa tremi?" La sua voce è appena un sussurro e con un dito mi sfiora il fianco. Non riesco a parlare, non riesco a pensare, voglio che se ne vada via ma lo voglio ancor di più quando comincia a sbottonarmi piano, uno ad uno, i bottoni del vestito. "Non voglio." Riesco a trovare la voce ma lo sento quasi sbuffare e all'ultimo bottone le lacrime mi riempiono gli occhi. "Vuoi costringermi a farlo?" Solo in quel momento alza il viso dal mio collo e mi guarda, giusto uno o due secondi, poi scoppia in una risata flebile. "Mi sembrava avessi bisogno di una mano prima." Quasi in me si accende il dubbio di averlo giudicato male ma ci mette poco a dissiparsi. Risale piano il fianco con la mano una lunga carezza che finisce sul mio collo, lo stringe appena con la mano guantata a pochi centimetri dal suo viso. "Non temere, Io non costringo le donne Nora, sarai tu a pregarmi di scoparti. E lo farai, molto presto." Un sorriso storto gli adombra il viso. "Mai." Ringhio, gli occhi ridotti a due fessure. Sorride ancor di più e si allontana ma si ferma giusto un secondo prima di uscire dalla porta. "A proposito, carino il reggiseno di pizzo, non c'era neanche bisogno di togliere il vestito, si vede dalla scollatura." E sbatte la porta.

Spazio autrice

È stato un parto ma ho riscritto i capitoli, lo so avevo promesso di pubblicarli questa estate ma con l'uscita di silverflame non ce l'ho fatta, ora sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate!

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Baci, Megan🌺

OsborneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora